Il Tirreno

Toscana

L'analisi

Boom di lavoro nero in Toscana: in 158mila senza un vero contratto, chi sono gli irregolari e i numeri del fenomeno

di Ilenia Reali
Boom di lavoro nero in Toscana
Boom di lavoro nero in Toscana

Il report della Cgia di Mestre traccia la mappa del caporalato e dello sfruttamento. L’allarme della Cgil: «La maggior parte degli operai non in regola è composta da migranti»

02 luglio 2024
3 MINUTI DI LETTURA





In Toscana ci sono quasi 160mila occupati non regolari, per l’esattezza sono 158.800. Il tasso di irregolarità è del 9,5% sul totale e produce un giro d’affari sotterraneo di quasi 4 miliardi di euro.

Il fenomeno

In Italia invece il volume d’affari legato al fenomeno è stato complessivamente di 68 miliardi di euro di cui 23,7 miliardi nel Mezzogiorno, 17,3 nel Nordovest, 14,5 nel Centro e 12,4 nel Nordest. Nel nostro Paese le persone coinvolte dall’economia sommersa sono 3 milioni. Se al Centronord lo sfruttamento è legato soprattutto al settore dei servizi, nel resto d’Italia l’irregolarità più alta è registrata nell’agricoltura e nelle costruzioni. Dati che emergono da uno studio della Cgia di Mestre che ha mappato caporalato e irregolarità. La Toscana non è tra le regioni messe peggio: il numero più alto di lavoratori non regolari si trova in Lombardia e nel Lazio mentre i numeri più bassi sono e non potrebbe essere altrimenti in Val d’Aosta.

In Toscana

Non c’è però da stare tranquilli in Toscana, dal momento che una bella fetta del lavoro irregolare sfugge ai controlli. A segnalarlo è Mirko Borselli, segretario regionale della Flai (Federazione lavoratori agro industria) Cgil, categoria da sempre attiva nel combattere il caporalato. «Ci sono lavoratori – commenta Borselli – che non sono al nero ma hanno contratti part-time. In agricoltura, ad esempio, hanno un numero di giornate garantite ma molto di frequente non vengono rispettate, eppure in caso di controlli tutto appare regolare. Il numero di part-time è troppo elevato e sappiamo che non corrisponde a una situazione di impegno orario reale».

I settori

Una situazione che coinvolge anche il tessile e la moda dove i numeri dei part-time sono così elevati da non essere compatibili con il lavoro interno alla filiera produttiva: ci sono aziende in cui tradizionalmente il tempo parziale non esiste (tintorie e rifinizioni) e invece aziende con imprenditori di origine cinese dove raggiunge anche l’80% dei contratti del personale occupato.

Il "trucco" del part-time

Il part-time irregolare non è solo una delle caratteristiche del lavoro anomalo in Toscana. «Su 100 casi analizzati, 99 lavoratori irregolari sono extracomunitari», spiega il segretario della Flai. «Un dato superiore alle altre realtà italiane che non hanno una tipicizzazione così marcata. Tra l’altro il fenomeno non riguarda strettamente chi arriva da paesi non europei ma anche i romeni. È difficile capire i motivi alla base del fenomeno se non che il lavoro irregolare va a pescare nelle situazioni di maggiore fragilità. Noi cerchiamo di lavorare molto con le associazioni in modo da costruire percorsi che possano portare all’emersione e alla gestione dei lavoratori in caso di denunce. Una rete che è un elemento qualificante». Da gestire ci sono tanti aspetti non secondari come la possibilità di dare il permesso di soggiorno a quanti denunciano gli sfruttatori, garantire loro un luogo dove vivere e un nuovo lavoro.

Le cause

Tra l’altro, è stato dimostrato che il lavoro irregolare aumenta dopo le crisi quando i datori di lavoro per mantenere competitività tendono a rispettare sempre meno i diritti dei lavoratori. Un elemento che emerge anche nella relazione della Cgia di Mestre. «Dopo la crisi economica provocata dalla pandemia – scrive il Centro studi – in alcune aree del Paese pezzi importanti dell’economia sono passati sotto il controllo delle organizzazioni criminali di stampo mafioso che agli imponenti investimenti economici hanno affiancato l’uso della violenza, delle minacce e del sequestro dei documenti per “conquistare” il favore di ampie masse di lavoratori, soprattutto stranieri. L’applicazione di queste coercizioni ha trasformato tante sacche di economia sommersa in lavoro forzato, facendo scivolare all’interno di questo girone infernale anche molti italiani che si trovavano in condizioni di vulnerabilità».
 

Italia e Mondo
La tragedia

Rimini, mamma si getta dal tetto con il figlio: morti entrambi