Il Tirreno

Livorno

Quei quattro busti seicenteschi finalmente hanno un... nome

Marcello Paffetti e Massimiliano Cerrai (Il Pentagono). Elisabetta Macchia (ViviS.Jacopo) con il busto di Mascagni. Cosimo III de'Medici. Ferdinando II de'Medici
Marcello Paffetti e Massimiliano Cerrai (Il Pentagono). Elisabetta Macchia (ViviS.Jacopo) con il busto di Mascagni. Cosimo III de'Medici. Ferdinando II de'Medici

La bella iniziativa di tre associazioni per il recupero di frammenti della nostra storia a lungo dimenticata. E ora si punta alla statua di Mascagni: «Collocazione inadeguata, spostiamola all’istituto musicale»

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LIVORNO. Si moltiplicano gli interventi da parte di associazioni per promuovere la valorizzazione e la salvaguardia del cospicuo patrimonio scultoreo esistente nel parco di Villa Fabbricotti che ultimamente ha visto il restauro del gruppo marmoreo “Leda ed il cigno”, mentre è in corso quello per la “Suonatrice di lira”, entrambi provenienti da Villa Attias ed opera di Luigi Brizzolara.

In tal senso si inserisce l'iniziativa avviata dall'associazione culturale “Il Pentagono” che ha pure visto la partecipazione di ViviSanJacopo e ViviFabbricotti, entrambi aderenti al progetto Quartieri Uniti Eco-solidali.

Si parla in questo caso dei quattro busti marmorei raffiguranti altrettanti granduchi medicei collocati nel vialetto che sfocia in piazza Matteotti.

«Nei giorni scorsi – spiega Marcello Paffetti (associazione “Il Pentagono”) - abbiamo realizzato una mostra dedicata alla via Vittorio Emanuele II, ora via Grande. Nell'occasione sono state esposte diverse fotografie fra le quali una raffigurante palazzo Balbiani e ci siamo domandati dove erano finiti i sei busti che erano visibili sulla facciata principale.

Quattro di quei busti dal 1959 sono appunto collocati nel parco di villa Fabbricotti, il più esteso e frequentato della nostra città, e si presume che pochissimi sappiano di questa collocazione. Gli altri due sono rispettivamente nel Museo comunale ed a Palazzo Rosciano».

Le quattro sculture seicentesche, purtroppo recanti le ingiurie del tempo, sono però prive di qualsiasi indicazione che possa identificare il personaggio ritratto.

«Abbiamo così realizzato dei cartellini provvisori in attesa che chi di dovere provveda a valorizzare adeguatamente queste sculture. E magari, parlando di turismo culturale, sarebbe opportuno anche riunirle tutte e sei in un unico contesto». I quattro busti raffigurano, in particolare, i granduchi medicei Ferdinando I, Cosimo II, Ferdinando II e Cosimo III, mentre i due restanti rappresentano Francesco e Cosimo I, tutti visibili nelle foto d'epoca sulla facciata di Palazzo Balbiani, un edificio di cinque piani un tempo situato in via Ferdinanda, poi via Vittorio Emanuele II (ora via Grande), vicino a piazza Colonnella (lato via delle Commedie), d'impianto originario risalente alla fine del Cinquecento, poi oggetto di accorpamenti nel Settecento e quindi demolito nel dopoguerra.

L'incontro ha suscitato l'interesse di vari sodalizi cittadini: «Siamo davvero molto contenti della proposta avanzata dal Pentagono – commenta Laura Albertini (associazione ViviFabbricotti) – perchè ci stiamo prendendo cura di questo parco ed abbiamo già avviato diverse iniziative come una raccolta di firme per mettere mano al degrado dell'area e stipulato un patto di collaborazione per prendersi cura di tredici piante qui presenti».

Sempre parlando di sculture dimenticate ci spostiamo proprio a lato di villa Fabbricotti dove è collocato un busto di Pietro Mascagni: «Vogliamo segnalare – osserva Elisabetta Macchia (associazione ViviSanJacopo) – la collocazione inadeguata di questo monumento. Ci sembra un angolino nascosto, mentre meriterebbe di essere situato in un luogo più consono. Tempo fa qualcuno aveva suggerito piazza Goldoni, davanti al teatro.

Ma potrebbe stare anche presso l'Istituto musicale a lui intitolato».

L'opera marmorea, purtroppo ricoperta da una patina nerastra, è stata realizzata a Roma dallo scultore bulgaro Kirill Todorov nel 1942 e perciò tre anni prima della scomparsa del grande musicista livornese. Nato a Pleven nel 1902 Todorov ha frequentato l'Accademia nazionale delle Belle Arti di Sofia e quindi quella di Roma dove si era trasferito lavorando nella capitale sino al 1943. Tornato in Bulgaria Todorov vi rimase sino al 1960 per poi andare a vivere in Jugoslavia e quindi a Roma dove è scomparso nel 1987. Fra le sue opere si ricordano i busti di Angelo Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII, di Lenin, di Ilya Eherenburg, di Mao Zedong, di De Gaulle e di vari altri esponenti politici, ma pure di Federico Fellini e di Sophia Loren.

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