Il Tirreno

La sentenza

Alessandro Impagnatiello condannato all’ergastolo per il femminicidio di Giulia Tramontano


	Alessandro Impagnatiello e Giulia Tramontano 
Alessandro Impagnatiello e Giulia Tramontano 

La Corte d’Assise di Milano si pronuncia per il brutale femminicidio della compagna incinta al settimo mese

25 novembre 2024
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La Corte d'Assise di Milano ha condannato Alessandro Impagnatiello all'ergastolo per il femminicidio di Giulia Tramontano, la compagna incinta al settimo mese, avvenuto nel maggio 2023 a Senago. La sentenza, emessa lunedì 25 novembre in primo grado, chiude una vicenda giudiziaria che ha scosso l’opinione pubblica per la crudeltà del crimine.

Un piano diabolico e mesi di avvelenamento

Secondo le indagini condotte dai carabinieri e dalla Procura di Milano, Impagnatiello, barman 31enne, avrebbe avvelenato per mesi la compagna. Giulia, agente immobiliare di 29 anni, aveva confidato alla madre di percepire un sapore strano nell'acqua e di soffrire di frequenti bruciori di stomaco. A maggio 2023, la giovane scopre il tradimento del compagno, che intratteneva una relazione parallela con una collega. Impagnatiello aveva persino fornito un test del DNA falso alla collega per convincerla che il figlio che Giulia aspettava non fosse suo.

L’incontro chiarificatore e il delitto

Il 27 maggio 2023, Giulia Tramontano incontra la collega fuori dal bar Armani, dove Impagnatiello lavorava. La donna le racconta tutto sul rapporto clandestino. Tramontano, devastata dalla scoperta, affronta il compagno. Tornata nell’appartamento di Senago, viene uccisa brutalmente.

Impagnatiello l’ha accoltellata ripetutamente e, secondo la ricostruzione, ha tentato di disfarsi del corpo bruciandolo nella vasca da bagno. Fallito il tentativo, ha nascosto il cadavere in un garage, per poi abbandonarlo in un’intercapedine tra due garage, avvolto in sacchi neri.

Arresto e processo

L'arresto di Alessandro Impagnatiello è avvenuto pochi giorni dopo il delitto. Durante il processo, l’uomo è stato sottoposto a una perizia psichiatrica che ha diagnosticato un disturbo narcisistico, il quale tuttavia non ha alterato la sua capacità di intendere e volere al momento del crimine.

Una sentenza attesa

Con la pronuncia di lunedì 25 novembre, la Corte d'Assise di Milano ha accolto la richiesta di ergastolo per l’imputato, riconoscendo la gravità delle sue azioni e la premeditazione del gesto. La vicenda, simbolo di un dramma ancora troppo diffuso, rinnova il dibattito sulla necessità di prevenire e contrastare il femminicidio in Italia.

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