Stefano, l'ex calciatore livornese caduto nell'alcolismo: «Così ne sono uscito»
Livorno, a 50 anni è seguito dai volontari dell’Alcat: «L’ultima ricaduta per festeggiare con la mia ex»
LIVORNO. Stefano Paoli non ha ancora 50 anni ma di vite ne ha vissute almeno cinque. E quasi tutte “vissute pericolosamente” fra alcol e disintossicazione con le fasi che si alternavano sino alla vita di oggi «libero dalla dipendenza, – ci racconta – ma se non fosse stato per i volontari dell’Alcat (che siedono accanto a lui nella sede dell’associazione) chissà dove sarei ora». Ma cominciamo dall’inizio. «Ovvero – esordisce l’interessato – da quando avevo 8 anni, , quando un episodio di violenza familiare già mi segnò. E chissà se tutto non iniziò proprio da lì. In tutti i casi per un po’ la mia vita è andata avanti serenamente. Anzi: siccome ero un promettente calciatore a 14 anni fui “precettato” dal Milan e momentaneamente “parcheggiato” alla Lucchese, squadra nella quale ho giocato nelle giovanili».
E con una prospettiva così luminosa come fu possibile cadere nell’alcolismo?
«Semplice: circa un anno dopo il mio esordio nella Lucchese cominciai a soffrire di crisi di panico. E il panico mi passava solo bevendo».
Ma non pensò di parlarne con qualcuno che potesse aiutarla?
«No, non lo feci e non so perché. Forse non volevo che si sapesse. Il primo psicologo lo vidi a 20 anni, chiudendo con il calcio ed entrando nella comunità “Incontro” di Pistoia. Dopo un breve ciclo passai in carico al Sert di Livorno dove incontrai ottimi professionisti come il dottor Marco Marinai (un amico più che un medico) che provarono ad aiutarmi».
Come finì l’esperienza al Sert?
«Purtroppo assieme al metadone che alla “Rotondina” mi somministravano un giorno presi delle “N” gocce assieme all’alcol dal quale non mi riusciva liberarmi. E andai in coma dal quale fortunatamente mi risvegliai».
Come è riuscito a rialzarsi?
«Grazie sempre al Sert entrai questa volta nella comunità del Gruppo di Valdinievole (“gemellata” con San Patrignano) dove sono stato sette anni. Prima come assistito e poi come “educatore” con tanto di stipendio».
Per poi alla fine tornare a Livorno...
«Sì, dove ho trovato una specie santo come l’ex assessore al sociale Leonardo Apolloni che mi ha aiutato ad aprire un negozio di frutta e verdura che gestivo con la mia compagna di allora».
Il negozio l’hai aiutato a riscoprire la vita?
«Sì, se non fosse che la mia compagna di allora a volte beveva e fumava davanti ai miei occhi. Io la pregavo di smettere, almeno quando ero presente. Un giorno, felici per un incasso record avuto dal negozio, siamo andati sul mare e per festeggiare abbiamo bevuto una bottiglia di champagne. E stato l’ennesimo l’inizio dell’ennesima fine».
Come è riuscito a rialzarsi questa volta? (Stefano guarda Pierangela Bergonzo, presidente dell’Alcat, l’associazione di aiuto agli alcolisti e Irene Genovese e lo sguardo vale come una risposta).
«Se non fosse stato per loro chissà dove sarei ora. Quando esci dalla comunità il Sert (ora Serd ndr) ti aiuta ma altri enti dovrebbero intervenire per inserirti nella vita. Tra poco dovrei cominciare a lavorare ma solo grazie al mio impegno nel cercarlo. Un consiglio per chi si trova in situazioni analoghe alla mia: non andate all’Alcat quando state male. Andateci quando state bene, ovvero quando vi sentite a un passo prima di cadere, quando sentite che dentro c’è qualcosa che non va. Preveniamo».
E l’appello è fatto proprio ovviamente da Bergonzo che ricorda «come le nostre sedi siano aperte per chi vuol venire. Siamo in Corea ospitati nel centro di don Nesi con club pure ai salesiani e alla chiesa di Coteto, È possibile telefonarci al numero di cellulare 3405705181 oppure scriverci all’indirizzo alcat_livorno@tiscali.it ».Un tatuaggio sul braccio ci incuriosisce e chiediamo di chi sia il volto rappresentato.
«È di Dexter il poliziotto della serie Tv che sommava alla sua professione quella di killer. Aveva due vite. – termina Stefano -Io ne ho avute almeno cinque».Speriamo che questa sia quella giusta.l