Il Tirreno

Livorno

Animali

Una seconda vita per 47 scimmie grazie a Yari e Giulia, livornesi giramondo

di Franco Marianelli
Le scimmie sono state portate dai volontari della Jaan Indonesia Wildlife Protection da da Puger (Isola di Java) alla Nusa Barong Island
Le scimmie sono state portate dai volontari della Jaan Indonesia Wildlife Protection da da Puger (Isola di Java) alla Nusa Barong Island

Erano state abbandonate o sfruttate negli show

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LIVORNO. Succede anche in Italia: il bimbo piange perché vuole il cucciolo di cane o il coniglietto domestico; gli animali poi crescono, l’infante si annoia di quello che considerava un “peluche” e le povere bestie finiscono in strada.

In Indonesia accade la stessa cosa. Ma con le scimmie, che solo grazie a una legge recente non potranno più essere adottate dalle famiglie ma lasciate in libertà.

«Da piccole sono “coccolose”e quindi ben accettate come compagnia. Poi crescono e vengono brutalmente abbandonate per strada senza possibilità di sopravvivenza in quanto, non avendo mai conosciuto lo stato di libertà, sono incapaci di procurarsi il cibo». Parole di Yari Orsini e Giulia Mariotti, la coppia livornese che ha deciso di vivere girando il mondo. In questo periodo hanno messo le tende nel paese asiatico precisamente a Premuteran (un villaggio a Nordovest di Bali) .

Prima dell’approdo indonesiano i due hanno soggiornato in India dove, tra le altre attività professionali, offrivano ai locali lo Sciroppo Papale e l’Amaro dei 4 Ladroni con le ricette di mamma (di Yari) Moira.

Oltre a lavorare (Yari, già campione mondiale Mma, insegna le tecniche di combattimento e Giulia gli cura i social) i due hanno contribuito al recupero di 47 scimmie – abbandonate oppure utilizzate in maniera abusiva per spettacoli di piazza per turisti – e al loro ritorno in libertà. «Siamo volontari della Jaan Indonesia Wildlife Protection e con loro – racconta la coppia – abbiamo trasferito le scimmie da Puger (Isola di Java) in un’altra piccola isola dove queste potranno vivere da sole senza la presenza di alcun essere umano. Ovviamente prima del trasferimento nell’isola c’è stato un periodo di circa due anni nel quale le scimmie sono state “riabilitate” ovvero addestrate a procurarsi il cibo. La preparazione avviene in determinati centri di recupero. La parte più emozionante – raccontano – è stata la partenza da Puger con tipiche barchette locali per raggiungere “l’isola delle scimmie” chiamata Nusa Barong Island. Le scimmie erano custodite ognuna dentro un proprio box con tanto di salvagente».

Ma una volta arrivati nell’isola il lavoro non era certo finito: «Ognuno si è preso sulle spalle un box e dopo due ore di trekking siamo arrivati – raccontano ancora Yari e Giulia – al centro dell’isola, luogo individuato per il rilascio. Inizialmente abbiamo posto una rete attorno a quella zona per poter monitorare per un po’ di tempo la loro seconda vita. Dopodiché la rete è stata tolta ed è stato fantastico vedere le reazioni alla libertà (mai conosciuta) di questi animali: ballavano e urlavano. Ma è stato ancora più fantastico vedere la reazione delle 4 famiglie di scimmie distribuite nella zona quando, per ultima, è stata liberata la “scimmia alfa”, individuata come tale dai volontari di Jaan Indonesia: è calato il silenzio e tutti si sono avvicinate alla “capa” per avere indicazioni sul come comportarsi nella nuova situazione. Alla fine delle comunicazione, soprattutto i cuccioli, sono tornati a giocare e a ballare; una danza vera – concludono – non quella triste, mascherate da bambine, a favore di turisti».


 

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