Il Tirreno

Livorno

Il caso

«Sala mortuaria non autorizzata»: Comune diffida impresa funebre

di Flavio Lombardi
La sala mortuaria è stata allestita sull’altro lato del palazzo, nei locali più vicini all’edificio marrone
La sala mortuaria è stata allestita sull’altro lato del palazzo, nei locali più vicini all’edificio marrone

È stata allestita da Biasci nell’ex magazzino in centro a Collesalvetti: protestano i residenti

4 MINUTI DI LETTURA





COLLESALVETTI. Un caso accende il dibattito la comunità di Collesalvetti: al centro della discussione, che riguarda l’ultimo saluto al caro estinto, ci sono da una parte il Comune e dall’altra un’impresa funebre. Una vicenda arrivata in consiglio comunale con una interpellanza firmata dal capogruppo di Coalizione Civica Dario Fattorini, che ha chiesto chiarimenti alla sindaca sulla sala mortuaria che non sarebbe in regola e sarebbe stata aperta senza i permessi del Comune.

I locali

Ad aprirla è stata l’impresa funebre Biasci che è presente sul territorio dal 1994, ma che ha allestito dal luglio di quest’anno un ambiente in via Malenchini che per molti sarebbe una vera e propria sala del commiato, senza aver tuttavia ottemperato ai requisiti richiesti dall’Asl e per la quale palazzo civico avrebbe già fatto una diffida che però sarebbe stata ignorata.

La posizione

Inoltre, nel prossimo consiglio, Coalizione Civica chiederà l’impegno a modificare sia il regolamento di polizia mortuaria sia il regolamento edilizio per le sale del commiato affinché venga garantito il servizio ma imponendo una distanza minima di cinquanta metri dalle abitazioni adiacenti.

L’edificio, che fa angolo con la centralissima via Roma ed è davanti alla farmacia, ospita su un lato anche gli studi medici dove si appoggia fra gli altri, Carlo Fredianelli, dottore di famiglia, consigliere comunale e avversario alle recenti elezioni amministrative di Sara Paoli, che ha vinto al ballottaggio. Anche lui ha appoggiato la mozione. All’origine del caso c’è la mancanza di locali attrezzati del Comune (ci sarebbe la sala al cimitero di Nugola, per la quale si è sistemato il controsoffitto, ma non è ancora a norma) e la necessità al tempo stesso di poter garantire un servizio che molte famiglie richiedono nel momento del bisogno.

Le preoccupazione

C’è però chi nel frattempo guarda le cose in maniera più pratica. Come il signore che dal giardino del chiostro e con la finestra aperta dei locali di Biasci, vedeva il morto e non si sentiva a proprio agio. Problema risolto, sembra, con un paravento. E poi, c’è chi dice che la zona avrebbe bisogno di un parcheggio dedicato e chi sostiene che le abitazioni andranno a svalutarsi.

Il Comune

La prima cittadina è stata chiara, ribadendo che non risultano permessi rilasciati per una sala del commiato rilasciati dall’ufficio edilizia privata e che senza dubbio c’è da rivedere il regolamento di polizia mortuaria. «Nonostante la diffida, l’impresa in questione ha continuato ad esporre defunti - dice Paoli -, noi faremo ulteriori verifiche, nonostante Biasci sostenga di agire in ottemperanza alla legge regionale, che distingue tra salma e cadavere. In molti, pur capendo che comunque viene fatta un’opera utile, vorrebbero che certe strutture fossero più nascoste. In fin dei conti, Biasci lì, prima, aveva l’ufficio e l’esposizione delle bare. Ora fa tutto con catalogo e tablet e quell’ambiente lo utilizza per esporre le persone decedute. Tra l’altro senza avere servizi igienici adatti allo scopo come un bagno per disabili, specificamente richiesto dall’azienda sanitaria».

La prima cittadina di Collesalvetti ribadisce che «non ha alcuna autorizzazione come sala del commiato e credo che non ci siano i requisiti per andare avanti. Almeno dove è ora. Ed il fatto che faccia una attività continuativa, potrebbe far decadere la legittimità di poter esporre anche un cadavere. Un ginepraio legislativo che si gioca sui cavilli e che ha bisogno però di una analisi molto più approfondita».

La replica

Una analisi che tuttavia, per Valerio Biasci non serve. «Partiamo da un presupposto: non esistono nell’intero comprensorio di Collesalvetti luoghi idonei messi a disposizione dal Comune. Metto a disposizione i miei locali gratuitamente. Vendendo bare ormai con tablet e video, il fondo commerciale di via Malenchini viene utilizzato in altro modo. Agisco in base alla legge regionale del 2007 che per dirla in maniera semplice, differenzia la salma dal cadavere. Al momento di un decesso e fino alle 15 ore successive all’evento, si tratta di salma e per poterla esporre serve avere una sala del commiato per la quale ho presentato ieri (martedì per chi legge, ndr) la documentazione. Trascorso questo tempo tuttavia - spiega ancora il titolare dell’impresa funebre finita al centro della polemica - chiamando il medico necroscopo, il deceduto diventa cadavere, e il Comune è tenuto a conferirmi l’autorizzazione a spostarlo a bara aperta in locali diversi dall’abitazione in qualsiasi tipo di ambiente. Se per esempio muore una persona alle ore 22 della sera, poco dopo il mezzogiorno del giorno successivo, posso portarla nei miei locali, luoghi prescelti dalla famiglia». La conclusione di Basci, tende alla distensione. «Vorrei che non diventasse una guerra. Sento parlare anche di petizioni. Io voglio solo lavorare».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Primo piano

Il caso

Calcinaia, fanno saltare in aria un casolare scassinando la cassaforte: morto un ladro, l’altro è grave

Sportello legale