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Coach Campanella tra scelte di mercato, obiettivi e strategia: «Una PL costruita per vincere»

di Alessandro Bernini
Coach Campanella tra scelte di mercato, obiettivi e strategia: «Una PL costruita per vincere»

Il nuovo allenatore fa il punto: «Dieci uomini da battaglia, vogliamo arrivare ai playoff con la squadra al massimo. Troppi cambiamenti? Pagani e Rubbini li avrei tenuti»

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LIVORNO. Federico Campanella, partiamo da lontano. Lei arriva e ci sono due possibilità: mantenere 6-7 decimi dell’organico e fare 3-4 innesti mirati oppure rivoluzionare tutto. Si sceglie la seconda strada. Perché?

«É una scelta dettata dall’obiettivo chiaro che mi ha dato la società appena ho parlato col presidente Farneti, coi dirigenti e col dg Petronio. Rispetto al roster dello scorso anno, abbiamo deciso di cercare più esperienza e più mentalità di abitudine a vincere. Noi avremmo tenuto anche un altro paio di giocatori che però per scelte loro, professionali, hanno deciso di andare altrove».

Si riferisce a. ..?

«Pagani e Rubbini. Ma abbiamo rispettato le loro scelte, nessun problema».

Acquisti di mercato tutti concordati col dg Petronio.

«Sa cosa ci ha colpito? Non avevamo mai lavorato insieme, ma ci siamo resi conto di avere la stessa visione su tante cose. E anche lo stesso metodo di fare mercato. Non potevamo chiedere di meglio».

Lei ha già avuto Bonacini, Del Testa, Donzelli, Cepic. Quasi che abbia dei suoi soldati di cui si fida ciecamente.

«Questa è stata una delle nostre strategie di mercato».

Ovvero?

«Beh, quando ci siamo accorti che l’unico giocatore confermato era Campori, abbiamo puntato su giocatori che conoscevano già la mia mentalità. Così come io conoscevo la loro. E in più abbiamo legato delle pedine che già erano state sulle stesso scacchiere: Donzelli, Campori e Bonacini avevano giocato insieme a Forli, Cepic e Campori nelle giovanili, Del Testa e Venucci in diversi tornei. Idem lo staff: una volta che Belletti ha preso la sua strada, abbiamo preso Brambilla che era il mio vice negli anni vincenti di Piacenza. Un modo per accorciare i tempi di conoscenza».

In rosa quattro lunghi ovvero Cepic, Vedovato, Donzelli e Paesano. La sensazione è che ci siano gerarchie tutte da scrivere e minutaggi molto distribuiti.

«É esattamente così. Vale un po’per tutti i ruoli, sicuramente per i lunghi».

Nessun giovane ma dieci titolari e rotazioni più lunghe.

«Sì, dieci giocatori veri. Dico di più: il nostro decimo potrebbe giocare in quintetto in molte altre squadre di serie B. Anche perché quello che una domenica sarà il decimo uomo, magari la partita dopo sarà il sesto. D’altronde il campionato dello scorso anno ha insegnato qualcosa».

Che contano i playoff...

«E che bisogna arrivarci tirati a lucido, non con giocatori ai quali si è tirato il collo durante la reagular season. Ci saranno 38 partite, tanti infrasettimanali, momenti di stanchezza: un roster così ci consentirà appunto di distribuire i minutaggi e gestire le energie».

Come si è arrivati alla scelta di Zahariev?

«Dal punto di vista tecnico, è stata la scelta più complessa. Pur potendo cercare in un mercato europeo molto ampio, avevamo bisogno di un giocatore che non pestasse i piedi a nessuno degli altri. Zahariev può giocare da 2, da 3 e da 4, non ha una caratteristica sola ma tutte per essere compatibile con gli altri 9. Non volevamo una stella ma un giocatore che migliorasse anche gli altri».

Leonzio nella fantasia dei tifosi dovrà essere un po’il nuovo Chiarini.

«Sì, è un giocatore più perimetrale ma è il nostro go-to guy, giusto e bello che i tifosi si aspettino tanto da lui».

Un anno fa la PL partì a razzo, anche perché aveva stesso allenatore e stessa ossatura del campionato precedente. Adesso, dopo una rivoluzione, è probabile che la partenza non sia così brillante.

«É un ragionamento giusto. Nella prima fase della stagione, ci sono due parole che dovranno essere scolpite nella mente e nel cuore di chi ama la PL».

Ovvero?

«Ovvero “equilibrio” e “pazienza”. Ci vorrà un po’di tempo per conoscersi, per fare diventare questa squadra performante al 100%. Non siamo degli eroi se vinciamo 3 partite di fila, e non ci affossate se magari ne perdiamo 3. Il campionato è lunghissimo».

Si torna a bomba: contano i playoff.

«Sì, l’attenzione è focalizzata sull’ultimo mese di campionato, arrivare primi, secondo o terzi nella regular season non è decisivo»

Sulla carta questa squadra sembra costruita per non far mai arrivare a 70 punti gli avversari. Concorda?

«Lo spero. Sì, sulla carta, siamo riusciti a costruire una squadra con talento offensivo ma anche con tanti giocatori che sanno sporcarsi le mani. Mi piace pensare che questa sia una squadra che magari vince una partita per un tagliafuori o per una giocata difensiva. Mi permetti di fare un nome? ».

Prego

«Del Testa. Tra gli esterni, vi garantisco che lui è il miglior difensore della serie B».

A proposito di serie B: il girone è micidiale. Roster alla mano, quali sono le squadre più forti?

«Roseto è arrivata a 40 minuti dalla serie A2 e si è rinforzata tanto e in modo mirato. Poi metto Ruvo, le due Montecatini e Virtus Roma».

E la PL...

«Quello è chiaro».

Una mina vagante?

«Luiss Roma: ha lo scheletro della squadra che ha fatto la A2 e due anni fa vinto la B. Ma ci sono almeno 10 squadre che vogliono playoff».

Gironi squilibrati.

«Per come la vedo io, la nona del nostro girone, dunque quella che sarà la prima esclusa dai playoff, è forse più forte della terza del girone A».

Ultima cosa. Il suo impatto con città e tifosi?

«Ho vissuto solo i primi assaggi. Già andare in giro per Livorno e vedere gente che ti sostiene, che ti carica, è fantastico. C’è un amore attorno alla PL che è un qualcosa di incredibile. Unico. Chi ha firmato per Livorno, l’ha fatto per vivere questo ambiente magico che c’è intorno alla PL. Ve lo garantisco. Ecco perché indossare questa maglia deve essere un orgoglio. Per tutti noi».l
 

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