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La Libertas e il ritorno tra i grandi visto dal presidente. «Che show con la Fortitudo»

di Giulio Corsi
Quinton Hooker fermato da un fallo di Deshawn Freeman, centro americano della Fortitudo Bologna (foto Libertas)
Quinton Hooker fermato da un fallo di Deshawn Freeman, centro americano della Fortitudo Bologna (foto Libertas)

Roberto Consigli: «Spettacolo vero col talento di Banks, Filloy e Hooker»

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Roberto Consigli, presidente Libertas. Che emozione dà tornare a giocare con la Fortitudo (e batterla)?

«Grandissima. Siamo arrivati al parcheggio di Castelfiorentino insieme a loro. Ho trovato Aradori, che quattro anni fa veniva a vedere le nostre partite, quando eravamo in serie B in piena era Covid, poiché è molto amico di Andrea Casella. Era un onore averlo al Modigliani: lo vedevamo un po’ come Lebron James, i ragazzini gli chiedevano l’autografo. Ora ci giochiamo contro».

Si torna tra i mostri sacri...

«Il presidente della Fortitudo mi ha raccontato che hanno fatto la squadra per salire. L’anno scorso sono usciti 3-1 con Trapani e senza Aradori, dopo 4 gare intense e senza fortuna. Ora hanno messo dentro giocatori per allungare la panchina, hanno fatto il colpo Gabriel, protagonista in A1 nell’annata meravigliosa di Brescia. In campo abbiamo visto una squadra fortissima».

Già, la partita...

«Nei primi due quarti abbiamo subito la loro fisicità e abbiamo avuto un po’ di timore reverenziale da parte dei nostri esordienti, che è cosa normale. Poi abbiamo fatto girare palla in attacco, aumentato l’intensità difensiva, giocato più di squadra. Hooker si è preso il gruppo sulle spalle quando ha visto che stava mettendo in tiro i compagni ma senza esito, seguito da Tozzi che aveva mille motivazioni e poi è emerso il gruppo».

È basket d’estate e sappiamo che non conta niente, basti pensare al derby di Supercoppa dell’anno scorso. Meglio tenere i piedi per terra.

«Vero ma bisogna prendere per buoni alcuni messaggi: il gruppo sta lavorando bene ed è in crescita. E poi stiamo facendo vedere una bella pallacanestro. Contro la Fortitudo quando si sono accesi Filloy e Banks abbiamo dimostrato che a livello di talento ce la possiamo giocare con chiunque».

Era un bel test per i lunghi.

«Fisicamente abbiamo retto contro l’unica squadra di A2 con due totem americani sotto canestro come Gabriel e Freeman, che a momenti aveva tutti giocatori di oltre due metri. C’era un gap fisico che siamo riusciti a colmare col gioco di squadra che significa tagliafuori, aiuti, passarsi la palla. Fantoni va menzionato, tutti erano un po’ curiosi e ha fatto una partita importante e anche Dorin ha dimostrato che in campo ci sta».

La squadra piace.

«La gente si stropicciava gli occhi, abbiamo visto frangenti di basket spettacolare. Stiamo creando entusiasmo, avremo anche esordienti ma ci puntiamo tanto. Abbiamo dieci giocatori dieci che possono tenere il campo. C’è tanto lavoro da fare dal punto di vista tecnico. Hooker, Banks e Filloy giocano a una velocità completamente diversa da quella che c’era in B. Bisogna che i compagni si sforzino per girare agli stessi ritmi, che significa non solo correre in contropiede ma avere capacità di interpretare il gioco, nei giochi d’attacco e nelle chiusure, nei raddoppi e nei cambi difensivi».

Ci racconta quanto è stato difficile portare a Livorno tre colpi come Filloy, Banks e Hooker?

«Ariel è stato il più facile: c’è stata una congiunzione astrale dal punto di vista affettivo, decisivo è stato il ruolo della compagna e che lui volesse stare in Toscana. Ha trovato una città calda che per un giocatore argentino vuol dire molto. Un incontro perfetto. Per noi è stato importante: il suo arrivo ha detto a tutti che la Libertas punta in alto».

Un aspetto fondamentale visto che nonostante il blasone la doppia L mancava dal ghota da tre decenni.

«Esatto. Non è stato semplice trovare credibilità: molti giocatori importanti che abbiamo cercato magari hanno preferito guardarsi intorno».

Ci dica di Banks.

«Ci sembrava un sogno portare un americano di questo livello. Una sera eravamo a casa mia in campagna con le famiglie e Walter (De Raffaele ndr) disse: “Perché non ci proviamo?”. Io sapevo che era in assoluto il giocatore preferito da Andreazza che per scherzo mi diceva “magari averci Banks” e abbiamo provato. Abbiamo trovato terreno fertile, abbiamo parlato con i suoi procuratori americani senza intermediari europei, la fortuna è stata trovare grandi professionisti, lui è nell’agenzia che ha anche Lebron James, hanno studiato Livorno e hanno capito che siamo una realtà solida e affidabile. Adrian ha deciso di aprire le porte alla trattativa e abbiamo trovato la quadra economica velocemente. Lui aveva voglia di tornare in Italia, ama l’Italia e le città di mare, Livorno gli è piaciuta subito».

Con Hooker è stata più lunga...

«L’idea era sondare il mercato italiano per i play, ma alcuni papabili hanno preferito fare la riserva in una squadra blasonata che il titolare da noi. Abbiamo valutato che la soluzione migliore era andare su un americano: siamo partiti in ritardo, con Hooker c’è una stata trattativa importante e serrata, lo abbiamo corteggiato tanto. Lui in seconda serie c’entra poco. Dopo aver fatto una stagione top a Strasburgo con playoff e coppe europee ha provato a vedere se c’era la possibilità di una prima serie. È venuto perché gli abbiamo fatto la proposta giusta e Marco è stato bravo a fargli capire che progetto c’era su di lui: si è sentito al centro di un progetto importante, è venuto contento per costruire una storia, ci ha detto a più riprese che con la famiglia hanno valutato che fosse l’esperienza giusta nel percorso di crescita. Adrian è una super star, Hooker, a 29 anni, è al top della carriera. Siamo molto contenti. Per noi il play era il ruolo più importante, dove non potevamo sbagliare».

La febbre libertassina sale.

«Si va verso i duemila abbonati, vicini al sold out della capienza di 2470».

Sarà richiesta una deroga?

«Ai playoff avevamo ottenuto 3000 ma è stata una concessione straordinaria non replicabile. Per tornare a 2800 servirebbero interventi strutturali. Cercheremo anche con PL di fare qualcosa per rendere il palasport più bello e fruibile, penso ai posti nel parterre e se il Comune darà l’ok all’area hospitality esterna. Il Comune poi ha comprato tabelloni segnapunti e canestri nuovi».

Quelli storici ve li siete aggiudicati voi.

«Ne siamo fieri, li porteremo in via Pera, dando continuità alla storia, sono quelli su cui abbiamo vinto il campionato, ci sono ancora sopra gli adesivi delle finali».

Lo sponsor ancora manca.

«Avremo oltre 40 metri di led, il doppio dell’anno scorso. Tutti i nostri sponsor dell’anno scorso sono rimasti. Bisogna dire loro grazie. E ne stanno arrivando altri».

E il main sponsor? Con Msc come va?

«Ci piacerebbe una partnership importante con un brand che possa essere anche iconico. Livorno in serie A merita una grande partnership. Sono in corso importanti trattative ma non abbiamo fretta perché per fortuna la Libertas è una società sostenibile. Andremo sulla Rai e presto tutti si accorgeranno che la diffusione del marchio con noi, in un palasport gremito e bollente nonostante sia il terzo più piccolo della serie A, è un’opportunità importante».

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