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Arte Olio, raccolta verso 10mila quintali: la storia dell’azienda che ha puntato sulla coltivazione superintensiva

di Massimiliano Frascino
Una macchina agricola di Arte Olio per la coltivazione superintensiva
Una macchina agricola di Arte Olio per la coltivazione superintensiva

Grosseto, la società conta di moltiplicare la produzione di otto o nove volte fra il 2026 e il 2027

28 novembre 2024
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GROSSETO. La grande distesa verde argentata di olivi intensivi che copre 700 ettari di superficie a nord di Grosseto, nelle campagne di Braccagni, Castiglione della Pescaia, Roccastrada e Gavorrano, comincia a produrre olio in quantità significative.

Secondo le stime di massima della società Arte Olio amministrata dal manager Riccardo Schiatti, alla conclusione della campagna olearia entro il prossimo dicembre saranno circa 10mila i quintali di olive raccolte: «Dopo le piccole quantità franti lo scorso anno per effettuare i primi test sul nostro olio Evo Italiano “Prezioso” questa è la prima vera campagna olearia che affrontiamo, anche se le piante produttive sono solo una parte di quelle che sono state piantate. Siamo partiti con qualche giorno di ritardo rispetto a chi ha avviato la raccolta a inizio ottobre, per consentire ai frutti di maturare bene sulla pianta. In linea con quanto ci risulta stia avvenendo un po’ per tutti, il prodotto è piuttosto abbondante e la qualità è discreta, con una resa di olio per quintale di olive lavorate che varia tra il 9 e il 12% a seconda delle varietà».

La Arte Olio, che ha come partner finanziario la Verteq Capital, che riunisce un gruppo nutrito di investitori italiani, ha fatto le cose in grande investendo dal 2020 ad oggi poco più di 40 milioni di euro, piantando olivi intensivi su 700 ettari di terreni di proprietà e presi in affitto. Nell’area produttiva nel Comune di Roccastrada in prossimità del Madonnino, inoltre, ha realizzato ex novo un grande frantoio con impianto di imbottigliamento investendo circa 10 milioni di euro, con attualmente due linee di spremitura in produzione e la previsione di installarne una terza una volta che i terreni saranno tutti produttivi.

«Le cultivar che abbiamo utilizzato in modo prevalente – aggiunge Schiatti – sono quelle tipiche delle colture intensive spagnole, Arbosana e Arbequina, con quantità significative di Lecciana (ottenuta incrociando Leccino e Arbosana) e Maurino-Vittoria, oltre a piccoli campi sperimentali con altre varietà. Il nostro “Prezioso” non è un Igp ma viene imbottigliato come olio Evo Italiano. Si tratta di un blend composto dalle diverse cultivar che vengono raccolte e lavorate separatamente, quindi filtrate e, in base ai risultati ottenuti, miscelate fra loro. Coltivazione, lavorazione, imbottigliamento e commercializzazione sono tutte fasi gestite in house, senza ricorrere ad acquisto di olive da terzi. Il prodotto è al palato un olio fruttato medio che verrà integralmente destinato all’export attraverso i canali della grande distribuzione organizzata. Le prime consegne sono previste negli Stati Uniti e nel medio ed Estremo Oriente, in particolare Giappone, Corea del Sud, Singapore e Taiwan. Alcuni accordi di fornitura sono già stati sottoscritti, su altri stiamo invece lavorando. Per preparare il terreno abbiamo partecipato alle fiere internazionali dell’agroalimentare come Gal Food di Dubai, Food&Hotel Asia di Singapore, Summer Fancy food di New York, Cibus di Parma e Anuga Francoforte. L’olio extravergine di oliva italiano è un prodotto molto richiesto, ed abbiamo avuto buoni riscontri sulla nostra proposta».

C’è molta attesa in provincia di Grosseto per capire nel medio periodo come evolverà la coltivazione superintensiva dell’olivo, che alcuni vedono come alternativa e in competizione con i sesti d’impianto tradizionali. Mentre altri considerano complementari le due tecniche di coltivazione, con le annesse varianti intermedie intensive. Soprattutto se rimarranno distinti i canali di commercializzazione attraverso l’olio Evo Igp Toscano e quello Evo Italiano. Di sicuro c’è che le colture superintensive sono enormemente più produttive in termini di quantità di olive: un ettaro ad altissima densità di piante (fino a 3mila 600), infatti, è in grado di produrre da 100 a 150 quintali di olive, naturalmente a seconda della cultivar utilizzata e dell’andamento climatico.

«Arte Olio – conclude infine il suo ragionamento Schiatti – conta di avere tutte le proprie superfici a pieno regime fra il 2026 e il 2027, con una produzione media ipotizzata di 80-90.000 quintali di olive all’anno. Naturalmente tenendo conto della variabilità delle rese a seconda dell’andamento della stagione, e contando su un sistema di gestione agronomica rodata attraverso l’irrigazione a goccia che utilizza il minimo di acqua indispensabile».

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