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Aliquote Irpef 2025: chi pagherà più tasse? I numeri e la spiegazione della riforma


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Tutte le novità sulle aliquote Irpef

L’Ufficio parlamentare di bilancio analizza le difficoltà della manovra: tutto quello che c’è da sapere

25 novembre 2024
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La manovra fiscale per il 2025 del governo Meloni punta su due interventi centrali: la riforma strutturale dell’Irpef a tre aliquote e il taglio del cuneo fiscale. Insieme, queste misure rappresentano un investimento annuale di 18 miliardi di euro, descritto dall’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) come uno degli interventi più costosi nella storia del sistema fiscale italiano. Tuttavia, le modalità con cui queste norme sono state scritte stanno sollevando dubbi e complicazioni significative.

La riforma Irpef: le aliquote

La nuova Irpef dovrebbe prevedere:

- 23% per redditi fino a 28.000 euro,

- 35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro,

- 43% per redditi superiori a 50.000 euro.

Sebbene Forza Italia abbia proposto di abbassare l’aliquota centrale al 33%, sembra improbabile che tale modifica venga approvata. Tuttavia, secondo l’Upb, nonostante la riduzione apparente delle aliquote legali, quelle effettive saranno ben sette, con un’aliquota reale che per i redditi tra 32.000 e 40.000 euro potrebbe raggiungere addirittura il 56%. Questo è il risultato di detrazioni decrescenti che, nella pratica, aumentano il carico fiscale per questa fascia di reddito.

Il nuovo taglio del cuneo fiscale

La modifica del taglio del cuneo fiscale introduce due approcci distinti:

  • Fino a 20.000 euro di reddito, i dipendenti riceveranno un bonus esentasse in busta paga.
  • Tra 20.000 e 40.000 euro, sarà invece applicata una detrazione fiscale.

Il bonus per i redditi più bassi dovrebbe interessare circa 9 milioni di lavoratori, con un beneficio medio di 490 euro. Per chi guadagna tra 32.000 e 40.000 euro, invece, la detrazione fissa da 1.000 euro diminuisce rapidamente fino a scomparire, determinando un’Irpef effettiva più alta rispetto al sistema precedente.

Effetti e criticità

Secondo l’Upb, il sistema presenta diverse criticità:

  • L’aumento del numero di aliquote effettive, che rende il sistema meno chiaro e trasparente.
  • La difficoltà per i contribuenti nel calcolare con precisione l’imposta da pagare o il beneficio da ricevere.
  • Il rischio di aumento della complessità del prelievo fiscale, con effetti negativi sulla percezione della riforma stessa.

Nonostante questi problemi, l’Upb riconosce che nel complesso la riforma migliora la progressività del sistema fiscale, garantendo una maggiore equità redistributiva.

Un equilibrio ancora da trovare

La manovra fiscale per il 2025, con la riduzione delle aliquote Irpef e il nuovo taglio del cuneo, rappresenta un intervento ambizioso ma non privo di complessità. Le criticità segnalate evidenziano la necessità di un’ulteriore riflessione sul sistema per garantire maggiore trasparenza e coerenza. Per ora, resta l’incognita di un’aliquota del 56% che pesa soprattutto sui redditi medi, creando potenziali squilibri in una fascia di contribuenti già sotto pressione.

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