Il Tirreno

Politica e giustizia

Giorgia Meloni è indagata per il caso Almasri: quali sono le accuse. Avvisi di garanzia a due ministri – Video

di Claudio Maddaloni

	La primo ministro Giorgia Meloni
La primo ministro Giorgia Meloni

Ipotesi di favoreggiamento e peculato per il rimpatrio. Sotto indagini anche Nordio, Piantedosi e il sottosegretario Mantovano. La premier: «Non sono ricattabile, non mi faccio intimidire»

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ROMA. La notizia arriva come una bomba in un normale martedì pomeriggio nei Palazzi romani. A darla è la stessa presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che in un video annuncia di aver ricevuto un avviso di garanzia per la gestione del caso Almasri, capo della polizia giudiziaria libica, secondo la Corte penale internazionale responsabile di crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Almasri è ritenuto responsabile di aver ordinato ed eseguito omicidi, violenze sessuali e torture nelle carceri libiche, in particolare a Mitiga, dove vengono rinchiuse migliaia di migranti. «Dunque la notizia è questa: il procuratore della Repubblica di Roma, Francesco Lo Voi, lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona, mi ha appena inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino libico Almasri», annuncia Meloni mostrando il documento e spiegando che avvisi di garanzia sono stati inviati anche «ai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e al sottosegretario Alfredo Mantovano».

L’avviso è arrivato, come spiega la stessa premier, «a seguito di una denuncia che è stata presentata dall’avvocato Luigi Li Gotti, ex politico di sinistra molto vicino a Romano Prodi, conosciuto per aver difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi». Meloni ribadisce la sua versione sulla vicenda Almasri: «La Corte penale internazionale dopo mesi di riflessione emette un mandato di arresto internazionale nei confronti del capo della polizia giudiziaria di Tripoli. Curiosamente la Corte lo fa proprio quando questa persona stava per entrare sul territorio italiano dopo che aveva soggiornato per circa 12 giorni in altri tre Stati europei. La richiesta di arresto della Cpi non è stata trasmessa al ministero della Giustizia, come previsto dalla legge, e per questo la Corte d’Appello di Roma decide di non procedere alla sua convalida. A questo punto, con questo soggetto libero sul territorio italiano, piuttosto che lasciarlo libero noi decidiamo di espellerlo e rimpatriarlo immediatamente per ragioni di sicurezza con un volo apposito come accade in altri casi analoghi». Segue il rafrain sul «non mi faccio intimidire» e «vado avanti in difesa degli italiani», «non sono ricattabile. Immediata la solidarietà dei due vicepremier.

A stretto giro l’Associazione nazionale magistrati in una nota spiega che «la procura di Roma non ha emesso un avviso di garanzia nei confronti della presidente Meloni e dei ministri Nordio e Piantedosi ma una comunicazione di iscrizione», che è «un atto dovuto». Ma l’alzata di scudi arriva da tutto il centrodestra, compresa la figlia di Berlusconi, Barbara. Nelle opposizioni ci sono posizioni diverse, ma quasi tutti chiedono che la premier riferisca in Parlamento. «Le questioni giudiziarie non attengono al nostro lavoro – dice la segretaria dem Elly Schlein – ma è sul piano politico che insistiamo dall’inizio chiedendo a Giorgia Meloni di non nascondersi dietro ai suoi ministri e venire lei domani in Aula per chiarire al Paese per quale motivo il governo ha scelto di riaccompagnare a casa un torturatore libico». In aula oggi però non andrà nessuno: a seguito degli avvisi di garanzia, infatti, salta l'informativa che i ministri Nordio e Piantedosi avrebbero dovuto tenere davanti alla Camere proprio sul caso Almasri.

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