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Capalbio, la lotta per salvare la tartaruga Totta dall'amo


	La tartaruga Totta e l'amo che aveva ingerito
La tartaruga Totta e l'amo che aveva ingerito

La piccola è stata subito soccorsa, ma le sue condizioni restano critiche

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CAPALBIO. Un grosso amo in bocca e una lunga lenza che uscivano dalla sua cloaca. È stata trovata, nel pomeriggio di giovedì, una tartaruga marina. Era spiaggiata a Macchiatonda. «La fine di gennaio – dice al Tirreno Luana Papetti, responsabile scientifica del centro di recupero tartarughe marine – ha portato purtroppo con sé una nuova ospite per il nostro centro recupero: una tartaruga spiaggiata nella zona di Macchiatonda. È stata avvistata nel pomeriggio da un cittadino che ha subito fatto una segnalazione alla Capitaneria di Porto e la macchina del soccorso si è messa in moto. La Capitaneria ha immediatamente allertato TartAmare che ha chiesto l’appoggio di Wwf e dell’Oasi di Burano, visto che l’esemplare in difficoltà si trovava in un tratto di costa vicino alla stessa».

L'amo da palamito e la tartaruga

Papetti si è recata sul posto per capire meglio la situazione. «Ho notato – spiega – la presenza di una lunga porzione di lenza che fuoriusciva dalla cloaca dell’animale e di un grosso amo all’interno della bocca. L’animale è stato immediatamente trasportato alla clinica del dottor Andrea Guidoni, medico veterinario residente del centro recupero, per i dovuti accertamenti che hanno escluso la presenza di ulteriori corpi estranei. La tartaruga – dice Papetti – è stata sottoposta a un delicato intervento di estrazione del grosso amo presente nella cavità orale. Purtroppo non è possibile verificare la presenza di eventuali lesioni interne dovute al passaggio della lenza nell’apparato digerente; la tartaruga, pur mostrando una certa vitalità, resta in condizioni piuttosto critiche e dovrà essere monitorata attentamente per i prossimi giorni in modo da osservare l’evolversi del quadro clinico e capire se riuscirà a espellere autonomamente la lenza rimasta. L’amo estratto, di notevoli dimensioni, risulta essere un amo da palamito, tecnica molto utilizzata principalmente per la pesca di palamite, tonni e pesci spada. Si tratta di una tecnica piuttosto selettiva, ma che purtroppo comporta anche catture accidentali di cetacei e tartarughe. Altre volte, nella stessa zona – continua la responsabile scientifica del centro – avevamo recuperato tartarughe che avevano ingerito lo stesso tipo di amo e che, purtroppo, spesso non sono sopravvissute. Ci auguriamo che per la nostra nuova arrivata, che è stata chiamata “Totta”, la vicenda si concluda con un lieto fine; nel frattempo continuiamo a fare il possibile, grazie a tutti i nostri volontari, per monitorarla e speriamo di poter dare buone notizie nei prossimi giorni».

L'appelo a non abbandonare rifiuti

Papetti ricorda poi l’importanza di non abbandonare rifiuti di alcun tipo in mare, in particolare se attrezzi da pesca che impattano in maniera importante sulla sopravvivenza di queste specie.

«Ringraziamo infinitamente il signor Doganieri per aver segnalato la presenza della tartaruga in difficoltà e il Wwf per il supporto fornito nelle operazioni di recupero dell’esemplare. Un sentito ringraziamento va, inoltre, alla Capitaneria di Porto di Porto Santo Stefano e ad Arpat – conclude Papetti – per il coordinamento dei centri recupero in Toscana. Ricordiamo che, in caso di avvistamento di tartarughe marine in difficoltà, è importante segnalare tempestivamente alla capitaneria di Porto, tramite il numero 1530, e limitarsi a monitorare l’animale fino all’arrivo del personale autorizzato, senza prendere iniziative di alcun tipo».l


 

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