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Livorno, dalla fuga da film alla cattura: le 24 ore del super ricercato evaso dal carcere

di Claudia Guarino

	L'area del carcere Le Sughere e Umberto Reazione
L'area del carcere Le Sughere e Umberto Reazione

L’uomo, Umberto Reazione, si è calato da un muro delle Sughere usando alcune lenzuola. Fermato alla stazione Tiburtina. È polemica su sicurezza e personale

23 giugno 2024
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LIVORNO. Ha osservato e aspettato. Poi, arrivato il momento giusto, ha agito. Eccolo, in piedi sul muro perimetrale del cortile, prima del salto. Scende calandosi con quella corda composta da brandelli di lenzuola. E si allontana, lasciandosi alle spalle muro, cancello, reparto di alta sicurezza e carcere delle Sughere. Senza che nessuno, nell’immediato, se ne accorga. Ma la corsa verso la libertà del 36enne Umberto Reazione dura poco più di 24 ore. Il giorno dopo la rocambolesca fuga lo trovano su un treno e lo fermano alla stazione Tiburtina di Roma. Identificato, preso e spedito in questura in attesa di altra destinazione. Recuperato il fuggitivo, adesso a scatenare il polverone è una domanda: come è possibile che nessuno si sia accorto di un detenuto che si cala dal muro con un lenzuolo? I sindacati degli agenti penitenziari rispondono con due parole: carenza di organico. Ma ripercorriamo le tappe di questa incredibile storia.

La fuga

Sono all’incirca le 15 di sabato e i detenuti dell’alta sicurezza (un palazzo a tre piani adiacente al cantiere per la costruzione del nuovo reparto) sono nel cortile a prendere aria. Tra loro c’è Umberto Reazione, in carcere per rapina e altro. Prima scavalca il muro del cortile ed entra nella zona chiamata “intercinta”. Dopodiché si arrampica alle pendici dell’altro muro e si cala giù utilizzando una corda che aveva fatto assemblando delle lenzuola. Poi, dato che c’era ancora il cancello, rompe una sbarra, approda oltre il perimetro della casa circondariale e se ne va indisturbato.

L’allarme

A quanto sembra con sé aveva uno zaino, poi trovato insieme alla corda dagli agenti della polizia penitenziaria. Nel frattempo, intorno alle 16, in carcere vengono richiamati a raccolta i detenuti che stavano in cortile e si fa la conta. Ne manca uno. Ecco dunque che scatta l’allarme, diramato a tutte le forze dell’ordine: «Il 36enne Umberto Reazione, originario di Mugnano di Napoli e residente a Pozzuoli, è evaso dalla casa circondariale delle Sughere».

Ma il fuggitivo – che prova a scappare da solo e senza avere un’auto a disposizione – di strada non ne fa moltissima.

La cattura

E intorno 17 arriva la comunicazione del segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria. «È stato rintracciato alla stazione ferroviaria di Roma Tiburtina dalla polizia di Stato – spiega Gennarino De Fazio – grazie all’opera del nucleo investigativo centrale e alla collaborazione con le altre forze dell’ordine». È successo che Reazione ha preso, dalla stazione di Livorno centrale, un treno per arrivare a Roma. E a individuarlo sul convoglio è stato un capotreno che, appena si è reso conto di chi fosse, ha dato l’allarme avvisando la polizia ferroviaria. Poi, alla stazione di Roma Tiburtina, ecco la cattura del fuggitivo.

«Sistema fallace»

Finita la corsa dell’evaso, inizia quella alle responsabilità per «le falle di un sistema penitenziario alla deriva – dice De Fazio». Perché, aggiunge il segretario provinciale di Livorno della Uilpa Polizia penitenziaria Mauro Barile, «mancano 21 unità (di personale, ndr) alla media sicurezza e 12 all’alta sicurezza. Ci sono colleghi che doppiano o triplicano posti di servizio e colleghi che svolgono turni da preistoria. Tutto questo in un carcere ormai privo, da anni, di qualsiasi sistema d’allarme e che ancora resiste grazie al sacrificio del personale, che ringrazio per essersi adoperato dalla notizia della fuga a quella della cattura. È la prima volta che a Livorno capita una cosa del genere (un’evasione, ndr) ma da anni diciamo che questo carcere è una polveriera pronta a esplodere».

La Uilpa, ma anche i sindacati Sinappe, Sappe e Fns Cisl, parlano da tempo di una situazione critica all’interno di un sistema che, secondo il segretario del Sappe Donato Capece «è fallace. Si riparta da questa evasione per porre fine all’onda lunga dello smantellamento delle politiche di sicurezza».


 

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