Sos aule, a disposizione la struttura delle ex scuole Venerini di Livorno: «Nessun lavoro da fare»
La Diocesi: aule, palestra, giardino, parquet due piani disponibili da giugno nel quartiere Fabbricotti
LIVORNO. «Questa struttura è veramente un gioiellino: tutto è nuovo, chi entra qua dentro non avrà lavori da fare». A parlare della “sua” scuola è Riccardo Lucchesi, responsabile legale protempore della Fondazione San Carlo Borromeo che gestisce l’istituto Ex Venerini di via Lopez, acquistato dalla Diocesi nel gennaio 2019. Con lui si aprono le porte di quella struttura ben tenuta nel cuore del quartiere Fabbricotti, a due passi dal centro e dal mare. È un edificio di tre piani con tanto di giardino e palestra-teatro che con la fine di questo anno scolastico avrò tanti spazi da mettere a disposizione.
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È stato il vescovo in persona, monsignor Simone Giusti, a tendere la mano attraverso Il Tirreno a quelle istituzioni (Provincia in primis) che stanno lavorando per cercare soluzioni adeguate per rispondere alle crescenti esigenze di spazi manifestate da alcune scuole superiori cittadine. È il caso, per esempio, del liceo Enriques di via della Bassata che in base alle nuove iscrizioni avrà bisogno a settembre 2021, minimo, di sette aule in più rispetto a quelle della sede centrale e della succursale di via Goldoni.
Così anche il liceo Cecioni di via Galilei, la super scuola livornese con la voglia di trasformarsi in campus, è alla ricerca di una decina di aule in più. A settembre 2021 il villaggio scolastico guidato dalla dirigente Cristina Grieco avrà oltre 2mila gli studenti e le classi non saranno meno di 82. Il personale docente è formato da circa 250 docenti e una sessantina tra collaboratori e personale Ata. Le nuove iscrizioni sono state 520 con una sessantina di matricole che sono state dirottate verso altri istituti, proprio per carenza di aule. Ad oggi i ragazzi del Cecioni sono divisi tra la sede e poi frequentano l’edificio 1 all’interno dell’Iti e due piani e mezzo all’interno del vicino istituto Geometri Buontalenti.
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Alla luce della situazione generale, ecco che le ex scuole Venerini potrebbero rappresentare un bacino scolastico da utilizzare. «Al piano terra attualmente c’è la scuola paritaria dell’Infanzia Beata Rosa Venerini - spiega Lucchesi - sul cui futuro siamo in fase di valutazione in base alle iscrizioni, comunque con la fine di questo anno scolastico il secondo e il terzo piano resteranno sicuramente vuoti perché chiuderemo le elementari».
I tre piani sono simmetrici. Si tratta di aule luminose in grado di ospitare - in era precovid - 25 bambini. Pavimenti perfetti, parquet, infissi nuovi: le aule sono veramente ben curate e l’ambiente è confortevole. Al primo piano c’è la palestra-teatro che è stata ricavata da quella che in origine era la cappella dove pregavano le suore. Poi ci sono i bagni e tutti i servizi accessori. La Fondazione San Carlo Borromeo nasce nel 2003: su richiesta della congregazione delle Maestre Pie Venerini gestisce l'istituto "Beata Rosa Venerini"(che porta il nome della fondatrice della Congregazione). «Nel 2006 grazie alla diocesi si riuscì a non far chiudere questa storica scuola paritaria: in quegli anni tutte le suore della congregazione andarono a Roma», continua Lucchesi. La prima pietra della scuola è stata posata nel 1961, anche se le Maestre Pie Venerini sono presenti in città da 127 anni. Le Maestre Venerini, infatti, hanno cominciato a fare scuola dal 1880 al '92 al Paradisino, dal '50 alla scuola dell'infanzia "Lido Rossi", dal '61 allo scorso anno all'Istituto Venerini, appunto.
In questo edificio è trasferita, nell'anno scolastico 1992/93 la scuola elementare S. Giulia "Paradisino" dopo la chiusura dell'immobile situato in Venezia e lì operante fin dal 1881. Scuola che a giugno terminerà di esistere. «Purtroppo il calo di nascite si è fatto sentire e col tempo il calo di iscrizioni - chiude Lucchesi - ci farebbe piacere che queste aule continuassero a vivere con altri studenti. In qualche modo la tradizione della formazione andrebbe avanti: se la Provincia si fa avanti noi ci siamo».