Livorno, sfregiato il Palazzo più bello: cosa significa quella scritta e le indagini
Nella notte imbrattata con una scritta di diversi metri la facciata del tribunale civile. Via all’indagine, al setaccio le telecamere. Il restauro è costato quasi tre milioni di euro: Cosa rischiano i responsabili
LIVORNO. Per restituire alla città la facciata di Palazzo de Larderel in tutta la sua bellezza che profuma di architettura ottocentesca, sono serviti ventidue anni – trascorsi tra ponteggi e impalcature – e quasi tre milioni di euro di soldi pubblici – quindi di tutti noi – stanziati dal ministero di Grazia e Giustizia nel 2020 per avviare il restauro concluso nell’aprile di due anni fa.
Per sfregiare la stessa facciata, sede del tribunale civile, con una scritta a lettere cubitali lunga diversi metri, invece, sono bastati una bomboletta spray nera e pochi minuti, durante i quali la stupidità ha abbracciato la noia, e l’idiozia di alcuni ha fatto cadere a terra dimusata, in un brutto capitombolo, senso civico, rispetto e cura della cosa pubblica.
Quando è successo
Tutto è successo nella notte tra giovedì e ieri (venerdì 24). A dare l’allarme i primi dipendenti e magistrati che sono arrivati al lavoro restando a bocca aperta. «È come se avessero fatto un danno dentro casa mia», si sfoga un amministrativo di lungo corso che ha attraversato gli anni del restauro.
L’orario preciso in cui la scritta è stata vergata nella parte della facciata più vicina al Cisternone dovranno dirlo le immagini registrate dalle telecamere di sicurezza che in queste ore saranno estrapolate dai tecnici.
Il significato della scritta
Non solo. Perché i filmati dovranno (se sarà possibile) anche dire altre due cose: quante persone hanno compiuto l’atto vandalico e magari dare qualche elemento utili agli inquirenti per risalire all’identità autori: la targa dei mezzi sui quali sono arrivati in zona via de Larderel o alcune caratteristiche fisiognomiche.
Ma in realtà un indizio già c’è. Ed è nascosto, si fa per dire, nella scritta stessa: “Frenetici 1915” con la quale è stata vandalizzata la parte più bassa del muro.
Il nome – spiegano gli investigatori – è quello di un gruppo di tifosi del Livorno che negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede in curva. Possibile che alcuni dei componenti siano i responsabili? Magari la scelta del tribunale o di una facciata ancora vergine dalle scritte può essere un segnale? Oppure altri soggetti, magari rivali, hanno usato quel nome per mettere in difficoltà il gruppo stesso? Domande alle quali dovranno rispondere gli inquirenti.
Cosa rischiano i responsabili
Quello che è certo, nel caso i responsabili fossero identificati rischierebbero – come si legge nelle norme che riguardano l’imbrattamento di beni storici o artistici – la reclusione da sei mesi a tre anni e una multa da 1.500 a 10mila euro . In questo caso – anche se non è previsto dal codice – si potrebbe anche pensare «a una pena aggiuntiva»: pulire la facciata imbrattata per dare un segnale. Soluzioni simili sono già state adottate altrove, solitamente con soggetti minorenni. Anche perché, in questo caso, non si può certo dire che si tratti di arte, oppure di un tentativo di espressione di un pensiero profondo.
Livorno, tra l’altro, è una delle città dove l’arte di graffiti e murales ha una storia lunga e profonda e anche luoghi ad hoc dove poterla esprimere. In questo caso, invece, l’impressione è quella di un gesto fine a se stesso, stupido e maldestro. Molto probabilmente compiuto da chi non sapeva – speriamo – che cosa ci fosse dietro al rifacimento di quella facciata. Un edificio-monumento che per oltre vent’anni è stato il palazzo delle transenne. E che da poco più di due anni era stato restituito alla comunità e che ora è stato ferito.