Pam Bondi, chi è l’italoamericana scelta da Trump per la giustizia
L’ex procuratrice generale della Florida nominata dopo il ritiro di Matt Gaetz
Donald Trump, presidente eletto degli Stati Uniti, ha annunciato la nomina di Pam Bondi come prossima procuratrice generale, un incarico di cruciale importanza che combina funzioni di ministro della giustizia e capo delle indagini federali. Bondi, 59 anni, italoamericana e già procuratrice generale della Florida dal 2011 al 2019, subentra alla candidatura iniziale di Matt Gaetz, ritiratosi per mancanza di consenso al Senato. La scelta di Trump non è casuale: Bondi, fedele sostenitrice del tycoon, ha giocato un ruolo chiave nella sua difesa durante il primo impeachment, legato alle presunte pressioni sull'Ucraina per danneggiare il rivale politico Joe Biden.
Il ritiro di Gaetz
La decisione di nominare Bondi arriva dopo il passo indietro di Matt Gaetz, deputato repubblicano della Florida, scelto inizialmente per l’incarico ma ostacolato dalla mancanza di voti in Senato. Gaetz è una figura controversa, nota per la sua leadership nella rivolta interna al Partito Repubblicano che aveva portato alla rimozione dello speaker Kevin McCarthy. Inoltre, su Gaetz pendono indagini da parte dello stesso Dipartimento di Giustizia, una situazione che ha reso la sua nomina inopportuna. Secondo fonti vicine all’amministrazione, sarebbe stato lo stesso Trump a suggerire a Gaetz di ritirarsi.
Chi è Pam Bondi?
Pam Bondi vanta una lunga carriera politica e legale. Durante i suoi anni in Florida, si è distinta per la lotta al traffico di droga e ha assunto posizioni controverse, opponendosi al matrimonio tra persone dello stesso sesso e alla legalizzazione della marijuana per uso terapeutico. Bondi è stata anche un membro della Commissione contro gli oppioidi durante il primo mandato di Trump, sostenendo misure severe contro la crisi delle dipendenze. Dal 2019, Bondi ha lavorato come lobbista per Ballard Partners, una società con legami diretti con Trump, e ha partecipato a diverse battaglie legali nei cosiddetti swing states durante le ultime elezioni presidenziali.
Un legame stretto con Trump
La nomina di Bondi è strettamente legata alla fiducia personale che Trump ripone in lei. Annunciando la sua scelta, Trump ha dichiarato sui social: «A lungo il Dipartimento di Giustizia è stato usato contro di me e altri repubblicani», sottolineando come Bondi rappresenti una figura fidata per guidare una struttura spesso accusata di parzialità. Il passato di Bondi, però, non è privo di ombre. Nel 2013, la Trump Foundation aveva donato 25.000 dollari alla sua campagna elettorale come procuratrice generale, sollevando sospetti di un possibile scambio di favori legato a un’indagine sulla Trump University. Accuse che Bondi ha sempre negato con forza.
Le reazioni
La nomina di Bondi ha già suscitato reazioni contrastanti. Da un lato, i sostenitori di Trump vedono nella scelta una mossa strategica per rafforzare il controllo repubblicano sul sistema giudiziario. Dall’altro, i critici sottolineano il rischio di un conflitto d’interessi, viste le vicinanze personali e professionali con l'ex presidente. Con Bondi al timone del Dipartimento di Giustizia, si prospetta un periodo di profondi cambiamenti e potenziali scontri istituzionali.