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Bravi operai, vi regalo una vacanza

di Tiziana Gori
Bravi operai, vi regalo una vacanza

Borgo a Buggiano: l’azienda festeggia i 50 anni e i risultati record portando i dipendenti una settimana in Tunisia

29 aprile 2014
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(Nella foto Silvano Cinelli, al centro, insieme ai suoi dipendenti)

BORGO A BUGGIANO. «Della crisi ci siamo resi conto il giusto. Lui ha sempre assunto, anche con contratti a tempo determinato nei momenti di maggior lavoro, ma senza licenziare nessuno. Ci auguriamo di dare speranza a tanti». Annuiscono i colleghi alle parole di Mara Piattelli, caporeparto del settore trapunte, in azienda da 34 anni. Un gruppo di dipendenti si stringe in semicerchio attorno a Silvano Cinelli per la foto di rito. I volti sono sorridenti, ma su quello del titolare si intravede un luccichio. «Mi scusi, non riesco a non commuovermi».

Mentre, ad una ad una, le imprese chiudono o si dibattono nella morsa della cassa integrazione c’è un distinto signore di 82 anni - già inventore del marchio piumini Ciesse - che porta in viaggio i 52 dipendenti per festeggiare i 50 anni di attività, e per ringraziarli di aver contribuito al buon andamento della “Cinelli piume e piumini” di Buggiano, nata il 1 maggio 1964 come “Piuma di Silvano Cinelli e C.”. La destinazione è un villaggio turistico a Korba, in Tunisia, con partenza domani e rientro il 4 maggio. In vacanza con gli operai ci saranno anche Silvano Cinelli con i figli Nicola e Francesca, che lo aiutano nella gestione dell’azienda.

Una bella sorpresa? «Bellissima», sorride Sandra Gavagni, addetta alla trapuntatrice, una delle ultime dipendenti ad essere assunta. «Mi porto il marito, anche se lui il viaggio se lo deve pagare», scherza Serenella Consani, cucitrice, da 15 anni alla Cinelli.

L’azienda di Buggiano ha chiuso il 2013 con un fatturato di 26 milioni di euro. «Più 5% - dice Silvano Cinelli - rispetto all’anno precedente, e negli ultimi tre anni il fatturato è andato sempre in crescendo». È una storia di qualità opposta alle facili soluzioni, quella della Cinelli. Ha la levità delle piume d’oca, e la consistenza dei prodotti che escono dallo stabilimento di Buggiano. «La piuma d’oca - spiega Gianni Vannacci, amministratore aziendale - è un prodotto naturale poco conosciuto, siamo tre aziende in Italia a lavorare nel settore. Un’oca adulta dà in genere sei grammi di piume, e dei sei grammi perde ancora il 30% perché la laviamo sette volte. Si capisce che la ricerca del prodotto non è facile e che avere know how è fondamentale. Investiamo tutti gli anni, due mesi fa è arrivata la macchina per il settimo lavaggio. Da un punto di vista di confort e di coibenza non c’è un prodotto paragonabile nel sintetico».

«Ho sempre creduto nella qualità», dice Cinelli. E se la concorrenza cinese «ha cambiato e in parte rovinato il mercato», ci sono persone e aziende «disponibili a spendere per avere prodotti che durano nel tempo». La produzione, tutta effettuata internamente, spazia dalla lavorazione della piuma e del piumino, alla fabbricazione di guanciali, cuscini, sedute e spalliere destinati all’industria del salotto fino alle trapunte.

aLa “Cinelli piume e piumini” ha avuto un picco negli anni ’80, con i famosissimi piumini Ciesse. Nel 1993, dopo 19 anni di produzione, Cinelli è stato costretto a cedere il marchio alla Fila («non riuscivamo più a reggere la concorrenza») ma dopo alcuni anni difficili ecco la rinascita, grazie alla new entry: la Cinelli Studio, gestita dal figlio di Silvano, Nicola. «Ci siamo avvicinati all’abbigliamento da donna». E ai grandi marchi: Armani, Prada, Max Mara, Marella, e molti altri, per cui i Cinelli lavorano come terzisti vendendo semilavorati che le griffes assemblano, mentre “Cinelli piume” insieme a Cinelli Studio vende con il proprio marchio sia sul mercato italiano che estero.

La storia di Silvano Cinelli, imprenditore con un presente da pensionato («sei-sette mesi l’anno, in Australia, a Cairns») inizia nel settembre del 1947. «È l’anno - racconta - in cui ho iniziato a lavorare per Ignazio Komin, un ebreo ungherese fuggito alla persecuzione nazista che sapeva tutto della lana. In società con l’imprenditore pratese Romeo Canovai, nel 1946 aveva aperto uno stabilimento a Buggiano. C’era - ricorda Cinelli - grande richiesta dalla Germania, che ha sempre cercato prodotti di qualità. Dopo la morte a soli 58 anni di Komin, l’azienda è stata ceduta, ma io ho deciso di avviare una mia attività». Era il 1964. «Viaggiavamo su strade tortuose ma percorribili. Negli ultimi anni, con l’euro, la crisi e la concorrenza cinese di prezzi stracciati e prodotti scadenti, è diventato difficile lavorare in Italia. Cosa chiederei a Renzi? Abbattere i costi, fermare la concorrenza illegale, non intralciare con orpelli burocratici le imprese che vogliono lavorare in Italia». Ma per una settimana non pensiamoci: ci aspetta la Tunisia.

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