L’indagine
Giuseppe Parziale in pensione dopo 42 anni alla stradale: «Che dolore suonare quei campanelli»
I ricordi del sostituto commissario, simbolo a Livorno dei poliziotti dove lavorava dal 1983: «Non dimenticherò mai l'abbraccio dopo la scorta al Dalai Lama»
LIVORNO. Da quasi 42 anni, in provincia di Livorno, la polizia stradale era lui. Di pattuglia, poi in caserma nel dipartimento che si occupava dei verbali e infine – parliamo dell’ultimo ventennio – all’ufficio incidenti, con una parentesi nel periodo del Covid da comandante della sezione di Cecina. Giuseppe Parziale, 60 anni, dal primo gennaio è in pensione. Si è arruolato il 9 dicembre del 1982, «a 18 anni e un giorno, dato che sono nato per l’Immacolata – ricorda – quando mio padre mi mise su un treno per Firenze, superai le visite mediche, andai a Roma e infine a Cesena 11 mesi per il corso. Poi dal 22 novembre dell’83 al lavoro sempre a Livorno, erano gli anni in cui l’amministrazione ti mandava vicino a casa. Io sono cresciuto qui, sono nato in provincia di Vicenza perché mio padre prestava servizio nella base Nato, poi quando ero piccolo fu trasferito a Camp Darby e io sono cresciuto qui».
Punto di riferimento per i tanti dirigenti che si sono succeduti negli anni, il sostituto commissario – questa la sua qualifica al momento del congedo – ha avuto spesso il compito di dare le tragiche notizie ai familiari delle vittime delle tragedie stradali. Dimostrando di essere, oltre che un ottimo poliziotto, anche una persona dalle grandi esperienza e sensibilità. «Quando bussi alla porta di una madre che ha perso un figlio di 20 anni non ci sono preparazioni teoriche che tengano – prosegue – e questa è una delle ragioni che ora mi rende felice di andare in pensione. È uno strazio fare certe cose, purtroppo inevitabili. Cerchi di fare del tuo meglio, con l’empatia, ma lo ripeto: non ci sono corsi professionalizzanti per prepararti al meglio a sconvolgere la vita delle persone, anche se noi ne abbiamo fatti tanti…».
Innumerevoli i servizi di pattuglia per «evitare le stragi del sabato sera – prosegue Parziale – oltre all’attività formativa nelle scuole. Abbiamo lavorato molto, facendo del nostro meglio». E pensare che lui, all’inizio, il poliziotto non pensava nemmeno di farlo: «Non lo immaginavo – le sue parole – e fu mio padre che, siccome sapevo guidare bene, decise per me. Ora che sono in pensione penso che ci abbia visto giusto, perché effettivamente è qualcosa che mi è sempre piaciuto. Da piccolo “rubavo” sempre la Vespa o l’auto a mia sorella. È stata la prosecuzione naturale di una passione, poi tramutata in mestiere». Fra i momenti più belli «le scorte, quando le facevamo sempre noi, come all’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini o come quando, dal porto di Livorno, scortai in moto un’enorme elica dall’azienda Lips al porto di Genova. Fra tutte le personalità che ho scortato non posso non citare il Dalai Lama, sono stato con lui due giorni. Al ritorno all’hotel Palazzo scese dall’auto, venne verso di me e mi ringraziò: che emozione, non l’aveva mai fatto nessuno». Da motociclista della stradale ha iniziato a guidare le moto Guzzi, oggi un ricordo con le “sorelle” giapponesi: «Da allora è cambiato tutto – continua – più recentemente a Livorno ho fatto da scorta al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, mentre nel 1983 ricordo le pattuglie a piedi a Firenze dopo la strage dei Georgofili. Quando successe stavo frequentando il corso da sottufficiale e venni subito chiamato all’operatività».
Ora, il suo futuro, «sarà dedicato a me stesso e ai viaggi, mi piacerebbe innanzitutto visitare le capitali europee». «Al lavoro – conclude Parziale – entravo alle 7,30 e uscivo alle 17, molto spesso sono intervenuto la notte sugli incidenti e nei tavoli prefettizi quando magari il dirigente era in ferie. Per i miei superiori, spesso, ero un punto di riferimento, dato che ero il funzionario più anziano. Tempo libero ne ho avuto sempre poco nella vita, adesso è il momento di recuperare, dedicandolo a me e ai miei affetti».