Il Tirreno

Livorno

La testimonianza

Morto a 76 anni al primo giorno di lavoro, il titolare dell'azienda: «Sono sconvolto per Massimo»

di Simona Peselli e Martina Trivigno
Morto a 76 anni al primo giorno di lavoro, il titolare dell'azienda: «Sono sconvolto per Massimo»

Il dolore del titolare dell’azienda di trasporti di Portoferraio dove era in prova il livornese Mirabelli, morto a 76 anni

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Livorno L’ultimo sforzo per cercare di spingere un carrello zeppo di biancheria per l’albergo è stato fatale per Massimo Mirabelli, 76 anni, sotto le impalcature di un grand hotel quattro stelle, l’Ercolini e Savi di Montecatini Terme (Pistoia). Il corpo coperto da un lenzuolo bianco è rimasto riverso in terra tutta la mattina, un malore fatale gli ha fermato il cuore a pochi metri dall’ingresso di servizio dell’albergo che raggiunge il locale lavanderia e lo spazio delle cucine. Ha fatto avanti indietro almeno tre volte, spingendo il grosso carrello pieno di asciugamani e lenzuoli. Il terzo viaggio gli è stato fatale. Una tragedia che colpisce nel profondo Livorno perché la vittima è il padre di Federico Mirabelli, assessore ai Lavori pubblici e alle Politiche del lavoro.

La testimonianza

Nessuno ha notato Massimo Mirabelli nell’attimo esatto in cui crollava a terra, se n’è accorto un operaio del cantiere edile in corso per l’installazione della scala di sicurezza dell’albergo. «L’ho trovato steso in terra – racconta ancora visibilmente provato – . Ho provato a chiamarlo, ma lui non si muoveva. Così sono corso dentro l’hotel a cercare aiuto. Avevo visto che faticava e arrancava mentre spingeva quei carrelli». Irene Tassone stava preparando la sala per le colazioni «Ho visto l’operaio che mi veniva incontro – dice la donna – chiedendo aiuto. Aveva già fatto due viaggi e lo stavamo aspettando di nuovo. Ci siamo precipitati all’esterno e lui stava in terra esanime. Aveva il volto violaceo. Ho telefonato immediatamente tramite la portineria al 118 e con il cameriere abbiamo cominciato le manovre di rianimazione seguendo le indicazioni che ci forniva l’operatrice. Lo abbiamo girato e il mio collega ha iniziato a fargli il massaggio cardiaco almeno per quindici minuti. Purtroppo non aveva alcuna reazione positiva. Il viso si stava schiarendo un poco, ma quando ci hanno chiesto di controllare se respirava abbiamo capito che la situazione era gravissima. Poi sono arrivati i sanitari, che hanno cercato di rianimarlo con il defibrillatore, ma è stato tutto inutile. Era morto. Siamo rimasti senza parole, è un grande dolore».

I fatti

La vittima era arrivata all’Ercolini e Savi poco prima delle 8, avrebbe dovuto scaricare la biancheria presa la sera prima pulita dalla lavanderia industriale “Lavabianco” di via degli Arrotini, a Livorno, e poi recarsi a fare lo stesso al Grand Hotel Croce di Malta in viale 4 Novembre. «Lo avevo chiamato per nome più volte – conferma Tassone – ma lui non rispondeva, così quando il muratore mi ha cercato sono corsa fuori. Prima aveva fatto l’ispezione e poi aveva iniziato a portare il materiale pulito e a riportare via quello sporco. Sono carrelli molto pesanti».

Il titolare dell’azienda

Luigi Mibelli si stringe forte il volto fra le mani. Scuote la testa e a stento trattiene le lacrime. Originario di Portoferraio all’isola d’Elba, è titolare dell’omonima azienda di corrieri che trasporta la biancheria in tutti i principali alberghi della costa, dalla Versilia alla Maremma. «Quando mi hanno avvertito ero in ospedale a Portoferraio, per mia suocera che è ricoverata – racconta l’imprenditore – . Ho lasciato tutto e sono corso a Montecatini. Sono sconvolto, conoscevo Massimo da 40 anni. Mi aveva chiesto di poter lavorare, perché la pensione non gli bastava. Lui era un uomo in gamba, aveva la patente del camion e voleva lavorare. Questo era il suo primo giorno di prova. Gli avevo detto di provare e poi dirmi in sincerità se ce la poteva fare. Lui era molto contento. Non doveva andare a finire in questo modo. Sono sconvolto, vicino alla moglie e a tutta la sua famiglia. Mi è crollato il mondo addosso».

Sul posto sono intervenute le volanti del commissariato e la squadra della polizia scientifica della questura per effettuare i rilievi. Controlli anche da parte della Medicina del lavoro dell’Asl.

Il cordoglio

Mirabelli era livornese doc, originario dell’Ardenza, dove è molto conosciuto non solo perché ci ha vissuto, ma anche perché in passato partecipava spesso alle cene del circolo Arci “Pizzi” e soprattutto era un tifoso del gozzo dell’Ardenza. Ma, al tempo stesso, era un grande appassionato di calcio e, in particolare, del Livorno. Un uomo riservato ma al tempo stesso generoso. Il sindaco Luca Salvetti ieri ha partecipato alle iniziative in memoria del 34esimo anniversario del disastro del Moby Prince con il pensiero sempre rivolto, però, anche al suo assessore. «Ho parlato con Federico, è molto scosso perché il padre stava bene – conclude il sindaco Luca Salvetti – . So bene cosa significhi perdere il proprio padre, ci sono passato anch’io. Tutta la giunta è profondamente scossa per questa tragedia improvvisa e ci stringiamo con affetto a Federico e a tutta la sua famiglia».l

 

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