Cantieri, è caos concessioni: lite in porto a Livorno, serve la polizia
Gli operai di Fiorillo provano a entrare da Romoli con una mola: sono respinti a getti d’acqua e tornano con la fiamma ossidrica
LIVORNO. Chiamiamola pure “guerra dei cantieri in salsa livornese”. Una querelle tuttavia molto seria, che per il momento si è chiusa sullo zero a zero – con intervento della polizia –, ma che promette scintille nelle prossime puntate.
I due contendenti sono da un lato l’associazione temporanea d’imprese costituita da Gestione Bacini e Fratelli Neri e dall’altro il cantiere Romoli. Oggetto del contendere l’aggiudicazione da parte della stessa associazione d’imprese degli oltre 40mila metri quadrati di aree portuali destinate alla cantieristica che insistono su via Pisa 60/62, all’interno del porto, tra la Darsena Calafati e la Darsena Pisa, finora in uso a Romoli.
Concessione disposta lunedì primo luglio 2024, con provvedimento del presidente dell’Authority Luciano Guerrieri, in conseguenza della quale dal 1 ottobre dello stesso anno le aree assegnate a Romoli (e anche agli attigui cantieri Montano) sarebbero dovute passare all’associazione Gestione–Neri fino al giugno 2026. In attesa poi di un bando successivo, che interesserà pure la concessione detenuta ad oggi dai cantieri Lorenzoni.
Proprio sulla base di quel provvedimento ieri è scoppiato il caos.
Pomeriggio di fuoco
Erano da poco trascorse le 14 quando – secondo quanto ricostruito dal Tirreno ascoltando le due parti – Marco Fiorillo, patron di Gestione Bacini, si è presentato al cantiere Romoli con alcuni operai per rivendicare diritti reputati legittimi.
Il campanello del cantiere Romoli, dove lo stesso titolare abita ad un piano superiore dei capannoni, suona. Nessuno risponde. Fiorillo a quel punto dà l’ordine ai suoi uomini di procedere: si tagli la rete di separazione tra i due cantieri, in modo che i tecnici dell’associazione d’imprese possano entrare e cominciare i rilevamenti che dovranno servire per impostare le future attività.
Le mole entrano in azione, producono scintille sul metallo. Poco dopo esce dall’abitazione la signora Romoli, Rosita. Che, senza pensarci due volte, imbraccia una potente sistola, indirizzando il getto d’acqua sui macchinari e sulla squadra di Fiorillo. Che è costretta a interrompere le operazioni e a ritirarsi.
Ma non passa molto tempo che gli operai guidati da Fiorillo tornano alla carica con bombole di gas attaccate alle fiamme ossidriche. La signora Rosita non si dà tuttavia per vinta, torna battagliera e bagna tutti. Fiorillo compreso, che in mano – come ha raccontato – teneva il documento che lo autorizzava ad entrare nell’area assegnatagli dall’Authority.
A quel punto arrivava Stefano Romoli con il suo capo cantiere Stefano Morini. Quest’ultimo, compresa la situazione delicata, prendeva il cellulare e chiamava la Polmare. L’intervento tempestivo delle forze dell’ordine stemperava la tensione. Alle 15,40 tutti i protagonisti erano chiamati a relazionare agli agenti sugli eventi.
La versione di Romoli
Romoli raccontava: «Fiorillo è venuto con il documento, io non c’ero e mia moglie, sola, ha reagito come poteva; difendendo anche la propria abitazione. Guerriera nella reazione, ma molto spaventata. Noi abbiamo fatto un ricorso al Tar, perché la procedura, secondo il nostro parere è anomala. Rischio di finire sul lastrico, senza più una attività e senza più una abitazione. La sentenza è prevista per giugno, quindi, non capisco questa operazione per forzare i tempi. È una battaglia ardua la mia, ma ne faccio una questione di principio». E il suo capo cantiere, da 20 anni alle sue dipendenze, aggiungeva: «Per fortuna tutto si è tranquillizzato con l’arrivo della polizia. Rosita, indirizzando verso la rete il manicotto dell’acqua, aveva già fatto fare il bagno a tutti gli operai di Gestione Bacini. Che, poco dopo, sono tornati con il cannello, respinti ancora da una donna coraggiosa».
La versione di Gestione
Marco Fiorillo, ancora bagnato e certo di essere dalla parte della ragione, spiegava: «L’area doveva già essere sgombra dal primo ottobre scorso e comunque, tre giorni fa ci sono pervenute ufficialmente le concessioni dei cantieri Romoli e Montano. Abbiamo già perduto, nonostante l’impegno preso, una commessa da 1,8 milioni col cantiere San Lorenzo per mancanza di spazio. Si parla di aree pubbliche, non di un appartamento, e devono essere liberate. Comunque, questa operazione serviva per permettere ad un nostro ingegnere di prendere determinate misure che serviranno per iniziare lavori che ci ha chiesto espressamente l’Autorità di Sistema Portuale. Abbiamo dovuto interrompere tutto, ma non ci fermeremo. Ho subito anche minacce pesanti da un operaio della Romoli. Torneremo lunedì, non ci fermiamo certamente qui. Il ricorso di Romoli al Tar? Non ci risulta, a meno che non lo abbia presentato nelle 24 ore precedenti, cioè nella giornata di mercoledì. Poi, finiamola con la storia che lui resterebbe senza casa. Ce l’ha da un’altra parte. E comunque, non si può avere residenza all’interno di una concessione, sarebbe un abuso. Il nostro avvocato, Stefano Taddia, ha avuto mandato per compiere i passi necessari con gli organi competenti».