La decisione
Chi sono i nuovi dinamitardi
Qualcuno ha piazzato delle cariche di dinamite alle fondamenta della nostra società, minando il valore della conoscenza e il rispetto dei ruoli
Una giovane donna, medico in Toscana, molto capace, ha scritto alcune righe di sfogo sui social. Ho deciso di scipparle per condividerle qui. Lei si chiama Ida.
«Ho studiato, ho quasi due lauree, una specializzazione e un master; posso definirmi preparata nel mio lavoro, e nemmeno tanto, perché sono consapevole che c’è sempre da imparare e che ho le mie mancanze perché la medicina è sempre in evoluzione e non mi basterebbero tre vite per imparare tutto. Quindi non mi sognerei mai di andare da un architetto o un informatico a sindacare o a polemizzare sul loro lavoro. Allora mi domando: perché tutti si ritengono così preparati in medicina e mettono in discussione sempre quel che viene detto, quando anch’io di fronte a un infettivologo o microbiologo ho l’umiltà di tacere perché rispetto a loro, la mia preparazione è appena sufficiente?».
Quel ricciolo finale, quella domanda retorica, introduce un’ulteriore verità. Che è acida, tossica e per niente consolatoria. La verità è che quello che è stato appena descritto non avviene solo per la medicina. Ogni competenza è insidiata, incrinata e discussa; ogni mestiere, ogni preparazione. Nei confronti dei medici è un approccio devastante: ma vale praticamente con ogni sapere, anche il più strutturato. Se ti hanno educato nel modo giusto, se la vita non ti ha frustrato e se l’individualismo non ha avvelenato il pozzo della tua sensibilità, allora comprendi, valuti, stimi. E coltivi anche l’arte del passo indietro, dell’ascolto di chi ne sa più di te. Ma ti accorgi di appartenere a una minoranza.
Qualcuno ha piazzato delle cariche di dinamite alle fondamenta della nostra società, minando il valore della conoscenza e il rispetto dei ruoli. Dinamite di ignoranza e acrimonia assicurata a molti piloni di molti edifici delle nostre strutture intellettuali, scientifici, professionali. Sta accadendo ogni giorno.
Boom.
E quando arrivano crolli e macerie, ci facciamo male tutti.