Il Tirreno

Il dibattito

Tumori, la virologa Halassy si inietta due virus per curarsi. Bassetti: «È l’esatto contrario della medicina»


	Matteo Bassetti
Matteo Bassetti

L’esperta si è curata un tumore al seno utilizzando una tecnica da lei messa a punto e basata su due patogeni da lei stessa coltivati

13 novembre 2024
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«Per decenni l'auto-esperimento è stato giustificato con l'imperativo di “non fare mai agli altri quello che non faresti a te”. Ma era quasi sempre una scusa. La verità è che molti auto-esperimenti sono stati fatti per comodità. Più recentemente c'è stata una rivoluzione in medicina. Si è cominciato a fare statistica, ad applicare metodi, sono arrivati i dati e i computer ma soprattutto è cambiata la mentalità, che è oggi più etica e meno spregiudicata. È anche per questo che credo l'epoca degli auto-esperimenti dovrebbe già essere finita». Così su X l'infettivologo Matteo Bassetti interviene sul caso della virologa di Zagabria Beata Halassy, malata di cancro, che ha messo a punto una tecnica basata su due virus da lei stessa coltivati in laboratorio.

La virologa Beata Halassy «ha trattato con successo il proprio cancro al seno iniettando nel tumore virus su cui stava lavorando in laboratorio. Si tratta di un caso di auto-sperimentazione che ha sollevato forti dubbi dal punto di vista etico - ricorda - Halassy ha utilizzato due virus in successione: prima un virus del morbillo, poi un virus della stomatite vescicolare (Vsv), patogeni in grado di infettare il tipo di cellula da cui è nato il suo tumore e già utilizzati in studi sulla viroterapia oncolitica. Halassy ha portato avanti la terapia per due mesi sotto il monitoraggio di un team di oncologi. Durante il trattamento il tumore si è ridotto di dimensioni facilitandone la rimozione chirurgica. Il tutto, in assenza di significativi effetti collaterali». «La vicenda ha aperto un importante dibattito. Storicamente ci sono stati medici e scienziati che hanno praticato l'autosperimentazione come Evan O'Neill Kane, che si estrae da solo un'appendice per dimostrare la praticità dell'anestesia locale, e Gianni Pauletta, morto di shock anafilattico a 34 anni dopo aver testato su di sé un antibiotico. L'auto-esperimento è oggi il trionfo dell'aneddotica ovvero l'esatto contrario della medicina dell'evidenza», conclude.

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