Il Tirreno

LIVORNO. Federico Loschi è follemente innamorato di Livorno. E basta dare un’occhiata al suo profilo Instagram per capire qual è uno dei suoi scorci preferiti: la scalinata di Antignano. Non passa giorno in cui Federico si faccia mancare una semplice passeggiata con la fidanzata Giorgia e i figli (Riccardo e Tommaso), oppure - come ieri, sotto un bel sole primaverile - un’oretta con i piedi nell’acqua di mare per smaltire le fatiche della domenica.

Una domenica da leoni, farcita di 26 punti (frutto di 6 triple e 8 liberi con eccellenti percentuali) per il top player a disposizione di coach Marco Cardani.

Domenica abbiamo rivisto il ve ro Federico Loschi, che segna e che trascina non solo i compagni ma anche i tifosi. Soddisfatto?

«Nella mia carriera ho sempre giocato e segnato tanto - confida l’ex Brescia e Scafati -, ma quest’anno la faccenda è un po’ diversa. Ho accettato di far parte di una squadra forte ma giovane e quindi, il più delle volte, risulto l’osservato speciale degli avversari. A Piombino eravamo sicuri della marcatura di Mazzantini, invece poi è stato Bianchi a rimanermi appiccicato per 40 minuti. A Gallarate avevo addosso il 4, mentre Hidalgo è andato su Rubbini e Campori»

Loschi pericolo pubblico...

« Di settimana in settimana sto trovando adeguamenti difensivi che, ad esempio, la passata stagione a Rieti non esistevamo proprio su di me. Domenica invece…».

Oleggio è caduta sotto i colpi di Loschi e Giovanni Lenti (22 punti + 15 rimbalzi), con il primo capace di realizzare 21 dei suoi 26 già all’intervallo lungo.

«La partita con Herons l’ho persa io e per diversi giorni non sono riuscito a mandarla giù. Da quando sono papà di due splendidi bambini riesco a metabolizzare meglio le sconfitte, ma quella proprio no. I nostri tifosi riempiono sistematicamente il palazzetto e vengono in tantissimi in trasferta, anche quando le partite sulla carta dovrebbero essere facili. Ci sono sempre, siamo sempre usciti tra gli applausi e questa prestazione la dedico tutta a loro».

Per un bomber di razza è anche molto importante iniziare bene le partite.

«L’assenza di Piazza è un macigno per la Pielle e aggiungo per le mie caratteristiche, perché lui è in grado di dettare i ritmi e mettere in ritmo i compagni. Quest’anno, più di altri, devo esser bravo a non esaltarmi quando gioco bene e non deprimermi quando le cose vanno meno bene. Amo le situazioni in cui la palla scotta ed è intrisa di responsabilità, per questo la settimana dopo la sconfitta con Herons sono stato veramente male. Ho sbagliato entrambe le scelte e negli occhi dei tifosi è rimasto quello…».

Giocoforza la partenza di Graziani e l’infortunio di Piazza hanno distribuito un maggior minutaggio tra Campori, Loschi e Almansi.

«Non vorrei uscire mai, scherzo spesso con il coach. Senza Graziani è vero che siamo un esterno in meno, ma riusciamo a gestirci meglio i minuti. E quando rientrerà Piazza tutto andrà ancor meglio. Poi capitano pure dei frangenti, tipo il terzo quarto di domenica, dove non ho toccato palla perché ingabbiato in una box and one (quattro uomini a zona e uno a uomo, ndr). Eppure sono rimasto in campo, mettendo in ritmo i miei compagni. Al coach chiedo spesso: Marco, cosa posso fare di più? Ci tengo, mi diverto. I tifosi sono incredibili e loro sanno quanto a me piaccia esaltarmi in un contesto caldo».

La forza della Pielle, e questo è un dato di fatto, sta soprattutto nella profondità del roster.

«Senza dubbio -chiosa Loschi - sono felice per la tripla di Dadomo e per la faccia tosta di Cristofani. Stiamo bene insieme, ci manca da morire il nostro capitano ma adesso è il momento di continuare a premere sull’acceleratore».