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Dai canoni al concordato, i Pescatori di Orbetello scoprono le carte

di Emilio Guariglia
Dai canoni al concordato, i Pescatori di Orbetello scoprono le carte

«Il lodo arbitrale ci dà ragione su tutti fronti, non dobbiamo soldi al Comune». Avviata la ristrutturazione societaria, ma la Procura chiede il fallimento

21 gennaio 2024
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ORBETELLO. Una bella storia che rischia la parola fine. “Una bella storia” è il titolo dell’articolo che la patinata rivista (“Concordia”) della Bcc Cantù dedica nel suo ultimo numero ai Pescatori di Orbetello: un’avventura cominciata ufficialmente nel 1946 con la fondazione della Cooperativa dei pescatori, ma che affonda le sue radici in tempi molto più remoti, in una comunità che per secoli ha vissuto (anche) intorno all’uso civico – cioè collettivo – del pescato in laguna. Incardinata su una scommessa pionieristica (coniugare lo sfruttamento “industriale” con la tutela dell’ambiente e delle tradizioni), da molti anni la sfida dei Pescatori di Orbetello fa parlare di sé il mondo intero come modello realizzato di sostenibilità.

La Procura chiede il fallimento

Ora però questo patrimonio potrebbe scomparire, o comunque precipitare in un “fermo” dalle prospettive incertissime: il 30 gennaio davanti al giudice del Tribunale di Grosseto si discuterà la richiesta avanzata dalla Procura della Repubblica, sulla base di un’informativa della guardia di finanza, di avvio della procedura fallimentare per le due società – Cooperativa La Peschereccia e Orbetello Pesca Lagunare – che hanno costruito e gestito questo modello.

La notizia choc – definendola «una tempesta di quelle nere» – l’ha data ieri mattina l’avvocato Francesco Amerini, uno dei legali delle due società, durante un incontro pubblico al centro degustazione dei Pescatori voluto dal presidente di Opl, Pier Luigi Piro, per avviare una «operazione trasparenza» (così la definisce lui) sul caso Pescatori: una vicenda fatta di contenziosi che si trascinano silenziosi da anni e che negli ultimi mesi è esplosa all’evidenza pubblica, in un vortice di cifre milionarie, atti giudiziari, reciproche accuse e polemiche che hanno contrapposto l’amministrazione comunale di Orbetello al gestore. La discussione di ieri avrebbe dovuto incentrarsi in particolare su due punti: fare chiarezza sull’esito del lodo arbitrale che doveva definire se la Orbetello Pesca Lagunare deve una gran quantità di soldi al Comune per canoni fissi non versati negli anni, oppure no; e poi spiegare ragioni e modalità del concordato preventivo in continuità aziendale proposto il 26 ottobre scorso dalla stessa società ai creditori e depositato in Tribunale. Argomenti ampiamente trattati dai due legali-relatori (con Amerini, il professor Enzo Canizzaro), ma in qualche modo quasi “scavalcati” dalla novità della richiesta della Procura: tanto il lodo arbitrale che il concordato potrebbero orientare il rilancio dei Pescatori, ma le società dei Pescatori sono a rischio.

Il lodo arbitrale: canoni non dovuti

Il professor Cannizzaro, per la prima volta, ha reso pubblico l’esito del lodo arbitrale, concluso già nel 2021. Il lodo fu richiesto dal Comune di Orbetello nel 2019, quando – in extremis – fu rinnovata la concessione alla Orbetello Pesca (in scadenza) fino al 2029. Sul tavolo c’era, aperta, la questione dei canoni concessori arretrati non pagati da Opl al Comune, per circa 789mila euro; secondo Opl, soldi non dovuti in virtù della convenzione stipulata nel 2009 con il Comune, che prevede riduzione o azzeramento del canone in seguito a eventi catastrofici in danno all’attività: dall’alluvione del 2012, fino al recentissimo granchio blu passando per la disastrosa anossia del 2015, per Opl molto più di quanto basta per non pagare. Per l’amministrazione del sindaco Andrea Casamenti, invece, no. Il Comune, forse anche per non assumersi la responsabilità di decisioni suscettibili di rilievi contabili, volle perciò il lodo, rifiutando peraltro la transazione proposta da Opl: 250mila euro e chiusa lì. Si preferì insomma rinnovare la convenzione, affidando la gestione della controversia sui canoni agli arbitri.

«Il compito del collegio arbitrale – spiega Cannizzaro – era interpretare l’articolo 14 della convenzione per verificare se Opl avesse titolo a non versare i canoni, in ragione degli eventi catastrofici, tutti peraltro riconosciuti via via come tali da Stato, Regione e dallo stesso Comune. È stato un arbitrato lungo e vero, affidato a tre giuristi di alto livello. E alla fine ha dato ragione a Opl su tutti i punti. I danni da catastrofi, negati dal Comune, sono stati accertati e in misura molto superiore a quella del presunto debito di Opl. Al punto che il collegio non solo ha stabilito che Opl nulla deve al Comune per il pregresso, ma nulla dovrebbe anche per i dieci anni a venire, quelli della concessione rinnovata al 2029».

Il caso fideiussioni

La decisione è del 2021 e, come legge prevede in caso di lodo, immediatamente esecutiva. Opl chiede dunque lo svincolo delle fideiussioni rilasciate a garanzia del presunto credito, 800mila euro bloccati in banca, puro ossigeno per presente e futuro della società. Ma il Comune si oppone. «Un lodo arbitrale – spiega ancora Cannizzaro – non è impugnabile. Lo si può impugnare solo davanti alla Corte di appello e per pochissimi estremi motivi. Il Comune lo ha impugnato, chiedendone la sospensione cautelare: per ora la corte ha rigettato la sospensione, non riconoscendo i due elementi fondamentali per l’accoglimento, ovverosia plausibilità e pregiudizio irreparabile. In particolare la non plausibilità ci fa ben sperare nel giudizio finale. Intanto però, nonostante il lodo non sia sospeso, il Comune ha proseguito nel suo no allo svincolo delle fideiussioni: una condotta a nostro giudizio irresponsabile, forse un danno e speriamo non irreparabile».

L’ingiunzione

Il Comune ha aperto poi un’altra partita: l’ingiunzione esecutiva per 3 milioni e mezzo di euro, richiesti a Opl, sul finire del 2023, come saldo di canoni variabili (quelli cioè legati agli utili realizzati) mai versati. «Ci siamo opposti per una serie di motivi», spiega Cannizzaro, elencandoli uno per uno. «Considero questa ingiunzione un po’ spericolata. Il 6 febbraio avremo l’udienza per la sospensione della sua esecutività, ma intanto ho già elaborato una proposta di transazione. Perché, come ho sempre detto, è meglio una buona transazione che la guerra infinita. La pace, però, si fa in due. Stando così le cose in ogni caso nel 2029 la concessione della laguna andrà all’asta come impone la Bolkestein. L’alternativa, oggi, è un bando europeo. E forse sarebbe interesse di tutti cominciare a studiare ora forme di affidamento che eliminino il concetto di concessione».

Il concordato preventivo

L’avvocato Amerini racconta invece la partita del concordato preventivo in continuità, «una strada buona e giusta», assicura. «Si arriva a questo punto a causa degli eventi calamitosi che hanno lasciato il segno. Orbetello Pesca Lagunare racconta ai creditori i problemi legati a questi disastri. Nel frattempo, le due società hanno avviato un percorso virtuoso di ristrutturazione. Opl ora gode di buona salute e da qui a cinque anni avrà concluso il ristoro dei creditori. Al Tribunale non presentiamo un libro dei sogni, anzi. Abbiamo messo qualcosa in più: se Opl dovesse performare in maniera migliore del previsto, per esempio qualora arrivasse lo svincolo delle fideiussioni e la conferma del lodo arbitrale sui canoni, ai creditori offriamo un plus in aggiunta alla percentuale di ristoro garantita». Amerini assicura che fin qui la risposta dei creditori è stata «di piena fiducia», ma non nasconde la preoccupazione per quel che accadrà il 30 gennaio. «Orbetello Pesca si opporrà alla richiesta avanzata dalla Procura dimostrando di non essere insolvente. E ovviamente impugnerà eventuali decisioni avverse».

È chiaro, insomma, che sui mille fronti aperti la battaglia sarà ancora aspra e lunga. Ma appare altrettanto certo che, vada come vada, il 2024 sarà un anno cruciale. L’anno che dirà se la “bella storia” dei Pescatori di Orbetello è alla parola “fine” o solo all’inizio di un nuovo capitolo.  

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