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Il Vaticano

Il concistoro del Papa in carrozzina apre la partita del dopo-Bergoglio

Mauro Zucchelli
Il concistoro del Papa in carrozzina apre la partita del dopo-Bergoglio

Gli acciacchi del Pontefice alimentano il pressing dei conservatori per le dimissioni. Ecco 21 nuovi cardinali, di cui 15 nel conclave che deciderà l’elezione del successore

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Oggi è una data che papa Francesco avrà scritto in rosso sul calendario. Anzi, in porpora: il colore delle vesti dei 21 nuovi cardinali che il Pontefice ha già indicato dalla fine della primavera.

I 21 cardinali oggi vivranno con il concistoro l’ufficializzazione della nomina (uno in realtà ha rinunciato) . Non stiamo parlando solo dei “colonnelli” che circondano più da vicino il pontefice: sono gli ecclesiastici che entreranno in conclave e dunque decideranno chi sarà il successore del papa attuale. Questo vale per 16 neo-porporati al debutto oggi, gli altri sono ultraottantenni e perciò non parteciperanno all’elezione del futuro pontefice.

Il concistoro di oggi è importante anche perché nelle ultime settimane c’è una novità all’ombra del Cupolone di San Pietro. Papa Francesco ora si muove in carrozzella: serve a rimediare le difficoltà del Papa a camminare perché, dopo i problemi con l’anestesia dell’intervento chirurgico precedente, non ne vuol sapere. Dovremo abituarci a vederlo così. Ma questo ha trasformato radicalmente l’approccio del sistema informativo: gli occhi sono puntati sempre e comunque sullo stato di salute di Bergoglio, che prendono tutta la scena e finiscono per ridurre il messaggio a quanto manca alle dimissioni di papa Francesco e cosa può significare avere non uno bensì due pontefici in vita mentre ce n’è un altro ad affacciarsi dal Palazzo apostolico.

È la strategia del pressing del fronte conservatore anti-Bergoglio: qualunque cosa possa dire sarà sovrastato dalle notizie sui suoi acciacchi, lo si è visto anche durante l’ultimo viaggio in Canada. E di acciacco in acciacco non c’è una lunga attesa dell’uscita di scena: qualcosa di simile a quel che accade con Karol Wojtyla, solo che negli ultimi due anni era in condizioni davvero difficilissime fino alla lunga agonia pubblica (con il Parkinson che aveva iniziato a torturarlo già 14 anni prima) .

Bergoglio lo sa e se non si fa illusioni che d’ora in poi il suo messaggio sarà reso afono, l’attenzione la sta ponendo non tanto a cosa accadrà a lui (di sé ha detto che le dimissioni non sono un tabù ma non è intenzionato a mollare) quanto a quel che avverrà nel conclave dopo di lui. Se il fronte conservatore, che tante sponde ha trovato anche nel trumpismo e nella destra americana di Steve Bannon, punta a trasformarne il pontificato in una parentesi della storia, ecco che Bergoglio mette i paletti per garantire alla Chiesa una stagione di rinnovamento nel solco che lui ha tracciato. Come? Non c’è un “partito” bergogliano in Vaticano ma è certo che papa Francesco, con il concistoro di oggi, avrà nominato ben 121 cardinali, 95 dei quali con requisiti di voto (fra i venti che “scadranno” come elettori entro 18 mesi solo cinque li ha nominati Bergoglio).

Con i nuovi cardinali il collegio arriverà 229, fra loro 132 elettori attualmente viventi: 11 li ha creati Giovanni Paolo II, 38 Benedetto XVI e 83 Francesco.

Difficile etichettarli tutti come filo-Bergoglio di stretta osservanza (l’attuale pontefice talvolta non è stato felicissimo nelle scelte delle persone di fiducia), ma di sicuro non saranno ostili all’idea di Chiesa targata papa Francesco.

In questi nove anni di pontificato Bergoglio ha creato 95 cardinali in età valida per entrare in conclave (al momento della nomina) ma Ratzinger ne ha creati 73 con l’età “elettorale” in otto anni e Wojtyla 210 in 27 anni, papa Paolo VI 145 in 15 anni e papa Giovanni XXIII 52 in cinque anni. Come si vede, Francesco è in linea con lo standard di 10 nomine all’anno in grado di incidere sull’elezione del proprio successore. Ma è soprattutto l’identikit geopolitico a pesare: il papa “venuto dalla fine del mondo” continua ad allargare l’orizzonte della Chiesa. Ecco perché solo cinque italiani, e uno di loro è il nunzio in Mongolia, il più giovane di tutti. L’ha consacrato il cardinal Luis Antonio Gokim Tagle. Forse è solo un caso, forse no: segnatevi il nome di questo prelato filippino di Manila, radici cinesi dal lato materno. Papa Francesco ne ha fatto il punto di riferimento per “l’evangelizzazione dei popoli lontani” e il numero uno di Caritas Internationalis: è un Bergoglio che con l’energia di un sessantenne potrebbe far uscire la Chiesa nel mare aperto di una internalizzazione spinta. Dall’altro capo del mondo ma non più nell’America Latina di tradizione cattolica bensì nell’Oriente del secolo futuro che è già iniziato: spostando il baricentro del mappamondo lontano dall’Europa, verso il Pacifico. l

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