Il Tirreno

Livorno

L'intervista

Lo zoologo-skipper che ha evitato l’assalto delle orche: «Ecco perché ci attaccano»

di Stefano Taglione
A sinistra un'orca, a destra lo zoologo e skipper Paolo Cavallini
A sinistra un'orca, a destra lo zoologo e skipper Paolo Cavallini

Livorno, Paolo Cavallini ha navigato sullo Stretto di Gibilterra pochi giorni prima del livornese salvato: «Forse hanno sottovalutato il pericolo. I cetacei non sono pericolosi per l'uomo, ma preferirei non finire in mare con loro. Anche quando sono passato io due barche sono state bersagliate e una terza è affondata»

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LIVORNO. «Qualche giorno prima di Enzo Bencini ci sono passato anche io con la barca a vela dallo Stretto di Gibilterra. Conosco lo skipper di quell’imbarcazione, è nello stesso gruppo di Telegram (un programma di messaggistica istantanea per cellulari ndr) dove le autorità spagnole ogni giorni ci informano su dove sono le orche. Stanno sempre nello stesso posto, accanto alle reti per pescare i tonni, perché vogliono mangiarli. Ogni scafo, quindi, viene attaccato perché interferisce sulla loro attività di caccia. Per evitarle basta passare sotto costa».

A parlare – dopo il salvataggio del sessantatreenne livornese, mercoledì scorso rimorchiato in Andalusia da una motovedetta della guardia costiera iberica – è lo zoologo e skipper cinquantanovenne Paolo Cavallini, pontederese di nascita e in navigazione continua per il mondo, in passato consulente per la provincia di Livorno sulle attività faunistico-venatorie.


Cavallini, ci è passato anche lei nei giorni scorsi dallo Stretto di Gibilterra?

«Sì e le orche non mi hanno attaccato. Sono sempre nello stesso posto, basta passare vicino alla costa per non avere problemi».

Nei giorni scorsi un livornese, insieme ad altre sei persone, è stato salvato dalla guardia costiera dopo un attacco di 20 orche.

«Sono sempre le stesse, un branco di 30 cetacei che d’inverno sta in Galizia e in primavera a Gibilterra. Ora è qui per cacciare i tonni, le prede preferite che si spostano dall’Atlantico al Mediterraneo e attraversano questo corridoio. Anche l’uomo, con le reti, li caccia. È una gara fra uomo e orca e le barche disturbano i cetacei. Per questo vengono attaccate. Il giorno in cui ho attraversato io lo stretto due imbarcazioni sono state rimorchiate in porto e una è affondata».

Le orche sono pericolose per l’uomo?

«Un’orca che uccide un uomo sarebbe un evento raro, io non ne ho memoria. In mare possiamo nuotare con loro, non siamo prede. Detto questo, io non sarei molto tranquillo: non si sa mai che fossi in primo a essere mangiato da un cetaceo».

Lei conosce lo skipper della barca dove stava navigando Bencini?

«Sì ed è molto preparato. Ci siamo sentiti nelle scorse settimane, perché siamo sullo stesso gruppo Telegram che avvisa giornalmente sulla presenza dei cetacei in Spagna. Credo che abbia sottovalutato la situazione, ma per fortuna è andata bene».

C’è un gruppo su Telegram per i cetacei?

«I ricercatori avvistano le orche e lo comunicano sui social. La loro barca è a motore e quindi non viene attaccata».

In che senso?

«Le orche sono molto intelligenti e statisticamente noto che puntano sempre le barche a vela. Non penso che scambino il timone per una pinna di balena, semplicemente sulle barche a vela il timone ha una superficie più ampia e rispetto ai natanti a motore è molto più distante dall’elica. Le orche, quindi, lo preferiscono perché sanno benissimo che l’elica le ferisce ed è una “preda” più semplice. Non sono sceme, tutt’altro: sono animali intelligentissimi. Ma questa è una mia interpretazione».

Basta quindi passare lontano.

«Sì. Ma negli altri periodi non ci sono, ad esempio a novembre non le ho trovate. Fra luglio e agosto è un po’ più complicato perché non sai mai dove possano essere. In autunno e inverno, invece, lo stesso branco di 30 orche lo si trova più a nord, in Galizia. Sono sempre loro. Basta conoscerle per evitare, anche perché ogni volta che ti spaccano il timone sono migliaia di euro di danni e la guardia costiera spagnola ti addebita il conto quando ti rimorchia in porto. Solo se stai affondando non paghi». 

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