Angela Carini si ritira per sempre: cosa è successo dopo il match con Khelif e il “ruolo” di Federica Pellegrini
La 25enne che ha abbandonato il ring nel match delle polemiche dice basta con il pugilato
PARIGI. Il caso sollevato dall'incontro di boxe tra l'azzurra Angela Carini e l'algerina Imane Khelif è un «tema ultradelicato». E ora spunta anche un annuncio che ha il sapore del ritiro assoluto. Ma andiamo con ordine.
Cosa è successo
L'algerina «è nata con un tasso di testosterone più alto della media ed è come le persone che hanno un ematocrito alto di natura, magari sfiorano il doping e allora l’unica regola possibile resta che quando rientrano nei parametri fissati dalla scienza possono competere». A dirlo, in un'intervista alla Stampa, è Federica Pellegrini, a Parigi alla sua prima Olimpiade fuori dall'acqua, come membro del Cio. «Io - spiega - sono inclusiva sempre e a prescindere, nello sport però esiste la fisiologia ovvero il come ci presentiamo non il come siamo o come ci sentiamo ed esistono delle regole. Siamo tutti socialmente aperti e io sono felice se una persona trans decide di cambiare genere perché significa che ha trovato il proprio benessere, ma poi non credo che sia lecito vedere chi decide per una transizione da uomo o donna rientrare nella categoria sportiva femminile. I tempi di un effettivo cambio ormonale e di forza e di potenza sono troppo lunghi e non sono compatibili con la competizione. Per tropo tempo non ci sarebbe equità, ma Khelif non appartiene a questa categoria, ha sempre gareggiato. Non c'è tema di protesta».
La rivelazione
Su Carini, Pellegrini rivela: «Le ho parlato la sera prima del combattimento. Le ho detto: “Mi spiace tu sia costretta a gareggiare nel caos”. Lei era motivata, ripeteva “sono pronta, ce la metto tutta”. È un'atleta, reagisce in questa modalità, ma Angela non poteva essere serena, non era nelle condizioni per concentrarsi sulla sua boxe. Così come l'avversaria, che si è ritrovata definita in qualsiasi modo. La caccia alla streghe non si sopporta e mi fa vomitare». Sui pugni molto forti subiti dall'azzurra, che ha deciso per il ritiro dopo 46 secondi, Pellegrini spiega: «Esistono le caratteristiche di base, ci sono tanti avversari ingiocabili, almeno in un dato momento. Se mi fossi mai tuffata contro Katie Ledecky nei 1500 metri avrei perso prima di iniziare e non ci avrei magari provato perché in quella distanza è infinitamente più forte di me. Detto ciò ognuno ha diritto di decidere quale è il limite per sé e l'azzurra non è da criticare perché si è ritirata».
Le parole di Angela
«Non me la sono più sentita di combattere dopo meno di un minuto. Ho preso un colpo al naso e ho perso l'equilibrio, non respiravo e quindi ho detto basta». A dirlo, in un'intervista alla Stampa, è proprio Angela Carini. La 25enne pugile azzurra giovedì 1 agosto ha abbandonato dopo 46 secondi il match olimpico contro l'algerina Imane Khelif, al centro delle polemiche per la sua ammissione in gara nonostante livelli di testosterone molto alti. «Ho voluto salire sul ring. Pensavo a mio padre, che per me è un esempio di vita, e agli sforzi che ho fatto per essere qui. Questa per me era la mia Olimpiade e volevo percorrere l'ultimo chilometro», racconta Carini. «Mio padre e Dio hanno scelto questo percorso, per quanto mi riguarda rispetto tutte le avversarie», dice Carini, che sull'algerina spiega: «Non sono nessuno per poter giudicare. Non sono nessuno per prendere una decisione. Se questa ragazza è qui ci sarà un motivo. Io ho combattuto e sono salita sul ring, come è giusto che facessi» e, aggiunge, «non ho mai protestato. Non ho mai detto una parola. Mi adeguo alle regole, non decido io. Ho semplicemente detto che va bene e qualsiasi cosa succede c'è mio padre con me. Mio padre ha voluto questo, lo faccio. Dio ha voluto questo, lo faccio. Va bene così».
L’annuncio clamoroso
Dopo il verdetto però non ha salutato l'avversaria: «Ho sbagliato, sono scesa dal ring per rabbia, ma non verso la mia avversaria». Si è arresa, spiega, perché «i suoi colpi sono molto forti». E non ne aveva mai subiti di simili: «No, sinceramente no. Ho preso molti colpi. Sono una combattente e una che davanti al dolore non si ferma mai». Anche in questo caso, sottolinea, «non c'è stata nessuna irregolarità» ma anche «con tutta la mia determinazione e caparbietà, non sono riuscita ad andare avanti». Dopo l'incontro, racconta, «mi fa malissimo il naso. Ho il cuore a pezzi. Io sono una combattente, mio padre mi ha insegnato a essere una guerriera. Salgo sul ring con il sangue agli occhi». In questo caso però «mi sono chiesta: chi sto affrontando? Poi però non tocca a me decidere. Mi dispiace anche per lei, siamo finite in un boom mediatico. Chi siamo noi per giudicare? Per dire cosa è giusto e cosa è sbagliato? Noi siamo atlete, non siamo giudici». E, conclude, «per me non è una sconfitta. Io non ho perso, mi sono solo arresa con maturità. Esco a testa alta e adesso dico ciao alla boxe».