Il Tirreno

Il retroscena

Papa Francesco, il lato meno conosciuto del Pontefice: l’amore per la letteratura, il libro delle riflessioni e la nomina di Mendonca

di Alessandro Agostinelli

	Papa Francesco
Papa Francesco

Non tutti sanno che Bergoglio è stato un vero letterato

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Le doti umane di Papa Francesco sono quelle messe più in evidenza dopo la sua morte. Il suo papato si è distinto per la sua capacità di mostrarsi come uomo semplice in mezzo agli uomini. Lo hanno preceduto Papi distanti, avvolti in un’aura di mistero teologico, oppure Papi assertivi e politici. Bergoglio è stato competente di questioni teologiche, e anche un Papa politico, ma la sua caratteristica principale è stata la simpatia umana.

Non tutti sanno però che Papa Francesco è stato un vero letterato. Il suo libro Viva la poesia (a cura di Antonio Spadaro) è una raccolta di riflessioni sulla letteratura che fanno comprendere quanto l’umanità di Bergoglio trovasse i suoi fondamenti nell’umanesimo, cioè in quei principi che legano insieme la filosofia greca con il diritto romano, con la poesia medievale e con la scolastica. Un bouquet di pensieri e forme di civiltà che hanno determinato la storia di un pezzo di umanità, quella occidentale, legata profondamente alla religione cristiana.

Il passo

In un passo di quel libro Bergoglio scrive una frase che sembra la rappresentazione del suo carattere, o almeno di quello che ha mostrato durante tutto il suo pontificato: “Chi ha immaginazio­ne non si irrigidisce, ha il senso dell’umo­rismo, gode sempre della dolcezza della misericordia e della libertà interiore”. E sappiamo quanto il Papa abbia sempre fatto battute di spirito, abbia professato la tenerezza e la misericordia, e quanto abbia apprezzato la condizione della libertà personale. E tutte queste qualità sottostanno però, a suo dire, a una fonte primaria, cioè l’immaginazione. Quella che deriva dalla lettura dei libri, come spiega molto bene nella Lettera sul ruolo della letteratura nella formazione. Secondo Bergoglio non sono i media audiovisivi ad arricchire la nostra immaginazione, perché lì “il prodotto è più completo”, ma “nella lettura di un libro [dove] il lettore è molto più attivo”, perché leggendo “riscrive l’opera e la amplifica con la sua immaginazione”. E per Papa Francesco la letteratura ha a che fare “con ciò che ciascuno di noi desidera dalla vita, perché entra in un rapporto intimo con la nostra esistenza concreta”, perché i libri parlano alla nostra vita e sono veri compagni di viaggio, che spesso scoprono anche gli abissi dell’uomo.

La nomina

Ma i libri e la lettura, secondo Bergoglio hanno effetti positivi nella vita, allargando il nostro vocabolario, la nostra creatività e la capacità di raccontare ed esprimersi, così come migliorano la capacità di concentrazione, calmando lo stress e l’ansia e riducono il deterioramento cognitivo; oltre a comprendere le varie situazione cui veniamo incontro nell’esistenza e ascoltare la voce degli altri. Ma la letteratura ci aiuta anche a “vedere attraverso gli occhi degli altri”, in un esercizio anti-egocentrico di grande efficacia. Non è un caso che Papa Francesco abbia voluto nominare alla guida del “ministero culturale” del Vaticano proprio un poeta, il cardinale portoghese José Tolentino Mendonca, autore della bellissima raccolta La notte apre i miei occhi. E Bergoglio, in questa sua lettera sulla letteratura, fa proprio un’analogia tra il poeta e il prete, dato che entrambi cercano di leggere nel cuore dell’essere umano. Una definizione molto vicina a quella del poeta nordamericano Sam Hamill che diceva: “Sono un monaco in un ordine di poeti”. Dunque Papa Francesco ci ha aiutato anche a riscoprire il valore della letteratura, come autentica voce dell’animo umano e delle sue rappresentazioni.

Il Pontefice
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