In Toscana Bankitalia chiude solo a Livorno
Dal 1° settembre saranno trasferiti a Firenze i 52 dipendenti Per i cittadini sparirà lo sportello per esposti contro altre banche
LIVORNO. Alla fine a chiudere definitivamente, in Toscana, sarà soltanto la filiale di Livorno della Banca d’Italia. La data che circola all’interno degli uffici è quella del 1° settembre di quest’anno, ma ancora certezze non ce ne sono. Resta il disorientamento dei 52 dipendenti che – pur conservando il loro posto di lavoro – presto dovranno lasciare la loro sede abituale per viaggiare tutti i giorni verso Firenze o, nella peggiore delle ipotesi (anche se questa ipotesi è molto meno accreditata), Arezzo, dove resterà aperta per il momento la filiale specializzata nel trattamento del contante.
E ora a portare il caso livornese all’attenzione della politica è una mozione presentata dal Movimento 5 stelle in Consiglio regionale che ha riscosso il voto compatto di tutte le forze politiche. La capogruppo pentastellata Irene Galletti, in commissione Bilancio guidata da Giacomo Bugliani (Pd), ha illustrato il testo che impegna la giunta a «intervenire immediatamente, in sede di Conferenza Stato-Regioni e attraverso il confronto con governo e Bankitalia, per trovare soluzioni a salvaguardia dell’attività, del tessuto economico locale, delle condizioni occupazionali anche considerando la riapertura di filiali chiuse».
I fatti
Per la prima volta, i sindacati avevano lanciato l’allarme a settembre dello scorso anno anticipando la serrata definitiva della filiale di Livorno della Banca d’Italia, un punto di riferimento per i livornesi con il suo imponente palazzo (e la grande scritta) in piazza del Municipio, dove ci sono il Comune, Palazzo Granducale (sede della Provincia) e la Camera di commercio. E se Bankitalia, contattata dal Tirreno, non si sbilancia su decisioni prese e date definitive (anche se non smentisce la chiusura) , le voci si rincorrono nei corridoi, diventando sempre più insistenti. Soprattutto per i dipendenti che presto (a eccezione di chi andrà in pensione o comunque) si troverà a diventare all’improvviso un pendolare per raggiungere la filiale fiorentina di via dell’Oriuolo. Oltre 200 chilometri al giorno (andata e ritorno) per chi sceglierà di andare al lavoro in macchina, oltre un’ora (soltanto all’andata) per chi sceglierà il treno come mezzo di trasporto.
I servizi
E se è vero che nell’immaginario collettivo la Banca d’Italia non è considerata “la banca dei cittadini”, a Livorno è attivo un servizio lo sportello per l’assistenza alle controversie: in pratica qui vengono accolti i cittadini che hanno determinati problemi con una banca. In altre parole è il luogo fisico in cui presentare un esposto, la cui analisi e le indicazioni che se ne ricavano consentono di intercettare specifiche esigenze di protezione dei clienti. L’esposto consiste in una comunicazione scritta alla Banca d’Italia con cui il cliente (o un altro soggetto interessato) può segnalare comportamenti che ritiene irregolari o scorretti da parte delle banche e degli intermediari finanziari vigilati oppure anche irregolarità nelle informazioni registrate in Centrale dei rischi o nella Centrale di allarme interbancaria. Secondo quanto messo in luce dai sindacati, la chiusura della Banca d’Italia comporterebbe la soppressione di questo servizio. E se oggi la persona interessata a fare richiesta viene in piazza del Municipio e si confronta con chi sta dall’altra parte dello sportello, dopo il trasloco della filiale livornese a Firenze quello stesso servizio diventerebbe impersonale, esclusivamente attraverso un operatore al centralino. Inoltre, tra gli altri servizi erogati da Bankitalia c’è anche quello del cambio delle monete e la verifica delle banconote sospettate di essere false.
La politica
Ora il caso della filiale livornese è arrivato in Regione e questo nuovo tassello – la mozione approvata – impegna la giunta guidata dal presidente Eugenio Giani a far sentire la sua voce in Conferenza Stato-Regioni.
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