Il Tirreno

Livorno

Il caso

Livorno, evade dal carcere delle Sughere: chi è e come è riuscito a scappare

di Stefano Taglione

	La casa circondariale di Livorno (foto Franco Silvi) e il detenuto evaso
La casa circondariale di Livorno (foto Franco Silvi) e il detenuto evaso

Ha scavalcato il muro di cinta alto cinque metri durante l’ora d’aria forse utilizzando una corda, subito scattate le ricerche. Era un detenuto dell’alta sicurezza. I sindacalisti degli agenti: «Nel penitenziario labronico la situazione è fuori controllo, manca il personale, con il piano ferie estivo andrà sempre peggio»

22 giugno 2024
4 MINUTI DI LETTURA





LIVORNO. Ha scavalcato il muro di cinta alto cinque metri scappando dal carcere delle Sughere, con ogni probabilità utilizzando una corda. Un’evasione che ha dell’incredibile quella avvenuta sabato 22 giugno, attorno alle 15, dal penitenziario di via delle Macchie. Il fuggitivo – il trentaseienne Umberto Reazione originario di Mugnano di Napoli e residente a Pozzuoli, in Campania – avrebbe approfittato dell’ora d’aria per darsi alla fuga. Solo successivamente, quando gli agenti della polizia penitenziaria al rientro nelle celle non lo hanno più visto, hanno dato l’allarme. Girandolo a tutte le forze dell’ordine della città.

La ricostruzione

Il giovane – che non aveva mai creato alcun problema dal punto di vista della condotta – era recluso nel reparto dell’alta sicurezza (il cosiddetto “AS3”) e – si legge sulla testata online Cronacaflegrea.it – in passato era stato condannato a otto anni di reclusione «in quanto componente della banda degli otto “cani sciolti” del clan Longobardi-Beneduce che con picconi e fucili minacciavano le vittime e chiedevano il pizzo sulle macchinette videopoker». Nel 2016, invece, sempre secondo il giornale campano «è stato condannato a sei anni per un furto al Comune di Pozzuoli e una rapina in un supermercato». A tradirlo, prima di essere arrestato, il vizio del fumo: gli inquirenti lo hanno incastrato grazie al Dna, comparato con il suo su un mozzicone di sigaretta abbandonato sul luogo dell’accaduto.

La dinamica

Non è chiaro se, fuori ad aspettarlo, avesse dei complici. Ma è probabile che dal momento della fuga a quando poi dall’interno delle Sughere i poliziotti si sono accorti che non c’era più sia passato un po’ di tempo. Potrebbe, quindi, aver usufruito di diverse decine di minuti di vantaggio per far perdere le sue tracce.

Come era vestito

Secondo quanto emerso era vestito con un paio di jeans e una canottiera bianca con il numero “10” sulle spalle, un abbigliamento non comune. Anche se, è chiaro, potrebbe aver poi indossato altri capi di abbigliamento. Nessun commento su quanto accaduto da parte del direttore del penitenziario, Giuseppe Renna, che in questi giorni per altro si trovava in Puglia per motivi personali e non a Livorno. Le ricerche di Reazione, partite immediatamente, stanno andando avanti senza sosta. L’ipotesi, visto che le prime ricerche si sono concentrate alla stazione, è che abbia preso un treno. Forse diretto a sud. Ma potrebbe anche aver avuto dei complici, vicino al carcere, ad attenderlo.

Le proteste dei sindacati

Quando accaduto riaccende le polemiche sulla sicurezza del penitenziario livornese, con i delegati locali delle sigle sindacali Fns Cisl, Sappe e Sinappe che, più volte, hanno sottolineato l’importante carenza di personale all’interno delle mura del penitenziario. «Alla fine si è verificato ciò che non doveva accadere – spiega uno dei delegati – e più volte avevamo lamentato la carenza di agenti, rivolgendoci ai più alti vertici del ministero della Giustizia. Anche in occasione della visita del sottosegretario Andrea Del Mastro Delle Vedove abbiamo sottolineato questa problematica. Con il piano ferie estivo, inoltre, la situazione diventerà sempre più difficile, dato che bisognerà lavorare con dei livelli di sicurezza ancora più bassi». Un altro dei problemi è legato ai detenuti con problemi psichiatrici e alle aggressioni, purtroppo, di cui si sono resi protagonisti verso gli agenti. «Da parte dell’amministrazione – recitava un recente comunicato di Fns Cisl – c’è una palese disattenzione alle problematiche di questo istituto in ordine alla fatiscenza e le gravi carenza di organico. Il personale del carcere labronico ormai da tempo ha perso la serenità lavorativa e nonostante le molteplici segnalazioni si continua ad assegnare detenuti problematici e psichiatrici che rendono impossibile espletare un turno lavorativo senza che vi sia un evento critico. Non sono più differibili interventi risolutivi».

«Situazione esplosiva»

«Non sappiamo più come dirlo. Cos’altro deve accadere – spiega il segretario nazionale della Uilpa, Gennarino De Fazio – affinché il Governo prenda compiuta e reale coscienza dell’emergenza penitenziaria in atto, sicuramente senza precedenti almeno negli ultimi 30 anni, e vari un decreto carceri per metterle in sicurezza? Diciottomila unità mancanti alla penitenziaria, 14mila detenuti in più rispetto ai posti disponibili, suicidi, omicidi, risse, aggressioni, stupri, devastazioni, evasioni e molto altro ancora. Le carceri, oggi, non possono neppure mirare a perseguire alcuno degli obiettivi a esse assegnati dalla Costituzione e dalle leggi. Vista anche l’incertezza manifesta del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che annuncia estemporaneamente decreti che poi non vengono discussi dal Consiglio dei ministri, reputiamo che la premier, Giorgia Meloni, dovrebbe avocare a sé la materia a meno che non l’abbia derubricata nella sua agenda, eventualità sulla quale, peraltro, nutriamo più di qualche sospetto. Pare che per mancanza di personale né i passeggi, né il muro di cinta, fossero stabilmente presidiati». «Una nuova evasione annunciata – le parole del segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Spp, Aldo Di Giacomo – è da settimane che quotidianamente lanciamo inascoltati l’allarme sulla situazione gravissima in cui versano gli istituti».

Primo piano
Il caso

Versilia, lo stabilimento balneare della Bussola riapre: «Siamo pronti»

di Luca Basile