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Movimentazione auto in porto: «Livorno rischia di perdere uno dei traffici principali»

di Martina Trivigno
Movimentazione auto in porto: «Livorno rischia di perdere uno dei traffici principali»

I numeri: 550.000 auto (il dato è del 2023) nuove che potrebbero cambiare porto. Yari De Filicaia (Uniport): «Ricadute pesantissime, la politica rispetti gli impegni»

01 luglio 2024
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LIVORNO. «Così rischiamo di perdere il traffico di auto nuove che, per il porto di Livorno, è centrale: in totale, nel 2023, ne sono state movimentate 550mila». Jari De Filicaia è il presidente di Uniport Livorno, cooperativa che si occupa di operazioni portuali e offre servizi ai terminalisti del porto come carico e scarico navi. E ora, spiega, la nuova norma sulle targhe prova che prevede un’autorizzazione ogni cinque lavoratori rischia di compromettere l’operatività del porto insieme ai 300 addetti alla movimentazione che presto potrebbero ritrovarsi senza un impiego. «È vero – sottolinea De Filicaia – ci saranno conseguenze dirette per i dipendenti delle aziende che svolgono principalmente l’attività di trasferimento delle auto nuove dai piazzali all’interno del porto a quelli esterni. Un’operazione fondamentale soprattutto in questa fase in cui gli spazi non sono moltissimi e che, in sostanza, serve a decongestionare i piazzali dei terminal. Il rischio? Che in assenza di qualcuno che faccia questo tipo di lavoro ci siano delle ricadute immediate anche sull’operatività del porto».

La ricognizione

Di recente, l’Autorità di sistema portuale del mar Tirreno Settentrionale ha avviato un percorso di ricognizione. «L’ente ha messo a disposizione alcune sue aree fuori dal porto: da più di un anno, infatti, chiedevamo spazi aggiuntivi per far fronte alle navi che trasportano le auto – sottolinea De Filicaia – È un mercato in recupero rispetto ai numeri pre-pandemia che, però, ancora non abbiamo raggiunto. C’è una ripresa e per opportunità, anche di chi trasporta le auto, c’è un aumento dei volumi concentrati».

Mercato in recupero

Sì, perché se prima in media ogni nave sbarcava dalle 1.000 alle 1.200 auto, oggi invece si parla di 2.000 mezzi, circa il doppio. «Ecco, per come eravamo organizzati, questi numeri rappresentano una criticità e siamo dovuti correre ai ripari cercando anche aree all’esterno del porto per decongestionare la banchina e permettere l’arrivo della nave successiva – sottolinea il presidente di Uniport –. Oggi questa operazione spesso avviene in diretta: in pratica si sbarcano le auto a terra che poi vengono trasferite immediatamente perché sappiamo che tre giorni dopo arriverà un’altra nave e quindi gli spazi devono essere liberati in maniera repentina».

La mobilitazione

Adesso l’obiettivo è tornare indietro e consentire ai dipendenti di fare il loro lavoro. Con la nuova norma, infatti, quattro su cinque rischiano di restare fermi mentre un collega – l’unico con autorizzazione – trasporta le macchine. «Mi sono coordinato con Gabriele Martelli, referente urbanistica, infrastrutture e portualità per Confindustria Toscana centro e costa, e con Matteo Paroli, segretario generale dell'Autorità portuale che ha scritto al viceministro Edoardo Rixi. Ci stiamo muovendo tutti perché sappiamo quali e quanto gravi possono essere le ricadute per il porto di Livorno – precisa De Filicaia –. Sono state anche presentate delle interpellanze in Parlamento. Ora ci sono degli impegni, sia da parte delle forze di maggioranza che di opposizione, per presentare emendamenti che devono essere rispettati». E alla vicenda si sta interessando anche il sindaco Luca Salvetti. «La nostra mobilitazione sarà massima – commenta il primo cittadino –. Sappiamo che basta qualche accorgimento tecnico per eliminare una stortura legislativa assurda. È bene che il ministero prenda subito coscienza dei rischi che corrono i lavoratori in tutti i porti e quelli del porto livornese che sul fronte della movimentazione dei mezzi è al top in Italia». E dopo l’articolo del Tirreno, interviene anche il deputato dem Marco Simiani. «La nuova normativa sulle targhe prova sta mettendo in crisi numerose aziende di movimentazione auto, rischiando di causare centinaia di licenziamenti in tutta Italia. Chiediamo al governo di cambiare questa norma rendendola maggiormente flessibile», scrive il capogruppo in commissione Ambiente di Montecitorio annunciando, assieme ai colleghi Andrea Casu e Valentina Ghio, un’interrogazione parlamentare.






 

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