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Livorno, braccio rotto nel gabbione dei Pejani: il bagno dovrà risarcirlo per diecimila euro

di Stefano Taglione
Una partita nel gabbione degli ex Pejani (foto d'archivio)
Una partita nel gabbione degli ex Pejani (foto d'archivio)

L’incidente avvenne nell'agosto del 2015 a un ragazzo che all’epoca aveva otto anni e che oggi è maggiorenne. Stava giocando a calcio con gli amici quando è caduto a causa di una "gobba"

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LIVORNO. È caduto mentre giocava a calcio nel gabbione delle Onde del Tirreno, gli ex Bagni Pejani, rompendosi un braccio a causa «di una deformazione non visibile presente sul terreno di gioco della struttura». Per questo, lo stabilimento balneare di viale Italia, è stato condannato dal tribunale civile a risarcire i familiari del ragazzo per «9.532,75 euro, oltre agli interessi legali e alla rivalutazione della somma» e al pagamento di oltre cinquemila euro di spese di giudizio. A pagare, tuttavia, sarà l’assicurazione. L’episodio è avvenuto l’11 agosto del 2015 e la vittima, che all’epoca dei fatti aveva otto anni e che oggi ne ha 18, aveva «riportato – ricostruisce l’avvocato che lo ha assistito, Maurizio Paponi, come si legge nella sentenza – una grave frattura del radio dell’avambraccio sinistro, a seguito della quale è stato immediatamente trasportato al pronto soccorso dell’ospedale di Cisanello, a Pisa, e sottoposto a un intervento chirurgico di riduzione e sintesi con due fili di Kirshner».

«Caduto su una gobba»

«Alcun dubbio sussiste – si legge nella pronuncia dei giorni scorsi della giudice Simona Capurso – sulla relazione qualificata di custodia tra la convenuta e la cosa (il campo da calcio luogo dell’evento), circostanza peraltro non contestata dalla stessa società. Quanto, poi, al nesso eziologico tra la cosa e l’evento e conseguentemente le lesioni subite, gli attori hanno dedotto a fondamento dell'azione risarcitoria che la caduta sarebbe avvenuta a causa di una sconnessione presente sul campo da gioco, non visibile con l’ordinaria diligenza. I due testimoni ascoltati, i quali hanno assistito al sinistro e della cui attendibilità non vi sono motivi per dubitare attesa la linearità e non contraddittorietà delle dichiarazioni rese, hanno confermato di aver visto il minore cadere lì dove sul campo da gioco c’era la sconnessione, nella specie “una gobba”, inciampando in essa e cadendo rovinosamente a terra».

«Cattiva manutenzione»

«I testimoni hanno, inoltre, specificato che la sconnessione – prosegue la giudice del tribunale di via de Larderel – non era visibile dal di fuori del campo e che il minore è caduto, non in uno scontro di gioco ma mentre, appena entrato nel campo, si apprestava a raggiungere i compagni di gioco. Alla stregua di quanto finora esposto risulta provato, dunque, che la caduta ha avuto la sua origine proprio nello stato di cattiva manutenzione del campo, che presentava una deformazione, non segnalata, né visibile».

Le lesioni

Il ragazzo, a causa della caduta, «ha riportato – sono le conclusioni del medico citato nella sentenza – una frattura scomposta (rifrattura) del terzo medio-distale del radio di sinistra. La lesione è stata trattata con riduzione e sintesi mediante due fili di Kirschner e immobilizzazione col gesso e, successivamente, con un tutore». Ottanta i giorni di invalidità temporanea, «di cui tre al tasso totale del 100%, 35 giorni al 75 % e 22 al tasso medio del 50%». Stimato il danno, e accertata in primo grado la responsabilità dello stabilimento balneare, gli ex Pejani sono stati condannati al risarcimento. «Dal punto di vista del diritto mi sembra una sentenza molto corretta», commenta l’avvocato Paponi, che ha assistito la famiglia abbonata, nel 2015, al bagno.

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