Livorno, da Lotta continua ai diritti in Comune: chi era “Pallina”, uccisa dal pirata
Il ricordo di Marco Solimano e don Razzauti
LIVORNO. «Lucia era una donna che ha dedicato gran parte della sua vita battendosi per i diritti dei più deboli, degli sfruttati, cercando di dare voce alle persone che non ne avevano. I suoi ideali erano quelli di tanti ragazzi dell’epoca, comunisti. Io l’ho conosciuta negli anni Settanta ed era convinta che con la lotta si potesse emancipare il mondo. Eravamo uniti da questa passione, era molti anni che non la sentivo, ma ovviamente sono rimasto sotto choc per la sua scomparsa e spero che chi ha provocato l’incidente venga individuato e si assuma le proprie responsabilità».
Marco Solimano – ex consigliere comunale, storico presidente dell’Arci labronica e attualmente garante livornese dei detenuti – ricorda così Laura Battaglini, l’ex dipendente comunale morta lo scorso 8 agosto in ospedale dopo essere stata travolta mentre era in bicicletta, il 29 luglio, da un furgone guidato da un “pirata” in via Mastacchi, all’altezza delle strisce pedonali vicino all’incrocio con via Pera e via Magnozzi, in San Marco.
Gli anni di militanza
La donna, ex militante di Lotta continua e residente nella zona di Villa Fabbricotti, lascia un vuoto incolmabile fra i familiari (la sorella Fabiola e il cognato Orlando Orsili) e fra le tante persone che ha incontrato nel corso della sua vita. In molti conoscevano il padre Gino, scomparso da tempo, ex consigliere di circoscrizione della Democrazia cristiana, attivo nella vita religiosa del suo quartiere (era catechista) e impiegato per 40 anni all’anagrafe comunale. Laura viveva sempre nella casa dei suoi genitori, in via Paolo Vannucci, e in molti lì la ricordano con affetto. Una donna che per le sue scelte di militanza ha passato anni difficilissimi, poi superati, come ricorda anche don Paolo Razzauti, vicario episcopale per la città. «L’ho conosciuta negli anni giovanili, ribelle, alla ricerca di ideali, di nuova giustizia. Insieme a babbo Gino l’abbiamo cercata per due giorni – scrive il religioso – poi la notizia, ma ha ancora combattuto, passando da una parte all’altra dell’Italia. È tornata, con i suoi ideali, ma segnata da ciò che aveva subito. Negli ultimi anni, dopo la morte del babbo, l’avevo persa di vista, ma è sempre rimasta nella mia memoria. La sua morte mi ha colpito: ancora una volta è stata vittima della prepotenza, della fuga, dell’indifferenza. Lucia, certamente sei vicina a babbo e mamma, perché chi soffre non può che essere tra gli eletti del Signore Gesù. Continua a lottare e da parte mia, non ti dimenticherò».
Chi era
Lucia abitava da sola, non era sposata, né aveva figli. I colleghi in Comune, negli anni Settanta, la chiamavano «Pallina». Ha iniziato a lavorare da giovanissima, poco dopo i 20 anni, al dipartimento municipalizzate e decentrate di palazzo civico, in via Pollastrini. Era iscritta al sindacato, partecipava attivamente alle manifestazioni cittadine, rifiutando nettamente la linea politica del Partito comunista italiano e alla fine degli anni Settanta, in centro, aveva partecipato all’occupazione delle case di piazza Cavallotti. Militava nelle organizzazioni della sinistra extraparlamentare ed è stata iscritta a Lotta continua.
I ricordi
«Ciao Lucia, amica e compagna di passioni politiche giovanili, di grandi sogni, di enormi delusioni. Insieme abbiamo vissuto ed attraversato una stagione difficile e particolarmente tormentata che ha certamente segnato le nostre esistenze», è il ricordo che ha voluto pubblicare sulla sua pagina Facebook lo stesso Solimano. «Quanto tempo è passato. Non siamo più riusciti a vederci in tutti questi anni – ha così commentato Gianni Maggi – Fai buon viaggio, compagna dei nostri sogni giovanili». Sotto il post pubblicato da Razzauti, invece, il ricordo dell’ex agente della polizia municipale Gianfranco Borghetti: «Io la ricordo alle tante manifestazioni della metà degli anni Settanta – scrive – anni “caldi”. Io lavoravo in centro ed ero sempre presente, in servizio. Lei era sempre in prima fila. Si è sempre comportata benissimo e non ho mai avuto problemi con lei». «Anche io ricordo bene quello che hai scritto – risponde Valeria Gaudio a don Paolo Razzauti – e quanto il suo babbo Gino si sfogava anche con noi ragazzi di Sant’Agostino. Spero che ora Lucia possa trovare un po’ di pace».