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L’inchiesta

«Mescalina e kratom in Toscana via Telegram»: 10 arresti a Livorno nella maxi-operazione – Video

di Stefano Taglione

	Il sequestro dei carabinieri e, da sinistra, il maggiore Guido Cioli (a capo del nucleo investigativo labronico), due sovrintendenti e il tenente colonnello Rocco Taurasi, responsabile del reparto operativo di Livorno
Il sequestro dei carabinieri e, da sinistra, il maggiore Guido Cioli (a capo del nucleo investigativo labronico), due sovrintendenti e il tenente colonnello Rocco Taurasi, responsabile del reparto operativo di Livorno

Tutto è partito da un pacco postale recapitato a una donna di Rosignano dal Perù: spaccio anche di eroina e cocaina. Coinvolti sei italiani e nove stranieri fra i 26 e 67 anni. Quindici in tutto gli indagati

02 settembre 2024
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LIVORNO. Quindici persone, sei italiane e nove extracomunitarie, fra i 26 e i 67 anni, ritenuti responsabili a vario titolo e in concorso tra loro «di traffico, importazione dal Perù e dalla Spagna e spaccio di sostanze stupefacenti di hashish, cocaina, eroina, metadone nonché mescalina e kratom». Con un imprenditore di Castiglioncello dal quale è partito tutto.

L’indagine

L’indagine, denominata “Mexal”, avviata a seguito di una segnalazione della direzione centrale per i servizi antidroga relativa al sequestro operato in Francia nel 2023 di un pacco proveniente dal Perù contenente sostanza stupefacente del tipo “mescalina” indirizzato a una donna rosignanese ha consentito di «individuare una fiorente attività di spaccio che interessava diverse province in Toscana e Liguria per un giro d’affari, in sette mesi, stimato in 150.000 euro». La signora, estranei ai fatti, è la madre di un imprenditore di Castiglioncello che avrebbe ordinato la droga poi intercettata dagli investigatori francesi (e quindi mai giunta a destinazione) all’aeroporto francese di Parigi Charles de Gaulle, noto scalo internazionale (fra i principali europei) per il traffico di merci e passeggeri.

Come funzionava

«La mescalina e il kratom – riepilogano i militari dell’Arma – venivano importati tramite spedizioni internazionali a seguito dell’acquisto tramite criptovalute sul darkweb/Telegram ovvero attraverso viaggi effettuati personalmente da uno dei principali indagati». 

L’operazione

All’operazione, diretta dal nucleo investigativo di Livorno, hanno partecipato i colleghi del nucleo cinofili di Firenze, i militari della Compagnia labronica e quelli del sesto battaglione “Toscana”. Traffico, importazione e spaccio di sostanze stupefacenti di vario tipo (cocaina, eroina, hashish, metadone, mescalina e kratom le accuse: a tre indagati è stata contestata anche l’aggravante dell’ingente quantità essendo stata, nel corso delle indagini, riscontrata l’importazione e l’approvvigionamento di decine di chilogrammi di droga. In particolare, si tratta di nove custodie cautelari in carcere, uno agli arresti domiciliari e cinque provvedimenti di divieto di dimora nel comune di Livorno. Due persone non sono ancora state rintracciate: una si trova in Tunisia, e sono state attivate le pratiche di cattura, l’altra probabilmente in Italia.

La ricostruzione

L’intera operazione si è articolata attraverso servizi di pedinamento, captazioni telefoniche, telematiche e ambientali, nonché avvalendosi della collaborazione di forze di polizia estere (francesi, peruviane, spagnole, ceche e tunisine). In particolare, l’attività ha consentito di acquisire «gravi indizi di colpevolezza a carico dei destinatari della misura», tutti di età compresa tra i 26 e i 67 anni, «disvelando l’esistenza di un diffuso e consistente traffico di sostanze stupefacenti di vario tipo (cocaina, hashish, mescalina, metadone e kratom)». Secondo la ricostruzione investigativa, gli indagati avrebbero gestito una fiorente attività di spaccio di cocaina, hashish, eroina, e metadone, nel centro di Livorno, nelle aree boschive del piombinese, nelle province di Pisa e della Spezia nonché in Castiglione della Pescaia (provincia di Grosseto). Lo spaccio, in particolare, avveniva, sempre secondo la ricostruzione degli investigatori, prevalentemente mediante cessione per appuntamento telefonico, tramite linguaggio criptico, nonché attraverso “pizzini” utilizzati per evitare che le conversazioni venissero captate, consentendo, nel periodo di osservazione, di raggiungere un volume d’affari di circa 150mila euro.

I termini

In particolare, i termini utilizzati erano “aperitivo” o “frutta” per indicare genericamente lo stupefacente o più specificatamente “uva bianca” per la cocaina, “uva nera” per l’eroina, “plastica” oppure il “vetro” per il metadone, a seconda del tipo di confezionamento. Non sono mancati anche feedback sulla droga da parte degli assuntori con le parole “frutta marcia” per indicare una fornitura di qualità scadente.  Altre indicazioni facevano riferimento all’immagine riportata sui panetti: quando gli indagati parlavano di “gioco” o di “Mario” facevano riferimento a una partita di hashish su cui era raffigurata l’immagine di un noto videogioco.

L’imprenditore

Parallelamente è stata ricostruita l’attività di uno dei principali indagati, un imprenditore trentottenne del settore alimentare di Castiglioncello, il quale, in diverse occasioni, si sarebbe rifornito di mescalina e kratom dal Sudamerica (Perù), rispettivamente mediante l’acquisto tramite criptovalute sul darkweb/Telegram e attraverso viaggi effettuati personalmente.

Il sequestro

Nel corso dell’indagine, sono stati complessivamente sequestrati 52 chili tra hashish e cocaina, oltre due chili di mescalina e 91 grammi di kratom, arrestate sei persone e individuati oltre 30 assuntori solo sulla piazza labronica (anche se sarebbe diverse centinaia, in tutto, i clienti). Gli approfondimenti investigativi hanno altresì consentito di registrare migliaia di cessioni nell’arco dei sette mesi di monitoraggio degli indagati, con captazioni e pedinamenti, che hanno superato il migliaio cessioni, per un volume di affari complessivo che si aggira intorno ai 70mila euro in relazione all’hashish e 80mila per la cocaina.

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