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Livorno

L'appello

Suicidio in carcere, è emergenza. Raspanti: «Servono i poliziotti, ma senza caserma non verranno»

di Stefano Taglione
Il carcere delle Sughere
Il carcere delle Sughere

Fra le richieste del Comune all'amministrazione penitenziaria anche l'apertura di una sezione femminile alle Sughere

08 luglio 2024
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LIVORNO. Tre richieste, risalenti a prima di Natale, dal Comune all’amministrazione penitenziaria. Nessuna risposta, almeno per il momento. Si è mosso anche palazzo civico per arginare l’emergenza Sughere, il carcere livornese nell’occhio del ciclone da settimane dopo il suicidio di un detenuto di 35 anni, il sovraffollamento delle celle, la carenza di personale di guardia, i padiglioni che cadono a pezzi, topi e blatte ovunque, le telecamere fuori uso dalla terribile alluvione del 2017 e perfino un’evasione da film, poco più di due settimane fa, dall’alta sicurezza (conclusa con la cattura, a Roma Tiburtina, del fuggitivo Umberto Reazione, salito su un treno proprio alla stazione di Livorno centrale dopo la fuga neanche ben pianificata da via delle Macchie).

A riepilogare i punti cardine l’assessore comunale al sociale, Andrea Raspanti, che auspica un tavolo di confronto permanente con la stessa amministrazione penitenziaria. Lo auspicava già prima della tragedia dei giorni scorsi, che purtroppo ha registrato la morte del trentacinquenne livornese, deceduto dopo pochi giorni in ospedale a causa delle gravissime condizioni conseguenti al tentativo (poi purtroppo concretizzatosi) di togliersi la vita. Il secondo in poche ore, dopo che era stato salvato dal compagno di cella e messo sotto sorveglianza.

«Le nuove sezioni disponibili dopo i lavori di ristrutturazione – spiega Raspanti, assessore al sociale da cinque anni e recentemente riconfermato dal sindaco Luca Salvetti dopo le centinaia di preferenze raccolte alle urne – non siano considerate aggiuntive rispetto alle vecchie, ma si vadano a chiudere le ali di media sicurezza come l’ex transito e la verde (l’ex femminile) per essere rimesse in sesto, con la prospettiva di riportare il reparto femminile a Livorno e garantire una territorialità della pena. Serve poi – prosegue il delegato al sociale, il cui assessorato comprende anche la tematica delle case – una maggiore attenzione alle aree trattamentali, soprattutto per recuperare l’area polivalente, visto che le nuove sezioni sono state costruite come luoghi di custodia e non per attività extra. Infine bisogna ristrutturare la caserma della polizia penitenziaria, chiusa da 15 anni: se in futuro il carcere diventerà più grande, con maggior capienza rispetto a ora e già oggi scontiamo una pesante carenza di personale di guardia, è chiaro che senza luoghi riservati ai poliziotti nessuno, dal resto d’Italia, verrà a lavorare qui se dovrà pagarsi metà di uno stipendio, purtroppo già decisamente basso, nell’affitto di una casa a mercato libero. I problemi quindi non verranno risolti, resteranno inalterati».

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