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Grosseto, Paola è la "precaria di ruolo" della scuola: «Faccio prima a raccontare in quali comuni non sono stata»

di Matteo Scardigli

	Paola Audino, insegnante precaria in provincia di Grosseto
Paola Audino, insegnante precaria in provincia di Grosseto

Allarme graduatorie e “candidati fantasma”, la scuola e chi ci lavora sono nel caos: la testimonianza

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GROSSETO. A un giro di sveglia dalla prima campanella dell’anno scolastico l’assegnazione di cattedre e incarichi, e non solo per il famigerato algoritmo, è ancora in alto mare.

A lanciare ancora una volta l’allarme è Alessandra Vegni, segretaria Flc Cgil, che in questa occasione punta il riflettore sulle «graduatorie con candidati fantasma»: un fenomeno sul quale è stato costretto a intervenire anche l’ufficio scolastico regionale, sotto l’assedio dell’esercito di precari a colpi di email e telefonate, chiedendo ancora pochi giorni fa di limitare l’invio di reclami.

Paola, professione "precaria di ruolo"

Prova a dipanare la matassa Paola Audino, che per il sindacato è referente dei docenti senza posto fisso; a sua volta precaria. «Precaria “di ruolo”», precisa (scherzando), e racconta: «Sono calabrese arrivata in Maremma nove anni fa per insegnare e da allora sono in cerca di un posto fisso. Quest’anno lavoro a Grosseto, ma faccio prima a elencare in quali dei 28 comuni della provincia non sono stata fino a oggi».

Due le premesse di Audino: «Di precari storici (si considerano da tre anni in su, ndr) siamo circa 150 in provincia, considerando tutte le classi di concorso. E sono una di quelli che, tra gli altri, ha fatto anche il concorso straordinario 2020 in piena pandemia (in inverno, con le finestre aperte e le dita blu dal freddo): l’unico concorso la cui graduatoria oggi non viene presa in considerazione nonostante sia stata espressamente menzionata nel decreto del governo».
Concorsi e graduatorie
Il primo aspetto da considerare è proprio questo: concorsi e graduatorie. In particolare gli ultimi procedimenti, legati ai fondi Pnrr: quello che ha intasato le graduatorie. «I classici concorsi ordinari o straordinari con cadenza più o meno biennale vengono ora affiancati da quelli finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, molto più semplici dei precedenti e poco selettivi: allo scritto di marzo mancava solo la domanda sul cavallo bianco di Napoleone», spiega Vegni, che poi aggiunge: «Molti esclusi si lamentano perché verificano la presenza di altre persone che avevano conseguito un punteggio inferiore».

Di qui le numerose correzioni operate dall’ufficio scolastico regionale e le conseguenti richieste di chiarimento. E il caos: «Chi oggi si vede in graduatoria e domani non si ritrova più non ha alcuna certezza di poter svolgere il suo lavoro. Vive con un miraggio di un posto di ruolo che appare e scompare nell’arco di due o tre giorni. Ci sono vincitori che si rifiutano di rinunciare all’eventuale supplenza da prima fascia Gps perché non si fidano delle nomine in ruolo, hanno paura che gli svaniscano di mano da un momento all’altro e di rimanere senza ruolo e senza supplenza».

Un problema che ricade sul secondo aspetto: quello ell’algoritmo, legato alla scelta della sede. «Nella domanda si chiede di indicare le destinazioni di preferenza, e normalmente si sceglie quella più vicina a casa propria. In questo clima di assoluta incertezza, però, anche molti che hanno già ottenuto il ruolo altrove scelgono di non togliersi dalla lista, e quando l’algoritmo confronta di nuovo il nome del candidato successivo con la località trova “occupato” e passa oltre, rimandando a un’altra sede; e magari il posto va all’“ultimo arrivato” in graduatoria», spiega Audino.

Stabilizzarsi? Un sogno impossibile

Una guerra fra poveri, in buona sostanza, che alimenta il sospetto verso il prossimo in graduatoria e non permette di stabilizzarsi; neanche nella vita privata. «Ogni concorso (più ne fai, più possibilità hai di entrare) comporta una spesa in termini di tempo e denaro; ogni assegnazione lontana da casa comporta una spesa di tempo e denaro. E senza una cattedra e con uno stipendio che tra un anno potrebbe non esserci più (o essere diverso, per chi prova anche a entrare nel sostegno) in molti sono tentati di rinunciare, per esempio, a mettere su famiglia», chiosa Audino.

Nel frattempo l’ufficio scolastico continua ad aggiornare le graduatorie. «Proprio nelle scorse ore ne hanno cambiata un’altra, per la seconda volta: italiano nelle scuole medie e negli istituti superiori diversi dai licei. Indice che di errori ce ne sono stati», conferma la precaria “di ruolo”.

E precaria, in questo senso, diventa anche l’istruzione di alunni e studenti: privati della continuità didattica che solo lo una docenza stabile può dare, anche loro subiscono le conseguenze di un sistema che certamente non favorisce la stabilità.
 

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