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«Stop ai contratti a termine». Alla Magna di Guasticce c’è l’ombra della crisi

di Martina Trivigno
Lo stabilimento produttivo della Magna di Guasticce (foro d’archivio)
Lo stabilimento produttivo della Magna di Guasticce (foro d’archivio)

Sono 40, i primi non rinnovati ad agosto: «C’è incertezza». Braccini (Fiom Cgil): «Un’intesa per tornare ad assumere le persone. Ecco il nostro obiettivo a tutela dei dipendenti»

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LIVORNO. «Alla Magna oltre 40 contratti a termine sono a rischio rinnovo da qui al 31 dicembre». Il problema più grande è legato ai volumi produttivi, soprattutto in considerazione della riduzione degli ordinativi legati in particolare modo a Stellantis, multinazionale nata dalla fusione tra i gruppi Fiat Chrysler Automobiles e Peugeot S.A.

E da Amsterdarm – dove ha sede la società che controlla 14 tra i brand più famosi – i venti della crisi soffiano fino a Livorno e quindi a Guasticce. È qui, in via Francia, che si trova lo stabilimento della Magna, l’unità operativa interamente controllata di Magna International (con sede a Toronto) che rappresenta uno dei principali fornitori a livello mondiale dei sistemi di chiusura innovativi. Ed è qui che lavorano circa 550 dipendenti, la maggior parte in contratto di solidarietà. Ma la preoccupazione, ora, è per i lavoratori a termine. A lanciare l’allarme è Massimo Braccini, segretario generale della Fiom Cgil della provincia di Livorno. «Non sono stati rinnovati ad agosto e con ogni probabilità lo stesso accadrà nei prossimi mesi», sottolinea il sindacalista.

Ma facciamo un passo indietro. A Livorno sono due le grandi aziende legate all’automotive: la Magna e anche la Pierburgn di via Salvatore Orlando che produce pompe per motori automobilistici e dà lavoro a 248 lavoratori. «Tutte e due sono perlopiù legate alle produzioni Stellantis e, proprio in rapporto a quelle produzioni, si registra una riduzione dei volumi – spiega Braccini – . Possiamo dire che sono legate alla produzione di Stellantis per oltre il 50%: per la precisione, la Magna per il 60% e la Pierburg per il 70%». E riduzione dei volumi significa prima di tutto meno lavoro e, da tempo, le aziende stanno facendo i conti con questo calo che va avanti da tempo. «Sia chiaro: tutto il sistema italiano sta scontando la riduzione della produzione Stellantis – sottolinea il segretario generale della Fiom – . Alla Magna i lavoratori sono in contratto di solidarietà, uno strumento di integrazione salariale che consente la tutela dell’occupazione attraverso la previsione di una diminuzione dell’orario di lavoro senza la perdita totale della retribuzione del lavoratore. In altre parole: si lavora meno per lavorare tutti».

Il futuro è incerto e – sottolinea il sindacalista – non ci sono più condizioni precise su quando (e se) questa crisi si risolverà. «Si prevede una nuova ripresa a primavera, ma intanto ci sono settimane in cui i dipendenti lavorano uno-due giorni a settimana. In più alla Magna ci sono i contratti a termine, anche se non tutti scadono nello stesso momento – spiega Braccini – . Ad agosto, ad esempio, ne sono già scaduti tre, mentre dieci scadono a fine settembre, un’altra decina a ottobre e oltre 20 a dicembre: si parla più di 40 persone in una situazione difficile in cui il lavoro non c’è neppure per tutti i dipendenti».

E il sindacato si è messo subito al lavoro per cercare almeno di limitare i danni. «Faremo il possibile per favorire le assunzioni e tutelare l’occupazione: non è giusto che siano i lavoratori a pagare il prezzo della crisi e in cui venga messo nero su bianco che per le prossime assunzioni a termine la Magna vada ad attingere dal bacino di lavoratori a cui non è stato rinnovato il contratto a termine – aggiunge Braccini – . In ogni caso si è aperta una fase difficile: la situazione di Stellantis sta mettendo in difficoltà il sistema che ha perso il 30% delle vendite: il marchio Fiat è superato da Toyota, Volkswagen e Dacia. Insomma, l’Italia sta arretrando sul settore auto: nel 92’ eravamo il secondo produttore in Europa e il quinto al mondo con oltre due milioni di auto prodotte, quest’anno arriveremo a poco più di 600mila se si considerano anche i veicoli commerciali. E in futuro bisognerà pensare a un sistema generalizzato di riduzione di orario a parità di salario, così come stanno ragionando alla Volkswagen, per evitare chiusure di stabilimenti».

C’è poi l’aspetto di riuscire a mantenere la produzione sui territori. «Magna sta costruendo uno stabilimento gemello in Macedonia ed è un segnale che non lascia troppa tranquillità – conclude il segretario della Fiom Cgil – . Bisogna che riusciamo a vincolare le imprese sui territori: la Magna è fondata su Guasticce però è evidente che i sistemi cambiano. Stiamo lavorando a un protocollo d’intesa in Regione con l’intento di vincolare gli investimenti e traghettare così le aziende verso il futuro. Tante fabbriche si spostano in altri Paesi, la stessa Stellantis è andata in Polonia. L’attenzione deve sempre restare alta».

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