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L’operazione

Quattro livornesi finiti in manette per spaccio, estorsioni e pestaggi: chi sono

di Stefano Taglione
Quattro livornesi finiti in manette per spaccio, estorsioni e pestaggi: chi sono

Cuoca e fidanzato accusati di aver minacciato e picchiato un agente di commercio. Le indagini partite dalla sua querela, la base del traffico di droga in un circolo anziani

22 agosto 2024
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LIVORNO. Tutto è partito da un agente di commercio livornese massacrato di botte fuori dal bar Sardelli per non aver pagato una prostituta: «Mi devi dare tutti i soldi e il tuo telefono sennò ti ammazzo», la minaccia nei suoi confronti da parte di un indagato dopo una prestazione sessuale non saldata.

Dalla sua denuncia, i carabinieri, avrebbero scoperto molto altro: un imponente giro di droga (cocaina, hashish e marijuana) spacciato prevalentemente alla Scopaia e alla Leccia, ma anche ad Antignano, con un circolino per gli anziani come “fortino”. Ed è così che quattro persone, nei giorni scorsi, sono state arrestate.

Gli arresti

Il pestaggio risale al 5 dicembre dell’anno scorso e l’inchiesta, che parte proprio da qui, è andata avanti per sei mesi. In carcere in regime di custodia cautelare per aver spacciato cocaina il quarantanovenne livornese Lido Frangini (a lui viene contestata anche la detenzione della droga sintetica Mdma) e la compagna Serena Barinci, di 38 e ora a Sollicciano, mentre per tentata estorsione e lesioni si trovano ai domiciliari (col divieto di comunicare) la cuoca trentaduenne Sibilla Bruselli e il fidanzato Simone Mambrini, 40 anni e indagato pure per vari episodi di spaccio, accusati di aver pestato l’agente di commercio, minacciandolo di morte per convincerlo a pagare la prestazione sessuale e di aver intimidito al telefono una persona, mai identificata dagli inquirenti, chiedendogli «dieci grammi di cocaina altrimenti sarebbe stato denunciato per aver staccato un orecchio». Per i quattro – tutti i livornesi e difesi dagli avvocati Marta Gaiotto, Mario Maggiolo, Linda Sozzi e Fabio Ungheretti – oggi si terrà la convalida del provvedimento emesso, su richiesta del pm Massimo Mannucci, dal giudice per le indagini preliminari Marco Sacquegna.

L’aggressione al bar

La tentata estorsione (150 euro per la prestazione sessuale non pagata) e le lesioni personali (cinque giorni di prognosi per l’agente di commercio) rappresentano solamente l’inizio dell’inchiesta. L’aggressione va in scena fuori dal bar Sardelli, dove il professionista si era dato appuntamento con un amico per consegnargli alcuni indumenti che la prostituta aveva dimenticato a casa sua. È qui che Mambrini lo avrebbe picchiato brutalmente, mandandolo all’ospedale e minacciandolo di morte (reato che avrebbe commesso, secondo l’accusa, in concorso con Bruselli). A causa di questo, è quanto emerge dagli accertamenti svolti, il quarantenne livornese avrebbe poi perso il lavoro.

Lo spaccio

«L’attività investigativa – spiegano i militari dell’Arma – ha tracciato un disegno chiaro dell’illecito giro d’affari nei quartieri di Leccia e Scopaia, grazie alla costante interpolazione dei risultati del monitoraggio tecnico con prolungati servizi esterni, di osservazione e pedinamento, eseguiti dai carabinieri del nucleo operativo di Livorno, forti di una profonda conoscenza del territorio e delle relative dinamiche criminali. Gli elementi raccolti, hanno permesso – suffragati anche dalle attività di riscontro delle cessioni (circa mezzo etto di cocaina e un migliaio di euro in contanti) – di ricostruire, solo per la “polvere bianca”, l’imponente e capillare volume d’affari nei due quartieri da febbraio agli inizi di giugno di quest’anno, ammontante a oltre 1.200 cessioni per un importo complessivo di oltre trentamila euro. Gli investigatori hanno inoltre individuato due carte prepagate, su cui una delle due coppie era solita farsi accreditare i pagamenti dello stupefacente: entrambe sono state sequestrate e attualmente sono sempre al vaglio degli investigatori per verificarne le effettive giacenze e le relative movimentazioni scalari».

La base sarebbe stata un circolino frequentato dagli anziani, definito «l’ufficio».

Le misure cautelari

L’inchiesta, a giudizio degli investigatori, «ha confermato, secondo il giudice che ha emesso il provvedimento, un quadro indiziario forte a carico degli indagati». In diversi casi i carabinieri sono riusciti a identificare i clienti degli spacciatori, che in altre circostanze invece sono rimasti anonimi. Per questo Frangini e Barinci si trovano in carcere e Mambrini e Bruselli agli arresti domiciliari. 

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