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Calcio e giustizia

Maxi-truffa per le fideiussioni: c’è il Livorno Calcio fra le vittime

Silvio Aimo, Marco Amelia e Giorgio Heller sul prato dell’Armando Picchi (foto Pentafoto)
Silvio Aimo, Marco Amelia e Giorgio Heller sul prato dell’Armando Picchi (foto Pentafoto)

Nel 2020 la società amaranto poi fallita, per iscriversi, dovette sostituirla

22 giugno 2024
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LIVORNO. Un’associazione a delinquere dedita a truffe, riciclaggio e autoriciclaggio, con 11 misure cautelari e sequestri per 3,5 milioni di euro. Una fitta rete di raggiri, quella smascherata dalla guardia di finanza di Padova, in cui è finito anche il vecchio Livorno calcio – quello post-Spinelli e all’epoca nelle mani di Giorgio Heller, Silvio Aimo, Rosario Carrano, fino al liquidatore Pier Paolo Gherlone – che per iscriversi al campionato 2020/2021 di Lega Pro fu costretto a sostituire la fideiussione stipulata con una banca inglese (la Winter Bank, ndr) per circa 900mila euro, respinta dalla Lega.

La banda – come riportato dal Mattino di Padova – avrebbe truffato, dal 2021, italiani e stranieri in cerca di finanziamenti procurando fideiussioni ritenute false o usando in maniera illecita un istituto di diritto anglosassone denominato deposito fiduciario. Fra i promotori l’avvocato veneto Claudio Michelon, 71 anni, finito in carcere. Con lui arrestato anche Roberto Massimo Di Bisceglie, residente ad Abano Terme ma domiciliato in Estonia, oltre a Rosario Tulino di Benevento, con un ruolo di riciclatore del denaro. Ai domiciliari sono finiti Giorgio Maria Salvatori, avvocato di Foggia; Francis Onabire, nigeriano residente a Bergamo, ritenuto il procacciatore dei clienti. Avrebbe – secondo l’accusa – individuato i potenziali imprenditori da truffare. Poi Marco Russo, un faccendiere lombardo che avrebbe avuto il ruolo di disporre la documentazione per le pratiche dei prestiti; Elisabetta Pagnin, moglie di Di Bisceglie, accusata di riciclare i soldi provento della truffa assieme alla figlia Sara Marcato. Quest’ultima ha l’obbligo di dimora, come i presunti prestanome Giuseppe Grippaldi, di Catania, ed Edoardo Bottoni, di Mirano, vicino a Venezia. Un’organizzazione che avrebbe truffato anche il mondo del pallone: oltre all’As Livorno, fallita dopo due anni, fra le società raggirate anche il Novara calcio 1908 e la Società sportiva Arezzo. Per potersi iscrivere alla stagione 2020/2021 si erano affidate ai presunti truffatori per ottenere le fideiussioni. Gli amaranto, per poter disputare il campionato, hanno poi dovuto sostituire il documento. «Prima l’inchiesta genovese che ha coinvolto Spinelli, poi queste notizie della truffa che vede protagonisti coloro che da Spinelli avevano ereditato quote importanti del Livorno calcio – sono le parole del sindaco Luca Salvetti – Non finirò mai di benedire quell’operazione che ha strappato il titolo sportivo della nostra squadra a questa gente, non concedendo loro più lo stadio. E pensare che qualcuno, all’epoca, non era certo che quella fosse la strada giusta e insisteva a dire che dopo essere retrocessi in Serie D sul campo si poteva continuare con questo assetto, solo perché c’era il ricordo dei tempi d’oro di Spinelli. Per fortuna tutti gli sportivi hanno poi compreso che il nuovo corso era inevitabile».

 

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