Il Tirreno

Il lutto

Livorno perde "l'ultimo" della famiglia Piccini: addio Bruno, portuale e veneziano

di Stefano Taglione
Bruno Piccini, morto a 91 anni
Bruno Piccini, morto a 91 anni

Grande appassionato di voga, era una presenza fissa nella cantina del quartiere. Suo fratello Italo è stato console della Compagnia

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LIVORNO. Era l’ultimo rimasto in vita della gloriosa famiglia Piccini, vanto del mondo portuale livornese con il celebre Italo, console della Compagnia, al quale due anni fa è stata intitolata la piazza del Pamiglione. Si è spento a 91 anni Bruno Piccini, dipendente di quella che oggi è la Clp e grande appassionato di calcio e di voga. Il dramma nella mattinata del 14 dicembre, dopo un aggravamento delle condizioni di salute avvenuto nelle ultime ore. Bruno – i cui fratelli, oltre a Italo, erano Gino, Gina, Enzo e Alfredo – lascia la moglie Rosanna e i figli Stefano, ex calciatore del Livorno e di molte altre squadre di calcio d’Italia, anch’egli ex portuale – e Cinzia.

Una vita in porto, la sua: «Ha sempre lavorato come manovale – ricorda Stefano Piccini, che nella sua carriera sportiva ha militato, fra le altre, anche nella Massese, nella Ternana e nella Pro Vercelli – ed era uno scaricatore di porto vero, come c’erano una volta. Nella Compagnia, fra l’altro, dopo aver smesso di giocare a calcio sono stato assunto anch’io, era un lavoro abbastanza pericoloso, soprattutto a quei tempi, e lui mi ha insegnato tutto. Ora il mestiere si è evoluto, è sicuramente meno rischioso di prima, ma quando sei in porto l’imperativo è sempre tenere gli occhi aperti, perché le insidie sono dietro l’angolo».

Bruno – prosegue il figlio – «era orgoglioso di avere un fratello, Italo, patriarca del porto. Ed era orgoglioso pure del nipote Roberto e di me, per i traguardi che ho raggiunto nel mondo del pallone». Le partite di Stefano erano una tappa fissa nelle domeniche del portuale in pensione. «Un’altra sua grande passione – prosegue il figlio – era la voga. Da giovane, i portuali, organizzavano sfide fra di loro, non ufficiali, in Darsena vecchia. Lui ha anche vogato, però non è che fosse proprio la sua grande passione l’azione, perché era più che altro da “veneziano doc” attaccato al suo quartiere, alle tradizioni, alle origini: appena poteva, infatti, andava nella cantina del rione per sostenere gli atleti, prendere parte alla vita del quartiere e dare il suo contributo. Lo ha sempre fatto, finché la salute glielo ha permesso. In questo era instancabile». Negli ultimi tempi, a causa di alcuni problemi di salute, non è potuto più uscire e farsi vedere negli ambienti rionali veneziani. Ma c’era col cuore e con la mente, per quanto poteva. «Abbiamo appreso con tristezza e dolore – scrivono, per ricordarlo, dalla cantina della Venezia – della scomparsa di Bruno Piccini, uomo appartenente alla famiglia Piccini, una famiglia veneziana. Nostro tifoso da sempre del gozzo della Tura, lascia un vuoto enorme nella nostra cantina. Ciao Bruno, non verrai mai dimenticato». Dal 14 dicembre è stata allestita la camera ardente nelle salette della Svs all’esterno del cimitero dei Lupi, dove lunedì 16 alle 10 ci sarà il funerale.