Livorno, burocrazia lumaca ritarda il trasferimento del Mascagni al teatro Lazzeri. Ecco i motivi
Il Conservatorio ha acquistato l'immobile due anni fa, ma i lavori non partono. Il presidente Rossi: «Per spostare un pannello che si trova davanti all’immobile sono serviti 10 mesi..»
LIVORNO. Piccolo passo indietro: conferenza stampa di inizio giugno 2023. Emanuele Rossi e Federico Rovini, rispettivamente presidente e direttore del Conservatorio Mascagni, ufficializzarono l’acquisto all’asta dell’ex Cinema teatro Lazzeri per 607.567 euro, grazie a un’offerta minima, presentata potendo liberare fondi accantonati in bilancio dallo stesso Conservatorio derivanti da passati contributi di comune, provincia ed anche regione. Auspicarono, allora, che nel giro di un paio di anni si potessero cominciare le attività per le quali l’operazione fu condotta: aprire un auditorium più grande, con capienza di 250 posti per spettacoli, ma soprattutto per permettere a insegnanti ed allievi uno spazio più idoneo per prove ed esercitazioni anche di routine.
A quasi un anno e mezzo da quel giorno, non si sa ancora quando gli operai potranno cominciare la ristrutturazione di un complesso fortunatamente non ammalorato, ma che ha bisogno del ripristino del palcoscenico e di un miglioramento dell’acustica.
Lo ha ripetuto lo stesso Rossi, venerdì, a margine di una conferenza all’interno dell’istituto statale, che ha visto la presentazione del volume “Teatro dell’opera e social media: l’impatto della pandemia” di Nicola Bellini, professore ordinario della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e di un’altra docente universitaria, la sociologa Marina Raglianti, alla quale hanno presenziato anche Emanuele Gamba, direttore artistico della Fondazione teatro Goldoni e l’assessore alla cultura Simone Lenzi.
Si legge ancora tanta determinazione negli occhi del presidente. Non traspare insomma pentimento per una avventura che denuncia evidenti ritardi nel dare risposte che servono subito, da parte una burocrazia ingessata. «Le procedure amministrative nel nostro paese, sono difficili e faticose - premette - e voglio fare un semplice esempio. Forse siamo riusciti dopo dieci mesi, ad avere finalmente l’autorizzazione a togliere un pannello esposto fuori dal Lazzeri, per sostituirlo con uno nostro con scritto Mascagni. Abbiamo anche dovuto attendere, in base a una legge del nostro paese, noi che siamo amministrazione statale che ha acquisito il Lazzeri, che tutte le amministrazioni pubbliche del mondo, potessero esprimere eventuale volontà a comprare il teatro al posto nostro e allo stesso prezzo. Per due mesi, non siamo nemmeno potuti entrare. Anzi, ci è stato detto di fare attenzione che se lo avessimo fatto, facendoci dare le chiavi, saremmo incorsi in un reato penale. Questa, è la situazione in cui ci muoviamo. La cosa emerse, quando andammo dal notaio per firmare l’atto e fu letto il documento in cui, a un certo punto, si diceva che tutto era sottoposto alla condizione del testo unico sui beni architettonici finiti ad asta pubblica. In cui si recita appunto, che ogni amministrazione pubblica può manifestare entro 60 giorni interesse a comprare alla stessa somma. Tutto giusto, non fosse che a rilevare il Lazzeri, non era stato un privato per somministrare sushi, ma il Mascagni. Che per sua definizione, è esso stesso un ente pubblico. Quindi, sullo stesso piano di chi poteva portarcelo via. Mi immagino le difficoltà alle quali dovremo andare ancora incontro prima di arrivare al benedetto giorno dell’inaugurazione».
Un evidente cortocircuito normativo che ora, superata la fase di una ipotetica beffa, sposta tutto sul fronte dei lavori. Una stima la si può fare? Rossi, regala un sorriso e allarga le braccia. «Ora pensiamo a un bando di idee, che precederà un altro bando utile a individuare la ditta che dovrà realizzare il progetto. Un anno? Ci farei la firma, ma se dovessi scommettere non ne sarei sicuro. Quel che posso dire è che la macchina è partita e questo sogno diventerà realtà. Questa è una struttura che serve al nostro istituto, contestualizzata poi in un quartiere che attualmente ha delle problematiche e che grazie a un Lazzeri aperto con attività quotidiane ed eventi, non può che migliorare».
L’assessore Lenzi, ha ascoltato attentamente. Dando un assist tanto atteso. «Parto da un dato volgare, ma vero. Se il Mascagni ha potuto acquisire il Lazzeri, è perché il Comune in questi anni ha sostenuto economicamente l’istituto, permettendo allo stesso di avere risorse che permettessero di chiudere brillantemente il cerchio. Ora si apre una partita con possibilità infinite. Si guardi, come piacevolmente ho sentito, a una progettazione che coinvolga anche forze più giovani, dando possibilità di sperimentare, produrre. Fare cose che mescolino la fruizione in presenza con l’interazione del digitale. Servono soldi, ma prima ancora, un lavoro di idee. Ecco, se queste ultime ci sono e si dimostrano buone, alla fine si trovano anche i soldi. Non è una proposta, ma una apertura rispetto a una riflessione molto importante. Il Comune si mette a disposizione per intercettare finanziamenti». l