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Decoro: l'analisi

“Ti amo” scritto sulla spiaggia dell'Accademia: la lezione dell'autore segreto a chi sfregia la città

“Ti amo” scritto sulla spiaggia dell'Accademia: la lezione dell'autore segreto a chi sfregia la città

Nella stessa notte dello sfregio al Palazzo de Larderel un episodio che suggerisce come ci si possa esprimere liberamente senza imbrattare e rispettando la comunità

26 agosto 2024
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LIVORNO. Stessa notte, quella tra giovedì e venerdì. E protagonisti che probabilmente hanno età simili: giovani o addirittura giovanissimi. A qualche chilometro di distanza – siamo in via de Larderel, davanti al tribunale civile, e alla spiaggia dell’Accademia, sul viale Italia – vanno in scena due episodi che se letti insieme, alla luce del sole, e messi uno accanto all’altro nella stessa pagina, ci danno una lezione.

Perché raccontano in modo plastico, meglio di tanti trattati, pistolotti o tesi sociologiche chilometriche, come fare (o non fare) a coniugare tre necessità: (provare a) esprimersi attraverso l’arte urbana, pubblicare un messaggio non verbale che si vuole inviare/amplificare, infine rispettare il prossimo, che per estensione è la comunità dove viviamo.

Chi ha sfregiato la facciata del Palazzo de Larderel con la scritta a lettere cubitali “Frenetici 1915” – più o meno – le immagini delle telecamere di sicurezza lo racconteranno con maggiori dettagli, ha agito così: annoiato da una serata che evidentemente non forniva alternative più allettanti e attraenti – qualcuno per diamine sostiene ancora che la sera a Livorno d’estate non ci sia nulla di ganzo da fare – ha preso una bomboletta spray nera, forse la teneva sotto lo scooter, e ha raggiunto via de Larderel. Magari si è messo pure un cappuccio in testa per non essere riconosciuto e ha usato il nome di un gruppo di tifosi del Livorno, che si sono già dissociati dal gesto, per imbrattare per cinque, forse sei metri, un muro inaugurato due anni fa e costato alla comunità, quindi anche ai genitori del responsabile, quasi tre milioni di euro. L’unica fatica aggiuntiva prima di scappare deve essere stata quella di scegliere il punto dove imbrattare cercando di non fare errori.

Nello stesso arco temporale, a distanza di qualche chilometro, immaginate invece un ragazzino o una ragazzina, non è escluso che fosse insieme a un paio di amici, che si trovano sulla spiaggia dell’Accademia con in testa una strana idea, bella e romantica: scrivere “Ti amo” utilizzando non i colori ma le pietre. Per realizzarlo devono averci impiegato qualche ora. Non è escluso che in tasca avessero un disegno, oppure che prima di posare le pietre abbiano utilizzato un bastone o il piede per scrivere in brutta, lettera dopo lettera, e poi ripassare il messaggio con le pietre. Anche il luogo prescelto non può essere stato individuato a caso. L’obiettivo, in questi casi, è quello che il messaggio arrivi al destinatario: l’arte non è ciò che vedi, ma ciò che fai vedere agli altri.

Così la mattina seguente tutti hanno visto il risultato di una e dell’altra scritta. Che ora hanno destini opposti. Quella in via de Larderel, nonostante abbia vandalizzato uno dei palazzi più belli della città rendendolo più brutto, resterà dov’è fino a quando qualcuno – l’amministrazione o lo stesso tribunale – non stanzierà denaro pubblico per cancellarla. L’altra scritta, invece, a due giorni di distanza dalla sua realizzazione sta già lentamente svanendo, cancellata dai bagnanti che via via arrivano sulla spiaggia. Tra qualche giorno non resterà più nulla.

Speriamo almeno che oltre alla lezione che ci ha dato abbia fatto felice la persona a cui era indirizzata. l

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