Livorno, il grido d’aiuto: «Datemi una casa popolare, sono invalida al 100% e madre di un bimbo»
Letizia è ospite di una persona a Shangai: «Ho vissuto anche in una tenda. Impossibile vivere con 700 euro al mese». L’assessore al sociale, Andrea Raspanti: «Il percorso è lungo»
LIVORNO. «Sono appoggiata nella casa di una persona da un anno, ma ora voglio un’abitazione. Sono invalida al 100%, il Comune mi deve aiutare». Quello di Letizia Dieci è un grido d’aiuto. La sua è una storia di disperazione. Oggi vive in una casa popolare, nel quartiere Shangai. Ma si augura di venire via presto, spera che il Comune le possa trovare una sistemazione.
«Vivo con una pensione di invalidità di 700 euro al mese. E devo mandare il mantenimento a mio figlio, oltre a dover pagare l’affitto qui, e le bollette. E pago anche il mangiare, anche per chi mi ospita». Dato quello che ha passato, oggi la donna si sente fortunata ad avere un tetto sulla testa, ma vuol andarsene al più presto, «per la mia pace mentale. Non si può più vivere in questa situazione», dice.
È drammatica la storia di com’è arrivata a risiedere a Shangai. «Sono finita in questa abitazione un anno fa. Prima andavo a mangiare alla Caritas, e dormivo in una tenda, a Stagno, nel bosco di San Luca – racconta Letizia Dieci – . Alla Caritas mi venne segnalato che c’era questo signore che aveva bisogno di aiuto, di qualcuno che gli pulisse casa, che gli desse da mangiare. Mi dissero che almeno avrei avuto un posto al caldo, così mi sono ritrovata qui».
Prima di diventare invalida, Dieci ha sempre lavorato. È anche per questo che la sua situazione attuale le pesa parecchio. «Ho fatto la terza media, poi ho sempre lavorato e portato il pane a casa. Ho fatto la cameriera ai piani, l’aiuto-cuoco, la colf, tutto sempre per la mia famiglia. E non mi vergogno di dire che ho pulito i gabinetti pubblici». Da qui, la richiesta di aiuto al Comune. «Ho fatto richiesta per l’emergenza abitativa l’anno scorso. Gli enti pubblici mi hanno risposto che devo avere pazienza, e mi hanno anche detto che c’è chi aspetta dieci anni. L’assessore Andrea Raspanti mi ha detto che la strada è lunga, è stato molto gentile a spiegarmi tutto e a farmi capire il percorso da fare. Ma non ce la faccio più a vivere così».
Il desiderio di essere aiutata dal Comune la signora ce l’ha anche per motivi familiare, oltre che per tutelare la sua già precaria salute mentale. «Mio figlio abita con il mio ex marito. Quando viene a trovarmi a Livorno non posso neanche portarlo in casa, non è casa mia, e non ci sono le condizioni per farlo entrare. Non può vedere lo stato in cui è l’uomo che mi ospita. Mi tocca passare con lui intere giornate fuori – si dispera la donna – . Vorrebbe passare l’estate con me, da giugno a settembre, ma non so dove metterlo».
Contattato dal Tirreno, a rispondere a Dieci è l’assessore al sociale e alla casa, Andrea Raspanti. «Lei è una, ma ci sono settecento nuclei che aspettano di entrare in una casa popolare, a Livorno – spiega – . Il motivo per cui noi facciamo la liberazione degli alloggi è proprio per darne il più possibile a chi ne ha bisogno. Nel 2024 il Lode (che riunisce i comuni livornesi) ha recuperato 229 alloggi, di cui più di 160 solo a Livorno – continua - . Per quanto riguarda le richieste di case, ogni caso particolare è seguito dall’Ufficio casa del Comune. Ma ci sono delle norme da rispettare, e non sempre gli alloggi che si liberano possono essere riassegnati subito. A volte ci sono degli abusi edilizi, o altre difformità. Il percorso è lungo».
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