Il Tirreno

LIVORNO. Duecentocinquanta anni fa a Livorno è stato pubblicata la prima edizione del celebre saggio "Dei delitti e delle pene" in cui il giurista e filosofo milanese Cesare Beccaria manifesta la sua ferma condanna verso la tortura e la pena di morte sino ad allora largamente praticate. Per celebrare questo importante anniversario presso la Biblioteca Labronica, a villa Fabbricotti, è stata allestita in collaborazione con la Cooperativa Itinera una mostra che resterà visitabile sino al 7 giugno e dal titolo "Bagliori di libertà. Cesare Beccaria e gli Illuministi nella Livorno cosmopolita". La mostra costituisce anche un'occasione per cogliere lo spirito del tempo nella Livorno di fine '700, quando nella nostra città si era sviluppata una fiorente editoria, i cui argomenti erano talora malvisti dalle gerarchie ecclesiastiche e tuttavia abbastanza tollerata dalle autorità granducali lorenesi. Non va d'altronde dimenticato che la Toscana di Pietro Leopoldo di Lorena fu nel 1786 il primo stato nel mondo ad abolire la pena di morte proprio in ossequio alle tesi propugnate dal Beccaria. La mostra si compone di tre sezioni: nella prima, dedicata alla filosofia dell'epoca, troviamo opere di Montesquieu, Rousseau e Voltaire. La seconda sezione è rivolta all'opera principale del Beccaria con alcune edizioni possedute dalla Biblioteca Labronica. Nella terza sezione è infine illustrato il contesto socioculturale livornese settecentesco in cui affiora lo spirito illuministico. Info: apertura da lunedì al venerdì ore 9-19; sabato 9-13.

(r.r.)