Il Tirreno

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L’intervista

Porto di Livorno, Emanuele Grimaldi: «Ho “salvato” quelle navi. Vi svelo il nostro progetto per Tdt»

di Stefano Taglione
Porto di Livorno, Emanuele Grimaldi: «Ho “salvato” quelle navi. Vi svelo il nostro progetto per Tdt»

L’amministratore delegato del colosso dopo il caso dei ro-ro nel terminal: «Altri spazi pieni, dovrebbero ringraziarmi, non mi aspettavo questi attacchi». In Darsena Toscana il futuro è il container: «Solo un ignorante penserebbe il contrario, non avrei investito così tanto altrimenti»

25 giugno 2024
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LIVORNO. «Le polemiche degli ultimi giorni francamente non le comprendo: noi in Darsena Toscana vogliamo lavorare con i container, perché questa è l’attività più redditizia. A Livorno abbiamo investito cento milioni di euro, nessuno ha fatto come noi. In questo momento, tuttavia, ci sono due problemi: la crisi del mar Rosso, con gli Houthi che attaccano le navi dirette verso il canale di Suez, che fa calare il traffico dei contenitori, con importanti perdite economiche nel settore. Allo stesso tempo, invece, i ro-ro stanno andando bene e i piazzali, a Livorno, sono saturi, pieni di auto. Noi abbiamo semplicemente supplito alla mancanza di questi spazi, venendo incontro perfino a un competitor, che altrimenti per scaricare le macchine avrebbe scelto un altro porto. Mi dovrebbero trattare da salvatore della patria, perché ho fatto sì che il lavoro restasse qui e non si spostasse altrove. Lo ripeto: c’erano navi che aspettavano fuori e ho reso un servizio pubblico alla città, facendole entrare nel mio terminal».

Emanuele Grimaldi rompe il silenzio. L’amministratore delegato a capo dell’omonimo colosso campano – fra i principali armatori del mondo e che l’anno scorso ha registrato un utile di quasi mezzo miliardo di euro – parla dopo la lettera inviata all’Autorità di sistema portuale da alcune associazioni di categoria del porto, fra cui Confindustria, che paventavano un rischio di una perdita di traffici dei container a causa della volontà (totalmente smentita) di Grimaldi di puntare sui ro-ro, i rotabili e le auto nuove in particolare, dopo che nei giorni scorsi una nave norvegese della compagnia Uecc – ritenuta una storica cliente di Cilp, la Compagnia impresa lavoratori portuali, e che a Livorno movimenta 40mila macchine l’anno – era stata ospitata nelle banchine di Tdt.

Dottor Grimaldi, la nave che avete accolto in Darsena Toscana quindi, con ogni probabilità, a Livorno non sarebbe mai arrivata?

«Non sarebbe mai entrata: l’armatore, per altro nostro principale competitor nel Nord Europa, stava già cercando altri porti dove andare. Lo ripeto: noi abbiamo garantito un servizio pubblico, per altro dopo che nei mesi scorsi abbiamo perso tantissimi soldi nella movimentazione dei container a causa della crisi del mar Rosso».

Proprio dopo l’acquisto di Tdt.

«Esatto e non è certo bello perdere tanti soldi dopo grandi investimenti. Noi, su Livorno, abbiamo investito tantissimo, come nessun altro ha fatto. Il traffico dei container è in calo a causa degli attacchi Houthi, ma siamo certi che poi ripartirà molto forte».

Il vostro obiettivo, in Darsena Toscana, è continuare a lavorare con i container?

«Sì, solo un ignorante penserebbe il contrario. I container si possono impilare uno sopra l’altro, le auto nuove no. Se abbiamo investito cento milioni di euro in questa città, è perché abbiamo deciso di puntare sui contenitori. Per altro stiamo cercando di portare a Livorno due grandi clienti, l’obiettivo è crescere».

Voi, per altro, in Finlandia già gestite un grande terminal container.

«Esatto, a Helsinki. E stiamo cercando di portare a Livorno, per quanto riguarda il traffico del Mediterraneo, proprio uno dei clienti che nella capitale finlandese si serve da noi».

Puntate, ovviamente, a crescere.

«È il nostro obiettivo. In Tdt non abbiamo mai mandato indietro una nave contenitori, questo deve essere chiaro. Al contrario, come tutti, stiamo pagando la crisi del mar Rosso, con un calo dei traffici dal quale comunque, in futuro, ci riprenderemo».

Quindi nessuna concorrenza interna a Livorno?

«Queste navi sarebbero andate da un’altra parte e poi, gli armatori, chi lo sa se sarebbero tornati. In ogni caso, la concorrenza, fa solo bene. Il problema sono i monopoli: a Livorno non può esistere un solo terminal contenitori, un solo terminal crociere o un solo terminal ro-ro. La concorrenza e la competizione sono essenziali e stimolano a migliorare l’offerta, a fornire il miglior servizio al miglior prezzo».

Cosa ha pensato quando ha letto la lettera firmata da Confindustria e da altre associazioni di categoria?

«È una comunicazione che mi ha dato molto fastidio. La definirei poco convincente, azzardata, se non un harakiri (un suicidio ndr). Forse qualcuno vuole monetizzare delle rendite di posizione. Io potrei tranquillamente sviluppare maggiormente il traffico dei rotabili, perché il terminal è di mia proprietà e ho la libertà di agire a livello imprenditoriale, ma le cose non stanno così. È una lettera piena di menzogne: il mio interesse è lavorare con i container e in questo caso ho supplito a una mancanza di spazi altrui, senza rubare il lavoro a nessuno, anzi creandone di nuovo. Ci ho guadagnato io, ma non solo: ci hanno guadagnato tutti. C’è un problema di piazzali pieni, qui a Livorno, e io l’ho risolto. Si scrivono teoremi senza alcuna base, si parla di omicidi senza il morto. Insomma, non va bene. Non voglio certo una medaglia, ma nemmeno meritavo questa ondata...».

L’Autorità portuale invece è stata più cauta nella riunione del giorno successivo.

«Credo che l’Autorità di sistema avrebbe dovuto prendere atto di questa situazione, della nostra limpidezza. Noi, lo ripeto, abbiamo risolto un grave problema rendendo disponibili i nostri piazzali».

A Livorno continuerete a investire?

«Certo, per noi è un porto fondamentale, dove abbiamo investito molto e dove continueremo a farlo. Ottimo per il Centro Italia, ma anche per il Triveneto e il nord in generale, non ultimo ben collegato a Sardegna e Sicilia. È chiaro che è baricentrico ed è per noi importantissimo». 

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