Il Tirreno

Livorno

Tribunale

Scoperto con un spray lacrimogeno in casa: condannato a un anno e mezzo

Stefano Taglione
Una bomboletta spray al gas "CS" simile a quella sequestrata
Una bomboletta spray al gas "CS" simile a quella sequestrata

È un’arma usata dalle forze dell’ordine. La bomboletta, trovata al trentacinquenne dopo una perquisizione, era a base di gas “CS” e non di libera vendita

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LIVORNO. In casa nascondeva una bomboletta di spray lacrimogeno. Un’arma chimica – secondo la Cassazione – a base di gas “CS”, l’orto-clorobenziliden-malononitrile. Per questo il trentacinquenne tunisino Medi Ben Zidi un anno fa è stato arrestato e nei giorni scorsi è stato condannato a un anno e mezzo di reclusione per detenzione abusiva di armi.

La perquisizione

La sostanza è stata scoperta per caso dai poliziotti, che per altri accertamenti all’epoca dei fatti avevano perquisito l’abitazione dell’imputato, ora condannato, senza trovare nient’altro di proibito. Ben Zidi, ascoltato dagli inquirenti, non aveva saputo spiegare dove avesse acquistato o comunque preso quell’arma e ha aggiunto di non sapere neanche che in Italia fosse vietata. Si trattava di un flacone pieno, da lui mai utilizzato, “made in Germany” e per appurare che fosse veramente un gas lacrimogeno, identico a quello in dotazione alle forze dell’ordine del nostro Paese, la procura ne aveva disposto una perizia. Accertamento tecnico da cui è emerso il reale contenuto della bomboletta e la sua potenziale pericolosità per la salute delle persone, con l’avvio del processo a carico del giovane nordafricano, che vive da tempo nella nostra città. L’uomo, nel frattempo, era stato trasferito in carcere.

La Cassazione

Un tema molto dibattuto dalla Corte di Cassazione quello delle bombolette spray “CS”, che in alcuni Paesi europei sono di libera vendita (così come quelle al “capsicum”) in quanto considerate anti-aggressione. Non in Italia, dove sono vietate. Nell’estate del 2021, con una sentenza della sesta sezione, i giudici supremi avevano respinto il ricorso contro una sentenza di condanna per la detenzione di un’arma da sparo (la bomboletta), argomentando che «la sentenza impugnata ha correttamente considerato quale arma comune da sparo la bomboletta spray detenuta dall’imputato, ponendo l’accento sia sulla natura del gas in essa contenuto, qualificato come un “aggressivo chimico”, che sulle sue potenzialità nocive (essendo lo stesso fortemente irritante per la pelle e gli occhi)».

La sentenza

Autodifesa o meno, insomma, la pericolosità della bomboletta ha portato al processo per Ben Zidi, che è stato giudicato in rito abbreviato (con lo sconto automatico di un terzo della pena) e punito con un anno e mezzo di reclusione. Difeso dall’avvocato Nicola Giribaldi, che annuncia ricorso alla corte d’appello di Firenze, il trentacinquenne su disposizione del giudice per le indagini preliminari Mario Profeta è già stato scarcerato dalle Sughere. 
 

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