Il Tirreno

Livorno

La tragedia

Travolta e uccisa a 72 anni in bici a Livorno, appello al “pirata”: «Fatti avanti»

di Stefano Taglione
A sinistra un'immagine dell'incidente (foto Silvi) a destra Lucia Battaglini
A sinistra un'immagine dell'incidente (foto Silvi) a destra Lucia Battaglini

La famiglia di Lucia Battaglini, morta dopo dieci giorni in ospedale a causa dell'incidente in via Mastacchi: «Assumiti le tue responsabilità»

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LIVORNO.«Per favore, fatti avanti, assumiti le tue responsabilità». La famiglia di Lucia Battaglini, l’ex dipendente comunale travolta e uccisa a 72 anni mentre era in bici da un furgone “pirata”, attraverso l’avvocato Lorenzo Mini si appella all’autista che ha provocato la morte di “Pallina”, come era soprannominata la donna dai colleghi dell’allora ufficio municipalizzate e decentrate di via Pollastrini, dove lavorava negli anni Settanta.

Ex militante di Lotta continua, Lucia «negli Settanta lottava per dare voce agli ultimi e agli sfruttati», cosi l’ha ricordata al Tirreno l’amico Marco Solimano, ex consigliere comunale, storico presidente dell’Arci labronica e attualmente garante livornese dei detenuti. L’incidente stradale è avvenuto il 29 luglio scorso in corrispondenza delle strisce pedonali di via Mastacchi, vicino all’incrocio con via Pera e via Magnozzi. La settantaduenne, con ogni probabilità, attorno alle 7,45 di quella mattina stava andando a fare la spesa. Era lontano da casa, dato che abitava in via Paolo Vannucci, zona Fabbricotti, ma la mountain bike sulla quale pedalava e le grosse borse dietro farebbero pensare a questo, a uno spostamento per andare a un supermercato.

Lucia, purtroppo, è morta l’8 agosto scorso in ospedale, a dieci giorni di distanza dall’accaduto. Dopo aver provocato l’incidente, il conducente del furgone, è scappato e ora, se individuato, sarà indagato per omicidio stradale e omissione di soccorso. Nel frattempo la famiglia – che si è appellata al conducente del furgone tramite il legale livornese Lorenzo Mini – ha presentato una denuncia al Fondo di garanzia per le vittime della strada, visto che per ora il responsabile della tragedia non è stato individuato e, quindi, si tratta di un omicidio stradale provocato da una persona sconosciuta (e a pagare il risarcimento, nei limiti delle risorse pubbliche disponibili, dovrà essere lo Stato).

Sulle tracce del “pirata” c’è la polizia municipale, con gli agenti delle sezioni specializzate dirette dall’ispettore superiore Marco Vaccai: i testimoni oculari hanno parlato, fin da subito, di un furgone con il cassone argentato e di un uomo alla guida. Potrebbe essere un muratore, dato che il camioncino era di quelli utilizzati per il trasporto di materiale edile. Ma, fino a che non verrà individuato, sono solo ipotesi. Fondamentali potranno essere le immagini delle telecamere che si trovano nelle vicinanze che, unite alle testimonianze raccolte dai vigili urbani intervenuti, potrebbero fornire un volto e un nome agli inquirenti. Purtroppo, in quel tratto di strada, gli impianti di videosorveglianza non ci sono e nessuno di coloro che hanno visto, purtroppo, ha memorizzato o annotato il numero di targa del furgone in fuga, concentrandosi ovviamente sui soccorsi a Lucia, che sbalzata in alto dalla sua bicicletta ha sbattuto violentemente la testa sull’asfalto (un impatto dal quale, purtroppo, non si è mai più ripresa e che è risultato fatale). Ora, mentre le indagini proseguono spedite, la famiglia – la sorella Fabiola Battaglini e il cognato Orlando Orsili – si appellano al conducente del furgone (non è chiaro se fosse il solo a bordo del mezzo): «Per favore, fatti avanti, assumiti le tue responsabilità». Anche se la sorella, nei giorni scorsi, al Tirreno aveva raccontato di nutrire poca fiducia sul fatto che si potesse costituire: «Se finora non lo ha fatto, non credo che lo farà», furono le sue parole al nostro giornale. 

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