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Ristoranti e false recensioni negative: gli esempi e come i locali toscani provano a contrastarli

di Maurizio Caldarelli
Ristoranti e false recensioni negative: gli esempi e come i locali toscani provano a contrastarli

Le storie tra “attesa di due ore” e “abbiamo mangiato solo peperoncino”

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GROSSETO. «Almeno il 30% dei ristoranti subisce recensioni negative sul web e nella maggior parte si tratta di diffamazioni on line». Partendo da questi numeri, Confcommercio e la Federazione dei pubblici esercizi ricordano agli operatori della ristorazione che esiste un modo per combattere questi comportamenti scorretti, ossia lo “Sportello sos recensioni”.

«È un problema serio, che rischia di danneggiare il nostro lavoro e screditare il locale – racconta un ristoratore di Grosseto –. Due anni ho ricevuto una telefonata di una cliente che sosteneva, in maniera poco chiara, di essere stata da noi a mangiare e che tre commensali si erano sentiti male. Per recuperare l’infortunio, dovevamo offrire una cena a una tavolata più numerosa, altrimenti avrebbe fatto una recensione negativa. Io la feci parlare, registrai la telefonata e chiamai l’avvocato. L’abbiamo denunciata per tentativo di estorsione e adesso siamo in attesa degli sviluppi».

Ma l’episodio più doloroso per il nostro interlocutore è stato un messaggio sul web: «Hanno scritto di aver mangiato dei prodotti, che non avevamo nemmeno sulla carta, e hanno sparato a zero, insinuando che mancavano qualcosa nella grigliata, che avevano aspettato due ore. Ricordo che quel tavolo aveva prenotato alle 20 e arrivò alle 21,15 e fecero una comanda difficile: in sette persone presero quattordici piatti diversi. Fortunatamente non ci furono altre persone che andarono dietro a chi postò la recensione, anche perché risposi in maniera molto tranquilla, confortato dagli amici su Facebook, che mi inviarono messaggi di stima. Una recensione negativa, a ridosso di Ferragosto, che ci portammo dietro per una decina di giorni, perdendo un 30% dei potenziali clienti. Noi titolari di ristorante tendiamo a essere morbidi in caso di lamentele, ma insieme a un ex direttore della Guida Michelin, una persona autorevole del settore, cerco di combattere queste recensioni, fatte spesso a sommo studio per favorire un locale rispetto ad un altro».

Lo chef grossetano è consapevole dei rischi che corre: «La gente guarda queste recensioni. Facendo mille coperti a settimana, può capitare di rendersi conto di non essere stato bravo in quel momento. In questi casi cerchi di recuperare trattandolo bene al momento di pagare, ma è in agguato il cliente subdolo che spara una recensione in rete. La maggiore notorietà derivante dai programmi televisivi sulla cucina ci porta a essere nel mirino, perché il cliente s’improvvisa chef. Ho risolto questi episodi con educazione e con la pazienza, ma 3-4 recensioni negative ad agosto ti possono mettere ko».

Uno chef del Golfo racconta un altro recente episodio, che si è concluso con una recensione non veritiera sul web, che gli ha provocato tanta amarezza, anche se non ha condizionato il suo lavoro. «Confesso che, anche per pigrizia, non guardo mai le recensioni – sottolinea il ristoratore follonichese – ma posso raccontare di una completamente falsa nella quale ci siamo imbattuti. Abbiamo fatto una cena-compleanno con una trentina di persone, alcuni clienti abituali della zona, altre persone esterne. Premesso che sono arrivati alle 21,40, mentre li aspettavamo alle 19,30 e la cliente si è permessa di scrivere che ha dovuto aspettare. Avevamo concordato antipasti e due mezzi primi, bevande e caffè. Nei giorni successi una cliente del gruppo ha scritto una recensione bruttissima, sostenendo che sono stati costretti ad andare a mangiare da un’altra parte e che avevamo messo il peperoncino da me e che non portavamo l’acqua».

Il ristoratore sottolinea con amarezza che «se qualcuno viene da me e mi dice di portare qualcos’altro, siamo sempre disponibili, stiamo sempre attenti a far star bene la gente, ne va della mia reputazione. La cliente che ha postato la recensione è arrivata a dire che consapevoli di aver fatto una brutta figura avevamo calato il prezzo da 35 a 30, quando in realtà erano stati pattuiti 30 euro e 30 sono rimasti. Che amarezza».


 

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