Sanremo 2025, Carlo Conti e il suo legame con Livorno: il riso nero, la zia in Borgo e il suo ristorante preferito
“La mia Livorno”, pronunciata sul palco dell’Ariston racchiude un legame stretto tra il presentatore e la città. Il racconto dei fratelli Cenci, titolari del Calesse: «Ama stare tra la gente»
LIVORNO. Un Sanremo col vento in poppa, anche grazie al Vespucci. Carlo Conti, del resto, lo aveva annunciato il collegamento con la nave più bella del mondo, ormeggiata sotto un cielo stellato ad Alessandria d’Egitto e ormai quasi alla fine della sua crociera lunga due anni.
Il presentatore si è congedato dal comandante del veliero Loi, facendo sobbalzare d’orgoglio le migliaia di livornesi alla televisione: «La nave tornerà a casa, nella mia Livorno», ha detto Conti dopo aver ricordato che in questi giorni il Vespucci salperà per il tour Mediterraneo che lo condurrà nel porto Mediceo il 4 giugno.
Un legame, quello tra Conti e Livorno, ribadito ancora una volta e fatto di ricordi in Borgo Cappuccini da zia Edda (di cognome Costagliola, come la mamma, Lolette, livornese doc), che faceva il cacciucco “quello bono”, ma non solo.
A Castiglioncello il Carlo nazionale ha casa in quella che un tempo era la depandance di Villa Pontello, un rapporto d’amore, nato quando da bimbetto vi passava l’estate insieme alla madre che nel periodo delle ferie faceva la tata a due pargoli di una signora fiorentina. I giochi alla Baia del Quercetano, i respiri profondi di salsedine a Punta Righini come ha ricordato in più occasioni. Il ricordo indelebile dell’estate del luglio 1969, a otto anni, con l’amichetta Valeria, tentando di vedere Armstrong che camminava sulla luna mentre erano accompagnati dal rumore del mare.
Castiglioncello è un pezzo importante della vita di Conti, che oggi come allora vi trascorre l’intera estate da giugno fino a settembre, confondendosi con la gente, lui che è rimasto, anche dopo la notorietà, lo stesso di sempre. Ma se non è certo impossibile vederlo in giro per un caffè in piazzetta, c’è un altro posto dove spesso in estate (ma qualche volta anche fuori stagione) Carlo Conti ama andare: il ristorante Il Calesse a Quercianella. Ormai amico di vecchia data di Leonardo e Federico Cenci. «Lo vediamo apparire, quando con la moglie ed il figlio, quando con amici – racconta Leonardo Cenci –, è una persona speciale proprio perché non si atteggia a personaggio. Può succedere che alcuni clienti lo riconoscano e gli rivolgano la parola, o magari gli chiedano un selfie. Lui è sempre disponibile, sta alla battuta».
Da circa venti anni il conduttore televisivo frequenta il locale. La prima volta fu quando – partecipando alla “pesca del cuore” per beneficienza – Conti arrivò in compagnia di Marco Volpi, il pluricampione del mondo di pesca sportiva, amico dei fratelli Cenci. Da allora nacque una frequentazione intensa, andata ben al di là del rapporto cliente-ristoratore.
C’è il cacciucco, ma non solo, in cima alla lista dei suoi piatti preferiti. Nella hit, gli spaghetti al polpo, ribattezzati con Leonardo “spaghetti Fortullino” perché trattasi di cefalopodi che erano spesso pescati sul posto. «Ma Carlo impazzisce per il riso nero, forse per assonanza cromatica con la sua pelle sempre abbronzata», scherza Federico che è stato più volte a pranzo ospite a casa del presentatore.
Racconta Cenci: «Carlo non dimentica mai le sue origini, ricorda sempre da dove viene, gli piace mescolarsi alle persone, lo si vede anche a Sanremo. È fisso seduto tra gli spettatori, non è uno spocchioso. Il contatto lo appaga, ed è la sua forza; forse, anche per questo piace tanto al pubblico».
Il Calesse è uno di quei posti che per Conti è diventato un rito: «D’estate viene spesso, ma quando può viene anche d’inverno. Ricordo, con Carlo, anche la puntata di Linea Blu, quando si fece una bella trasmissione e portammo il cacciucco». Un rapporto che è diventato amicizia: «Ricordo quando era fidanzato, poi abbiamo visto il bimbo crescere». E che dire di Gina, la cagnolina, razza Epagneul Breton, che proprio Federico ha regalato a Conti? «Cose personali, ma che testimoniano quanto siamo legati, io e mio fratello, ad una persona speciale. Anche se è nato a Firenze, incarna alla perfezione la semplicità tutta labronica».