Morte di Giada Norfini, ipotesi spaccio: indagato l’uomo che era con lei
Ecco cosa c’è alla base degli accertamenti eseguiti dai carabinieri
LIVORNO. Che cosa è successo nell’appartamento al civico 10 di via Bastogi negli istanti prima che Giada Norfini volasse dal quarto piano? Ecco l’interrogativo al centro delle indagini portate avanti dai carabinieri su delega della Procura. Si sa che la 39enne livornese è precipitata nel cortile interno del palazzo popolare e si sa che in quel momento con lei c’era un giovane uomo, il cui nome adesso è iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di spaccio. È questa, infatti, una delle ipotesi di reato presenti sul fascicolo aperto dalla sostituto procuratore Alessandra Fera, titolare dell’inchiesta avviata dopo la tragedia delle Sorgenti. L’altra è morte in conseguenza di altro reato. Ipotesi, queste, che danno alla Procura la possibilità di disporre gli accertamenti tecnici (l’autopsia) e di salvaguardare la scena per eventuali ulteriori rilievi (sequestrando l’appartamento). Ma andiamo con ordine.
Il fatto
Sono le 17 di venerdì 7 febbraio quando alcune persone notano un corpo immobile nel cortile interno del palazzo al civico 10 di via Bastogi, a cui si entra tramite una viuzza accessibile da via Pigli. In più di uno, quindi, finiscono per dare l’allarme al 112, che manda sul posto un’ambulanza della Croce Rossa e l’automedica. Ma il dottore del 118, una volta arrivato alle Sorgenti, non può far altro che constatare il decesso: Giada Norfini è morta sul colpo. Ed ecco che in via Bastogi arrivano varie pattuglie dei carabinieri. Ci sono i militari della stazione Livorno centro e quelli del nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Livorno, che procede.
I rilievi
Mentre per gli accertamenti tecnici arrivano i carabinieri del nucleo investigativo che, con la squadra esperta in operazioni scientifiche, portano avanti i rilievi. Viene quindi passato al setaccio l’appartamento e sono sentiti i vicini di casa, tutti poi interrogati al comando di viale Fabbricotti o a domicilio. In serata arrivano anche il magistrato e il medico legale, che effettua un primo esame esterno sul corpo prima che questo sia trasferito all’obitorio del cimitero dei Lupi a disposizione del magistrato, che sequestra l’appartamento e dispone l’autopsia.
L’inchiesta
Ecco, dunque, che nell’alloggio popolare all’ultimo piano da cui è volata Norfini appaiono i sigilli dell’autorità giudiziaria, affiancati da una busta piena di bottiglie di plastica e da due paia di guanti in lattice. Per quanto riguarda l’autopsia, la Procura l’ha disposta e tra oggi e domani dovrebbe essere assegnato l’incarico al medico legale designato. Alla base di tutto questo c’è un fascicolo aperto con due ipotesi di reato. C’è lo spaccio, accusa di cui è indagato l’uomo che stava con Norfini il giorno in cui è morta che avrebbe raccontato agli inquirenti di averle ceduto della droga. E c’è la morte in conseguenza di altro reato.
L’autopsia
È questo il solco entro cui, al momento, vengono portate avanti le indagini in attesa degli esiti dell’autopsia, che potrà fare maggiore chiarezza sulle cause della morte. A una prima analisi esterna della salma, a quanto risulta, sarebbero state individuate solamente ferite compatibili con una caduta dal quarto piano. Ma ci sono elementi ancora da mettere in fila per poter arrivare a capire se la donna abbia compiuto un gesto volontario, se sia caduta o se sia accaduto altro.
Il legame col caso Denny
Una circostanza che, sebbene apparentemente possa essere considerata una coincidenza, ha destato un certo scalpore è il legame con il caso Denny. Giada Norfini, infatti, la mattinata del giorno in cui è morta avrebbe dovuto testimoniare – citata dal pubblico ministero – nella seconda udienza del processo che vede imputati per omicidio i due tunisini Hamed Hamza e Amine Ben Nossra, entrambi accusati della morte del 29enne Denny Magina. Anche lui volato giù (nel 2022) da un palazzo popolare della periferia nord della città. Anche lui venendo giù da una finestra del quarto piano.
Anche lui precipitando da una casa in cui i vicini sostenevano ci fosse «un continuo via vai». Contestualmente a quel procedimento penale Norfini era già stata sentita dagli investigatori a cui, tra le altre cose, aveva dichiarato che a suo parere Denny aveva paura di Hamza. All’udienza di venerdì non è invece stata sentita perché è stato concesso un rinvio a causa del legittimo impedimento di un avvocato. Ma comunque lei al palazzo di giustizia, a un certo punto, si era presentata. Poi, dopo qualche ora, è morta sul colpo nel cortile di una casa popolare dopo un volo dal quarto piano.